Vivere nella reciprocità dell’amore, attimo dopo attimo

Questa è l’“Idea” che viene proposta per il mese di settembre; essa prende spunto da un’esortazione che San Paolo rivolge alla comunità di Tessalonica, preoccupata e disorientata per il futuro che la vedrà non più accompagnata dalla sua presenza.
Ma è un’esortazione che vale per tutti quegli uomini che ogni giorno si pongono, preoccupati, domande su un futuro incerto sia personale che collettivo ma che si sentono chiamati a vivere per un cammino di fraternità e di pace.

Ecco il testo 
E’ consigliabile vivere in sintonia con l’amore nella quotidianità, lavorando con onestà e costruendo una comunità fraterna. L’amore fa germogliare il seme della bontà che è nel cuore umano. E’ un seme di speranza che cresce nell’interiorità e fiorisce nell’amore reciproco. E´ un incentivo a combattere i cattivi semi dell’individualismo e dell’indifferenza che provocano isolamento e conflitti, una spinta a portare i pesi gli uni degli altri ed incoraggiarci reciprocamente. 
Si tratta di un’IDEA semplice, che tutti possiamo comprendere e mettere in pratica, ma che può rivoluzionare i nostri rapporti personali e social.
E’ un consiglio prezioso che ci aiuta a scoprire la verità fondamentale della fraternità, radice di molte culture. Così lo esprime il principio della filosofia bantú e dell’Ubuntu africano: “Io sono ciò che sono grazie a ciò che siamo tutti”.
Questo è stato il pensiero guida dell’azione politica in Sudafrica del grande leader Nelson Mandela, il quale affermava: “Ubuntu non significa smettere di pensare a sé stesso, ma piuttosto porsi la domanda “voglio aiutare la comunità attorno a me? ”. La sua azione coerente ed energica portò ad una svolta storica nel suo Paese e fu un grande passo nella civiltà.
Dice Chiara Lubich che possiamo vivere cercando di crescere nell’amore reciproco nelle nostre famiglie, nel nostro ambiente di lavoro, nelle nostre comunità o associazioni... A noi è richiesta una carità generosa, cioè una carità che sappia superare le mezze misure e le barriere che nascono dal nostro sottile egoismo. Basti pensare a certi aspetti della carità (tolleranza, comprensione, accoglienza reciproca, pazienza, disponibilità al servizio, misericordia di fronte alle supposte o vere mancanze del nostro prossimo, disponibilità dei beni materiali) per scoprire molte occasioni in cui attuarla.
Inoltre, è evidente che se nella nostra comunità c’è un clima di amore reciproco, il suo calore irradierà sempre su tutti e in quel modo tutti avvertiranno la sua attrattiva e facilmente, quasi senza che se ne accorgano, si sentiranno attratti al punto di sentirsi parte di una stessa famiglia.
Dall’idea alla vita
Con questo spirito, nella città di Palermo, è nato un gruppo di assistenza medica multidisciplinare, psicologica e di infermieri che si mettono a disposizione dei più poveri della città. Ci raccontano che sono un gruppo di medici e di operatori sanitari di diverse convinzioni, che cercano di riconoscere in ogni persona un fratello, una sorella, in modo particolare fra coloro che sono malati e non sono in grado di accedere ad una cura specifica. Tra le persone che vengono accudite ce ne sono alcune colpite da malattie gravi, o dipendenti dal gioco o da internet. Offrono aiuto professionale nei luoghi in cui agiscono arricchendo i servizi dei centri sanitari già esistenti sul posto. Per mantenersi collegati hanno creato un chat di riferimento con il whatsapp, una pagina facebook e una rete di posta elettronica. Benché sia nato da poco, questo gruppo opera già soprattutto con gli immigranti, in particolare con la comunità del Ghana presente nella città. Un gruppo numeroso con cui sperimentano la gioia di aiutarsi come fratelli.