Resilienza, solidarietà e dialogo: questo è il popolo libanese, anche durante una delle pagine più buie della sua storia



È passata quasi una settimana dall’esplosione che martedì ha devastato il porto di Beirut, provocando la morte di almeno 157 persone, il ferimento di più di 5000 e il danneggiamento di più di 6000 edifici. Secondo le autorità della capitale libanese sono circa 300mila le persone le cui abitazioni sono state gravemente danneggiate al punto di essere non sicure e di fatto inabitabili.

Mentre cerchiamo di capire i tanti perché di questa tragedia (segnaliamo in proposito un intervento dalle pagine di Città Nuova di Michele Zanzucchi) e il modo più concreto per inviare aiuti che arrivino direttamente alle persone che ne hanno più bisogno, FLest ha avuto l’opportunità di un colloquio telefonico con Predy Pizzo, responsabile da quattro anni del Movimento dei Focolari in Libano.


Breve storia dei Focolari in Libano

La nostra comunità - racconta Predy - è fra le prime nate in Medio Oriente quando, dopo i primi contatti con il Patriarca Athenagoras e Chiara Lubich, le focolarine presenti ad Istambul già dal 1967, ogni tre mesi si trasferivano in Libano. Sono state infatti Aletta e Agape (tra le prime compagne di Chiara) che hanno portato il Carisma dell’Unità anche qui.

A distanza di circa cinquanta anni da allora, possiamo dire che quella che qui si è sviluppata è una della comunità più mature, anche perché trova le proprie radici nell’esperienza analoga a quella dei primi tempi dell’Ideale a Trento: anche qui si potrebbe infatti iniziare la storia con “Erano i tempi di guerra…” una guerra civile che dagli anni settanta ha martoriato questo popolo.


Istantanea dell’attuale comunità


A Beirut ci sono due focolari
(uno maschile e uno femminile ) che sono punto di riferimento di una grande comunità, composta da una dozzina di gruppi di famiglie, da circa 120 fra volontarie e volontari, molti giovani, adolescenti e bambini: una comunità viva, innestate nel territorio attraverso un intenso dialogo interreligioso (specialmente con gli amici musulmani) e iniziative sociali molto incisive, grazie al Movimento Umanità Nuova che ormai da 20 anni è il braccio destro del Movimento. E’ attraverso le sue numerose iniziative, prima verso i profughi siriani e poi verso i più provati della comunità, che vengono assistite con contributi mensili un’ottantina di famiglie. Un impegno intensificato in questi ultimi due anni a causa della gravissima crisi economica e politica che ha messo in ginocchio il paese.


Una morte dentro il cuore della gente

La deflagrazione al porto di Beirut è stato un segno eclatante di un clima di smarrimento, rabbia, povertà, causato da un regime governativo molto corrotto e indifferente di fronte ad un popolo ormai già in ginocchio da un paio di anni. Anche i nostri hanno avuto case distrutte, vetri in frantumi e molti hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni. 

Una delle tante esperienze. Nadina scrive: "Siamo state con tutti del Focolare a Beirut a raccogliere fra le macerie quello che si poteva recuperare a casa della mamma e vedere come chiudere questi appartamenti sventrati e sinistrati.  Siamo state raggiunte da alcuni/e Gen che hanno lavorato sodo con noi. Ma anche da alcuni giovani che si portavano volontari per dare una mano. Era uno spettacolo vedere in mezzo a questo disastro questa gioventù attiva che puliva, trasportava di tutto, distribuiva panini di propria iniziativa... Erano portatori di una Speranza straordinaria e parlavano di vita al di là della morte che li circondava.
La vicina del pianerottolo che era in coma, dopo l'esplosione è morta. Ho accolta la sua figlia in lacrime in mezzo al suo appartamento sventrato dove sul pavimento c'era ancora le tracce di sangue della sua mamma quando é stata ferita...".


Con la forza e la capacità di risollevarsi

Sono stati i giovani, racconta ancora Predy, a mettersi subito accanto alla gente; giovani di ogni fede, appartenenti a diversi Movimenti, che si sono uniti in una grande gara di solidarietà: per le strade ad offrire acqua e panini, medicazioni, abbracci, e poi negli ospedali ormai distrutti… anche il nostro Centro Mariapoli “La Sorgente” è stato messo a completa disposizione di chi è rimasto senza casa.

E mai ci si è sentiti soli; se da un lato il governo si è dimostrato ancora una volta “lontano”, in tutto il Movimento , da tutto il mondo, è iniziata una gara di solidarietà, di aiuti, di preghiere che fanno sì che non ci sentiamo soli. Del resto, forza, resilienza, generosità sono le caratteristiche del popolo libanese!


Come possiamo farci prossimo del popolo libanese?

"Abbiamo bisogno innanzitutto della preghiera - conclude Predy - perché il popolo libanese, a ragione, è anche stanco e non vorrei che le proteste in atto proprio in questi giorni, si trasformassero in odio e in morte. E poi aiuti concreti: i nostri danno anche quello che non hanno, ormai hanno dato tutto, in una comunione di beni straordinaria immediata…ora non abbiamo più nulla e le necessità sono molte e molte, se vogliamo ritornare alla vita. Chiediamo "compassione", nel senso più vero della parola: "vivere con", vivere con noi questo momento!".


a cura di Franca Capponi



Concretamente

Si è attivato il Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari, che interverrà attraverso le organizzazioni AMU e AFN. Per inviare aiuti:

Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU)

IBAN: IT58 S050 1803 2000 0001 1204 344
Codice SWIFT/BIC: CCRTIT2T
presso Banca Popolare Etica

CAUSALE : Emergenza Libano