La rotta balcanica passa da casa nostra!

Un convoglio di materiali e aiuti per i migranti in transito in Bosnia e Erzegovina, in particolare nella regione di Bihac, nei pressi del confine con la Croazia, dove subiscono gravi violazioni dei più importanti diritti umani e viene messa a rischio la vita di migliaia di persone. Una prima azione di comunità nel solco della “Carta degli impegni” del Movimento dei Focolari, un’operazione anti-indifferenza. Ce la racconta Anita Bertolini, referente per le nostre province del Movimento Umanità Nuova.


Dall'indignazione all'azione

Tutto è cominciato alla fine di gennaio, tra crisi di Governo, crescenti preoccupazioni per l'insorgere delle nuove varianti di Covit 19 e l'irresponsabilità opportunistica di troppi politici che nonostante i contagi e gli ospedali in affanno continuavano a rivendicare la “libertà” di “aprire tutto”. Così, la tragedia di migliaia persone  provenienti da Afghanistan, Iraq, Siria confinate sulle rotte balcaniche, in Bosnia, nel gelo dell'inverno, senza indumenti e viveri in campi profughi inadatti, è diventata una “non notizia”.


Non tutti i media sono uguali (per fortuna!)

Per fortuna qualche testata - come Avvenire, ad esempio - e qualche trasmissione televisiva hanno coraggiosamente raccontato la tragedia. Di fronte a scene  inimmaginabili, abbiamo cominciato a prenderne coscienza ed ad indignarci per l'indifferenza comune che ignorava le sofferenze di queste persone già tanto provate nella loro storia.

Come muoverci, cosa fare? Oltre a segnalare le coordinate per aiuti più immediati in denaro tramite le Caritas, siamo venuti a conoscenza di un gruppo locale che raccoglie aiuti materiali (viveri, vestiario invernale, coperte) e che da circa trent'anni, fin dalla guerra della ex Jugoslavia, organizza frequenti spedizioni in Bosnia: a Sarajevo incontrano le Onlus autorizzate a entrare nei campi profughi e a loro consegnano il materiale di soccorso di cui hanno bisogno. Quello che non viene consegnato é scaricato nei centri di raccolta permanenti, come quello allestito dai Francescani, oppure distribuito in ospedali psichiatrici, orfanotrofi, a beneficio di queste popolazioni sia  cattoliche che musulmane, ancora molto povere.

Fatti che smentiscono le fake news sulla disorganizzazione dei soccorsi umanitari!


Benedetto WhatsApp

Attraverso i gruppi WhatsApp che collegano tanti di noi del Movimento dei Focolari, fianco a fianco con persone animate dal desiderio di giustizia e di fratellanza per i popoli della Terra appartenenti alle più diverse forme associative, è iniziato un passaparola solidale per la raccolta di fondi e materiali che ha attraversato le nostre province. Tutti erano ansiosi di darsi da fare, di svegliarsi dal letargo della pandemia e riattivare le reti tra persone di buona volontà.

“L'ho detto solo a tre persone - racconta una Volontaria del Movimento dei Focolari - ma nel giro di pochissimo mi sono trovata la casa invasa dalle donazioni più varie e ho visto arrivare a casa persone che non rivedevo da tempo”.

Anche il Focolare maschile di Brescia è diventato per qualche giorno un “punto strategico di raccolta”, mettendo a disposizione quella che da sempre una sala riunioni inutilizzata da tempo a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia.

Oltre al fiorire della solidarietà, la mobilitazione per i migranti della rotta balcanica ha creato tante opportunità di unirsi e lavorare in sintonia con le realtà caritative del territorio. Tutto nello spirito del prendersi cura gli uni degli altri, del riscoprirsi fratelli.



Nel solco giusto

Proprio sulla strada che indica la “Carta degli impegni” che fa da mappa al lavoro nel sociale di quanti vivono l’esperienza del Movimento dei Focolari. Nei giorni scorsi è partito il nostro primo “convoglio”, carico di solidarietà e di speranze: dentro c’eravamo anche noi! Nel prenderci cura di questi fratelli lontani abbiamo curato anche le nostre ferite dell'indifferenza, dell'individualità, della paura di esporci  e di considerare l'altro un pericolo e non una risorsa.


Muoverci. Un imperativo

Ma questo non deve bastarci per alleggerirci la coscienza come europei prodighi, rimasti troppo tempo insensibili e ipocriti (se non complici) di fronte al grido di dolore di questi disperati: dobbiamo muoverci su più livelli, quello primario degli aiuti materiali ma soprattutto è necessario il coinvolgimento  a livello istituzionale con la presa in carico della situazione da parte della Ue. Qualcuno si è già mosso. 

Dobbiamo, uniti, far di tutto perché cessino queste vergogne, non possiamo dimenticarci le nostre responsabilità passate e presenti verso questi fratelli  che hanno avuto solo la colpa di nascere nel posto meno fortunato. Anita Bertolini Movimento Umanità Nuova Bergamo-Brescia-Cremona-Mantova