Ci sono tante (buone) ragioni per accettare di fare il cammino di preparazione e poi ricevere l'incarico di ministro straordinario della Comunione. Generalmente è il parroco che chiede questa disponibilità in base alle esigenze che vede nella vita della comunità. Diversa è stata l'esperienza di Rosella, che a Manerbio è parte della Comunità locale del Movimento dei Focolari della Bassa Bresciana.
Ricordo molto bene il giorno in cui Maria mi domandò se potevo chiedere il permesso al Vescovo per portarle la Comunione ogni giorno.
Quando Maria è poi partita per il Cielo, ho deciso di continuare questo servizio perché, grazie a lei, ho capito quanto sia vitale nutrirci di Gesù Eucarestia, che ci fa Chiesa viva, e portarlo alle persone ammalate.
Rosella Olini
Lo ha raccontato lei stessa, in una serata di preghiera eucaristica - fatta di meditazioni, canti e testimonianze - che il parroco ha chiesto di animare proprio al Movimento.
Andare oltre il proprio limite per servire i fratelli
Ricordo molto bene il giorno in cui Maria mi domandò se potevo chiedere il permesso al Vescovo per portarle la Comunione ogni giorno.
- "Maria - le dissi subito - io non sono degna di farlo".
- "Se ti può consolare - mi rispose - io in vent’anni che svolgo questo servizio, non mi sono mai sentita degna, ma per amore di Gesù nel fratello sono sempre riuscita ad andare al di là di questo mio limite. Adesso che sono io l'ammalata capisco ancora di più quanto è importante che sia qualcuno che porta Gesù al Fratello".
Così nel 2003 è iniziata la mia esperienza di ministro straordinario.
Avere avuto dal Vescovo questo permesso è stato per me un dono speciale che mi ha fatto vivere più in profondità il rapporto con Dio.
Maria diceva della sua esperienza: “Gesù Eucarestia è sempre stato al centro della mia vita spirituale. Ho imparato e capito tante cose nei due anni in cui ho fatto questo servizio per Maria.
- "Se ti può consolare - mi rispose - io in vent’anni che svolgo questo servizio, non mi sono mai sentita degna, ma per amore di Gesù nel fratello sono sempre riuscita ad andare al di là di questo mio limite. Adesso che sono io l'ammalata capisco ancora di più quanto è importante che sia qualcuno che porta Gesù al Fratello".
Così nel 2003 è iniziata la mia esperienza di ministro straordinario.
Avere avuto dal Vescovo questo permesso è stato per me un dono speciale che mi ha fatto vivere più in profondità il rapporto con Dio.
Maria diceva della sua esperienza: “Gesù Eucarestia è sempre stato al centro della mia vita spirituale. Ho imparato e capito tante cose nei due anni in cui ho fatto questo servizio per Maria.
L’Eucarestia è il miracolo dell’amore di Dio, il crocevia dell’amore fraterno. Ho capito che la solidarietà, la fraternità, si realizzano accettando l’aiuto dell’altro, ma soprattutto nel far sprigionare attorno a noi stessi energie di amore, di accoglienza, di premura, di attenzione. E questo è possibile solo se Gesù è vivo nel nostro cuore. Gesù Eucarestia è l’unica chiave interpretativa di ogni inevitabile sofferenza e del mistero del dolore".
Lei stessa, pochi giorni prima di morire, con un filo di voce, davanti alla Comunione ha detto: "Questa è la mia medicina".
Anche per me, ricevere Gesù Eucarestia è fondamentale : è vita, forza, luce, pace; è l'Amore per eccellenza fattosi uno con noi.
E’ Lui che ci porta al fratello, è l'Amore che chiama.
Andare da Maria, portarle Gesù Eucarestia, è stato come vivere ogni giorno con lei la realtà del "corpo mistico" che si fa Chiesa, che ci fa una cosa sola.
Ed era lì, in quella stanza, su quel tavolino, che si consumava quel pane che ci rinnovava, ci fortificava, ci illuminava, ci rimetteva in cuore l’umanità intera per la quale si pregava durante il ringraziamento.
L’appuntamento quotidiano con Gesù Eucarestia diventava sempre più momento centrale della nostra giornata. "Ora continuiamo a vivere ognuna la Volontà di Dio - mi diceva Maria - che per te è andare a preparare la cena e per me è stare qui, su questo letto, e offrire la mia sofferenza; ma se siamo nella sua Volontà continuiamo ad essere una cosa sola".
Lei stessa, pochi giorni prima di morire, con un filo di voce, davanti alla Comunione ha detto: "Questa è la mia medicina".
Anche per me, ricevere Gesù Eucarestia è fondamentale : è vita, forza, luce, pace; è l'Amore per eccellenza fattosi uno con noi.
E’ Lui che ci porta al fratello, è l'Amore che chiama.
Andare da Maria, portarle Gesù Eucarestia, è stato come vivere ogni giorno con lei la realtà del "corpo mistico" che si fa Chiesa, che ci fa una cosa sola.
Ed era lì, in quella stanza, su quel tavolino, che si consumava quel pane che ci rinnovava, ci fortificava, ci illuminava, ci rimetteva in cuore l’umanità intera per la quale si pregava durante il ringraziamento.
L’appuntamento quotidiano con Gesù Eucarestia diventava sempre più momento centrale della nostra giornata. "Ora continuiamo a vivere ognuna la Volontà di Dio - mi diceva Maria - che per te è andare a preparare la cena e per me è stare qui, su questo letto, e offrire la mia sofferenza; ma se siamo nella sua Volontà continuiamo ad essere una cosa sola".
Quando Maria è poi partita per il Cielo, ho deciso di continuare questo servizio perché, grazie a lei, ho capito quanto sia vitale nutrirci di Gesù Eucarestia, che ci fa Chiesa viva, e portarlo alle persone ammalate.
Rosella Olini