Albania, in viaggio con Angelo - 4



Oggi con Claudio abbiamo in programma un viaggio nel Nord dell'Albania. Partecipiamo alla messa delle 7 e poi, prima di partire, andiamo in cerca di qualche negozio dove comprare piccoli doni per bambini: un pupazzetto, un libro di fiabe, qualche dolce. L’ospitalità è sacra in Albania e quando si fa visita ad una famiglia si arriva sempre con qualche dono. Di famiglie Claudio ha in programma di visitarne diverse in questo viaggio, uno dei tanti che il Focolare, sia quello maschile che quello femminile, programma ogni mese per essere vicino alle comunità più lontane.


Prima tappa Scutari. Siamo al confine tra l’Albania e il Montenegro. Scutari è una delle più antiche città dell’Europa, da sempre uno dei centri culturali più importanti del Paese: viene considerata “la culla della cultura albanese”.

Il traffico è da bollino rosso e arriviamo alla periferia della città quando è ormai quasi ora di pranzo. Visitiamo il Santuario della Madonna del Buon Consiglio, ai piedi dell'altura su cui sorge la  Fortezza di Rozafat. Qui nel 1943, l’arcivescovo di Durazzo, mons. Prennushi, vedendo il comunismo alle porte, volle consacrare la nazione al Cuore Immacolato di Maria. Il Santuario venne poi distrutto; la chiesa è stata ricostruita nel 1990


Mi colpisce un grande quadro dove è raffigurata Maria e il volto di 38 Martiri. Visitiamo poi il museo che vuole ricordare le vittime del comunismo: è possibile vedere il carcere dove sono stati imprigionati e uccisi molti oppositori del regime o semplicemente persone denunciate da qualcuno per semplici sospetti, o per reati di opinione.


Siamo invitati a pranzo da Alfred Koço-baschi, membro del Movimento dei Focolari, che con i suoi genitori è un testimone e attore della diffusione dell'Ideale in questa città. Alfred ci accoglie con tutta la famiglia ed è felice di raccontarci la sua storia.

Scappò da Scutari nel gennaio 1991, a nuoto, per entrare nel Montenegro. Da lì ha raggiunse la Jugoslavia, che però non ne voleva sapere di fuggitivi albanesi. Finì in prigione dove già erano reclusi più di 300 suoi connazionali. Vi rimase per più di 6 mesi. In modo provvidenziale riusci ad uscire - i tempi stavano pian piano cambiando - ed venne accolto come rifugiato politico in Canada dove entrò  in contatto con un sacerdote del Movimento, don Siro Lunardon, che conosceva l’Ideale e l’Albania. Strinse con lui con cui una profonda amicizia. Per quattro anni venne oispitato in una Casetta Gen sperimentando la “profezia del mondo unito” un’ideale di fraternità che, mi confida, non sempre il mondo è in grado di capire e noi di concretizzare perché è troppo alto: è il sogno dell’umanità.

Lavorò in varie città del Canada fino a quando, dopo la caduta del regime, decise di tornare in Albania insieme a don Siro per stare vicino al suo popolo: insieme hanno contribuito alla nascita della prima comunità del Movimento dei Focolari a Scutari.

In questo nuovo tempo pieno di opportunità, studia giurisprudenza pensando che per cambiare le cose è necessario l’impegno politico. Si laurea e diventa un "avvocato del popolo". La sua attività specifica è quella di visitare le carceri per garantire il rispetto dei diritti dei detenuti. Si è occupato di questo tema delicato non solo in Albania ma anche in ambito europeo, visitando anche qualche carcere in Italia.

Ora ha aperto un ristorante-albergo per accogliere i turisti, un'azienda che vive lo spirito dell’Economia di Comunione.

Restiamo con loro a tavola fino alle 17, in una comunione profonda e personale. Passiamo poi a salutare i genitori di Alfred. Erns è stato un funzionario del ministero del Tesoro, allontanato da Tirana dopo la rivoluzione: "Sono stato fortunato - ci ha detto - perché  il regime ha perseguitato e spesso eliminato per prime le persone di cultura ritenendole una minaccia.


Jolanda - mamma di Alfred - prende per noi un album di foto. Molte si riferiscono alla prime Mariapoli Rrëshen del 1995. Nel libro “Pane, sale e cuore”, Cristina Tomelleri, per molti anni co-responsabile del Movimento in Albania, racconta gli inizi dei Focolari in Albania e della prima Mariapoli nel 1995 (nella foto) con tante persone, compresi i primi seminaristi albanesi.




La sera siamo a cena dalla famiglia di un giovane del Movimento di una città vicina. Ci intratteniamo a lungo così arriviamo alle 22.30 a Boga, un piccolo paese di montagna del nord dell’Albania. Circondata dai monti – le alpi Albanesi - ricorda paesaggi dolomitici. Il Cielo è costellato di stelle che il buio d’intorno rende bellissime. Siamo accolti da tutta la famiglia: nonni, genitori e tre figli.

Sono un punto di riferimento per la comunità, conoscono bene e da lungo tempo i focolarini e le focolarine, li accolgono spesso. Anche Fabio Fiorelli è venuto qui pochi mesi dopo essere arrivato in Albania per imparare la lingua; i ragazzi raccontano che per aiutarlo nello studio dei vocaboli mettevano un post-it su tutti gli oggetti di casa con scritto sopra il nome in albanese. Recentemente hanno accolto per una settimana Francesco – il terzo focolarino da poco arrivato a Tirana: essendo amante della montagna ha aiutato a tracciare percorsi e sentieri.




Al ritorno visitiamo altre tre famiglie: storie bellissime di gente semplice. Una di queste è molto povera, ma anche loro, come tutte le altre, ha voluto regalarci quel che potevano: un chilo di formaggio fresco.

Toccante la carità e l'aiuto fraterno che si mette in moto di fronte alle necessità più disparate. Una mamma è caduta e il polso le fa male: un'altra famiglia dell'Opera si è messa subito a sua disposizione per ogni necessità.  La salute di un bambino suscita preoccupazione: immediatamente ci si adopera per contattare uno specialista per una visita di controllo. Insomma, l’amore è semplice e concreto. Va e viene. Nessuno si sente di meno e nessuno di più, tutti si sforzano di amare.

Alcune delle famiglie che abbiamo incontrato sono tra le prime che hanno ricevuto e portato l’Ideale in questa terra ed è bello constatare come questa luce ha spalancato orizzonti grandi, aiutando ad amare non l’umanità astratta ma il vicino, il proprio parente, quello con cui è più difficile ricominciare.

Rientriamo alle 23.45, stanchi ma felici con tante sporte piene di provvidenza. Abbiamo sperimentato il “date e vi sarà dato”, e la gioia di chi vive l’unità.

Angelo Bricca