Quel fiore in mezzo alla cenere di Tagaytay e la lezione di Giusi: "Ricomincio dalle semplici cose di ogni giorno, pensando con gratitudine alla mia terra di origine"

Nel dicembre del 2017 FLest ha raccontato della nuova esperienza di vita e di lavoro di Giusi Signorini (seconda da destra nella foto) una focolarina originaria di Montichiari, in provincia di Brescia, che dopo tanti anni di servizio al Centro Mariapoli Internazionale di Castel Gandolfo partiva per Tagaytay, nelle Filippine, dove sorge una cittadella del Movimento dei Focolari.

Tagaytay sorge vicino al vulcano Taal e al lago che lo circonda. A metà gennaio si è verificata una devastante e improvvisa eruzione che ha costretto 450.000 abitanti ad allontanarsi dalla zona.

A due mesi dall’eruzione, Giusi (a cui Chiara diede come nome nuovo "Ione", le ultime sillabe della parola "Campione") e alcune ragazze del Movimento stanno cercando di tornare a Tagaytay. Ce lo racconta lei stessa in questa toccate testimonianza che comincia proprio ricordando il giorno dell’eruzione.



Quel fiore in mezzo alla cenere 

“Ecco, io faccio nuove tutte le cose”. E’ un versetto dell’Apocalisse che dal 12 gennaio ha preso posto nella mia anima. Era stata una bella giornata vissuta fuori Tagaytay con le giovani del Movimento.
Al momento di riprendere la strada di casa ci fu lo scoppio del vulcano. Quella sera non riuscimmo a tornare a casa, per la tempesta di cenere e un traffico letteralmente impazzito. 
Ci siamo arrivate il mattino successivo dopo aver superato un posto di blocco militare.
La situazione era molto pericolosa: ci siamo fermate pochissimi minuti, giusto il tempo per mettere lo stretto necessario nella valigia, salutarci e cercare ospitalità presso alcuni parenti e amici della comunità.

Siamo rimaste in quattro vicino a Tagaytay presso una nostra famiglia che ci ha accolto con grande calore.




Ricomincio dalle piccole cose

Arrivando lì mi sono accorta che sulla cenere che copriva il lunotto dell’auto era disegnato un cuore con un messaggio d’affetto nella tipica forma che hanno qui i bambini verso i loro educatori

Quel piccolo gesto mi ha ricordato da dove cominciare: dalle semplici cose quotidiane. E proprio questo è stato l’inizio di un’avventura, di una gara di solidarietà perché il giorno dopo, con le dovute precauzioni, siamo andate e svuotare i nostri frigo per condividere i beni con la gente intorno, a capire la situazione delle famiglie, a cercare centri di evacuazione per loro. E questo per vari giorni.

Ma, il primo impatto tornando, essendo più cosciente della situazione, è stato forte per me. Mi ha preso una sensazione di vuoto, di assenza, di paradosso. Il paesaggio fuori, sembrava “morto,” rifletteva anche quello che sentivo dentro.


Il Super-Amore
"Ecco, io faccio nuove tutte le cose." Scorgendo un fiore in mezzo alla cenere, la natura mi ha parlato di una Super-Bellezza che è il Super-Amore: Gesù Abbandonato. Lui era nascosto in ogni angolo, anche dentro di me, come a dirmi: “Io faccio nuove tutte le cose.” Mi ha fatto bene scoprire ancora una volta la mia fragilità e poter convertirmi ad un nuovo sguardo di sorpresa davanti a Dio.

Dopo circa tre settimane, sono stata la prima a tornare a Tagaytay. Sono tornata per amore di alcune ragazze che, da Manila, volevano ritornare alla Cittadella. Così abbiamo riaperto insieme il Focolare, rimboccandoci le maniche e lavorando sodo, con i muscoli, con fatica: la gioia di ritrovarci e di farlo insieme ci ha sostenuto. 


Dall'eruzione del Taal al Coronavirus
Il momento di emergenza è terminato e la solidarietà non è finita. Si continua a lavorare insieme. A Laurel, proprio giù vicino a lago Taal la cenere è diventata cemento, circa un metro di altezza, le case sono ancora inabitabili, tanti continuano a vivere nei centri di emergenza. La vita è ritornata quasi “normale”… fino a qualche giorno fa, perché anche qui il COVID-19 sta incalzando.


Una giornata a costruire ponti
Ieri, 14 marzo, dovendo seguire una situazione, ho vissuto gran parte della giornata all’aeroporto di Manila. Dall’eruzione del vulcano la maschera è diventata la nostra “uniforme”. Dietro alla maschera ci può sempre essere un sorriso accogliente. Così in mezzo alla confusione, alla gente disorientata, sospesa, con Khiara e Stefani, due giovani del Movimento, non senza fatica, abbiamo cercato di costruire con ciascuno un ponte di solidarietà e di speranza. Una “sorpresa” per me vivere l’anniversario di Chiara così, alla luce delle sue parole: “Il mio io è l’umanità.”


Scrivi!
Oggi, 15 marzo, ho ripreso il libro dell’Apocalisse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”, e sono andata avanti nel passaggio che dice: “e soggiunse: Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci”. Per questo ho desiderato scrivere, perché, quando si è lontani si sente ancora di più l’amore anche per il proprio popolo, per la città dove si è nati, per i luoghi dove si è vissuto. 

E si sente il bisogno di condividere questo amore gratuito e di ricambiarlo. Quanto concreto e generoso è stato l’amore di varie comunità!

Penso a Flavio e Patty con altri che ci hanno aiutato a vendere oggetti per aiutare i giovani qui a Tagaytay.
Penso a Carla, una volontaria insegnante d’inglese, che sta facendo la traduzione che ci serve per il sito internet dei giovani.
Penso a Roberto che ci ha aiutato a comperare materassi per una casetta in cui abitano le nostre giovani quando vengono agli incontri.
Penso a Giorgio che inaspettatamente un giorno mi scrive un saluto e poi … si offre di aiutare il piccolo panificio di qui (una piccola impresa che da lavoro anche a qualche persona del posto) nel comperare un nuovo forno.
Penso al professore dell’Università Urbaniana con il quale sono rimasta in contatto e che ha voluto mandarmi provvidenza per finire i miei studi qui, proprio quando stavo pensavo di lasciarli per vari motivi. 
E penso a tanti che mi hanno donato una parola, una speranza, che mi hanno fatto sentire “a casa” essendo oltre oceano. 


Che cuore largo il cuore di Dio!
La gratitudine poi non si ferma al “proprio popolo.” Oggi, mi sembrano una nuova chiamata le parole di Chiara (“Che cuore largo il cuore di Dio!”) che mi portano ad amare la patria altrui come la propria. Veramente sono convinta che la condivisione dei doni, dei talenti, dei valori tra i popoli è la via alla fraternità, è la via anche per una “rinascita personale e comunitaria”. 

Giusi Signorini
Tagaytay - Filippine