Albania, in viaggio con Angelo - 5


Ieri ho accompagnato in aeroporto Marcella Ioele (seconda da destra nella foto), co-responsabile del Movimento dei Focolari in Albania. Marcella torna in Italia per un paio di settimane che passerà in famiglia.

In un traffico un po’ caotico per chi come me è abituato a quello più ordinato di Brescia – ed il lunedì mattina ancora più intenso per il rientro al lavoro – Marcella mi ha raccontato un po’ di sé, mentre mi indicava la strada da percorrere fra i bei palazzi del centro ed i quartieri degradati delle periferie in cui mi conduce per cercare di aggirare alcuni ingorghi nelle vie principali.


Con il cuore nel mondo

Marcella è originaria della Calabria, ed è una fisioterapista, attività professionale che svolge anche qui in Albania. E' arrivata a Tirana nel 2015 dopo aver vissuto per un lungo periodo nel Focolare di Bologna. Mi dice anche di un’esperienza per lei significativa, quella del Focolare temporaneo a Tlemcen, in Algeri, cuore di una comunità di musulmani che vive la spiritualità nata dal Carisma dell'Unità di Chiara Lubich.


Calabria e Albania hanno importanti vincoli storico-culturali. Le tue origini ti hanno aiutato ad inserirti in questo contesto sociale?

Si per certi versi la vita qui mi ricorda l’esperienza vissuta in gioventù in Calabria, ho ritrovato tanti tratti in comune anche con il carattere degli albanesi aperto accogliente verso gli stranieri e mi sono trovata in sintonia su un’accoglienza reciproca.

Nella cultura albanese il ruolo della donna è fondamentale nella vita della famiglia, come il ruolo maschile Nel momento in cui si sposa le priorità per una donna sono sempre quelle della famiglia E’ un cammino che la donna sta percorrendo per avere gli spazi di autonomia per poter anche realizzare le proprie aspirazioni personali … Ci sono dei processi in corso di maggiore corresponsabilità con maggiori possibilità per la donna di poter percorrere esperienze di fede personali, sempre comunque subordinate alle esigenze familiari.


Si avverte ancora l'eredità di mezzo secolo di ateismo di Stato?

Per la Chiesa, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, l'Albania  è terra di missione: 5 secoli di dominazione ottomana e i 50 anni di comunismo hanno inciso nel profondo il tessuto sociale. Arrivando in Albania mi è stato molto utile partecipare agli incontri di formazione dei religiosi e religiose  Oggi anche il Movimento vive le stesse sfide che la  Chiesa sta vivendo. E’ necessario un “nuovo annuncio” e la formazione delle nuove generazioni.

Anche i Cattolici che sono rimasti fedeli in tutto questo tempo devono aprirsi ad un cristianesimo in dialogo così come fortemente voluto dal Concilio Vaticano II.

Molte delle iniziative del Movimento sono rivolte proprio ai giovani, bambini e ragazzi. Così anche alle tante famiglie giovani con il desiderio di raggiungere quelle più lontane da Tirana che sono più in difficoltà con gli spostamenti.


Quali sono i problemi maggiori che vedi nella situazione che è chiamata a vivere oggi l’ Albania?

Il pessimismo, la mancanza di fiducia nelle Istituzioni, sulla possibilità di veder rispettati i propri diritti, la povertà, la ripartizione insufficiente delle risorse a favore dei servizi socio-sanitari per la tutela dei più deboli. Sono questi contrasti fra la ricchezza legata a investimenti commerciali ed una povertà fatta di famiglie senza un lavoro fisso e con una debolezza dello Stato di tutelare la salute pubblica specie per le persone più svantaggiate.

E’ ovvio che sarà sempre più importante il contributo che i cristiani albanesi – specie i più maturi – per integrare la cultura albanese ricca di tanti valori positivi come l’accoglienza, la famiglia, con le esigenze del vangelo.


Fin qui l'intervista a Marcella, una chiacchierata con tanti spunti di riflessione sui quali mi riprometto di tornare. Intanto anche il mio viaggio in Albania si avvia a conclusione. E' tempo di riordinare appunti e pensieri che condividerò nella prossima pagina di diario.

Angelo Bricca