Nel cuore dell'Africa c'è anche Spes. Dopo 13 anni a Brescia e quasi cinque a Trento Anna Maria Pierobon ricomincia da Yaoundè, in Camerun


C'è chi non vede l'ora di arrivare all'età della pensione per mettersi finalmente un po' comodo rispetto ai ritmi e agli obblighi dell'impegno lavorativo, e chi, invece, pur felice di essere entrato nel novero dei “dipendenti INPS”... rilancia.
 
Lo ha fatto Spes, al secolo Anna Maria Pierobon – focolarina a Trento dal 2017 e prima, per ben 13 anni, nel Focolare a servizio delle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova – che da metà ottobre, dopo aver messo da parte i libri di matematica che hanno accompagnato la sua vita di insegnante, si è resa disponibile per una nuova esperienza sulle strade tracciate dell'Ideale dell'unità di Chiara Lubich. 

Così, quando le hanno chiesto se quella sua disponibilità poteva concretizzarsi in Africa, Spes è partita. Destinazione Yaoundè, in Camerun.


Africa Centro-Ovest: 23 Paesi, centinaia di lingue e dialetti diversi

Ci vorrebbe un sacco di spazio per poter dire qualcosa di sensato sull' Africa, sulle enormi contraddizioni che l'attraversano, sull'umanità povera e sofferente che la abita, sulla grande vitalità di un Continente popolato soprattutto di giovani, sulle guerre che si combattono con le armi e quelle che si consumano attraverso "aiuti economici e infrastrutturali" in cambio di concessioni di sfruttamento delle immense ricchezze del sottosuolo.

L'Africa che ha accolto Spes è quella centro-occidentale, nella suddivisione organizzativa del Movimento dei Focolari la "Zona Africa Centro-Ovest": è formata da 23 Paesi in cui vivono quasi 500 milioni di abitanti che si esprimono in diverse centinaia di lingue e dialetti diversi; un'area vastissima con 6 Zonette, 2 Territori, 2 Cittadelle; con un punto di forza formidabile: rapporti interpersonali autentici e vitali.


Un mondo pieno di sfide e di bisogni

L'accoglienza è stata così bella – ci ha scritto Spes in messaggio WhatsApp – che mi sembra di essere qui da sempre! Per le mie compagne di Focolare è un evento straordinario avere qui con loro una europea, meglio ancora: una italiana! Qui è un altro mondo, davvero sconosciuto, pieno di sfide e bisogni, ma che ha tanta ricchezza di valori sani da donare al mondo”.

Ad aspettare Spes in aeroporto, la sera del 17 ottobre, c'erano due delle sue nuove compagne e una famiglia della capitale: "Il Focolare si è trasferito in periferia da soli due mesi: ci sono meno pericoli, meno traffico, meno rumore. E ci sono i galli che cominciano a cantare la mattina presto! Al mattino è quasi fresco: il caldo si fa sentire dopo pranzo, ma non è troppo. In ogni caso dopo pranzo tutto si ferma, si riposa, perciò si resiste. Siamo in una casa abitata in passato da delle suore: siamo in affitto e l'edificio non è male, ma gli arredi, dai letti al salotto e al pentolame di cucina hanno bisogno di essere urgentemente rinnovati. Le necessità sono davvero tante, non solo per noi, ma per i tanti poveri che ci circondano".


L'incontro con la nuova comunità

Spes è entrata subito nella quotidianità del suo nuovo Focolare. Ci ha scritto dopo la sua prima domenica in Camerun: "Siamo state alla messa: ce n'è una ogni due ore e la chiesa è affollatissima. Mi vengono a salutare in tanti della comunità. Ci sono anche due famiglie che si sono trasferite qui dalla regione del Paese dove si trova il Centro Mariapoli di Fontem con l’ospedale che nel 1964 Chiara Lubich volle fosse costruito per sconfiggere la malattia che stava decimando il popolo Bangwa".

E' un'area dove da diversi anni è in atto un conflitto armato tra gruppi separatisti anglofoni ed il governo centrale, a maggioranza francofona. Una situazione drammatica aggravata da interferenze estere che sfruttano il caos a vantaggio dei loro interessi economici.

"Ma la violenza non spegne la fede e la forza di chi continua a testimoniare il sogno per l'Africa di Chiara. - aggiunge Spes - Tra le tante persone che ho potuto salutare, anche una bambina che è stata battezzata con il nome Chiara Lubich, anche lei un segno di speranza per il domani. A pranzo siamo state invitate da una persona guarita dal Covid che la comunità ha accompagnato con la sua vicinanza e una costante preghiera".

L'ultimo messaggio che abbiamo ricevuto da Spes accompagna la fotografia che apre l'articolo: "Questo è il mio Focolare al completo. Da sinistra: MarieClaire, Natalie, Elisabeth, Fiorine, Lili, io e Silla. Vi saluto tutti uno ad uno e vi ringrazio fin d’ora per quanto potrete fare per noi e insieme a noi". 



Sopra: all'arrivo a Yaoundè. Sotto, la bambina al centro, quella più alta,
è stata battezzata con il nome Chiara Lubich.







Spes e una foto della periferia della capitale camerunese.


Sotto, la prima cena africana di Spes dopo l'arrivo in Focolare