Isorella: una “piccola isola” delineata da un’esperienza di accoglienza e di condivisione

Isorella è un paese dalla bassa bresciana; poco più di quattromila abitanti di cui oltre il 15 per cento provenienti da paesi exraeuropei, in particolare marocchini, senegalesi, indiani, ma anche con una presenza significativa di rumeni.
La tradizione dà al nome il significato di "piccola isola", intendendo un'area il cui perimetro è costituito da corsi d'acqua; ma per l’esperienza che ci racconta Tina in questa area si sta delineando un’altra “piccola isola” inserita non tra corsi d’acqua ma delineata da un’esperienza di coinvolgimento e di accoglienza che assume via via i tratti della cittadinanza attiva, della collaborazione, dell’ecologia, fino a sperimentare brani di fraternità.

Ecco la storia di un quartiere di Isorella, raccontata da Tina, che vi risiede con il marito Remigio.
C’è un grande prato verde…
C’era una volta un bel prato verde che si stendeva proprio davanti a casa mia. Un giorno, circa 20 anni fa, cominciarono a costruire e nel giro di alcuni mesi furono completati 29 appartamenti. Nella nostra via Cornaleto esistevano in tutto una quindicina di abitazioni e tutti ci chiedevamo chi poteva mai venire ad abitare in così tante case.
In realtà arrivarono da subito tante giovani famiglie che avevano la caratteristica di essere multietniche. La cosa impensierì e spaventò non pochi dei locali abitanti. In realtà la vita continuava abbastanza normalmente.
Trascorsero velocemente gli anni e con alcune, in realtà poche, di quelle nuove famiglie entrai in contatto e feci conoscenza; qualche rumeno, marocchini e una famiglia nigeriana con la quale all’inizio legammo un po’ di più. Proprio quest’ultima, dopo una decina d’anni, decise di trasferirsi in Inghilterra. Nella loro abitazione si alternarono rumeni e marocchini che faticarono ad integrarsi e presto se ne andarono lasciando l’appartamento e relativo giardino vuoti ed abbandonati.
...dove nascono speranze
Il giardino, in particolare, divenne presto una boscaglia che ospitava animali anche pericolosi come serpenti.
A primavera di quest’anno, i vicini che avevano sotto gli occhi quotidianamente questa spiacevole situazione, si riunirono e presero accordi per dare una “ripulita” a quel giardino, previa autorizzazione dal comune. Si formò così una squadra di otto valorosi operai che con i loro attrezzi in un paio di giornate ripulirono tutto e addirittura piantarono pomodori e zucchine da condividere. E’ stato un vero spettacolo vederli al lavoro con tanta sincera collaborazione e alla fine erano talmente soddisfatti della loro iniziativa che decisero che meritavano un premio.
Una cena e una festa per fare comunità
Qualcuno lanciò l’idea di una cena tutti insieme coinvolgendo tutto il piccolo villaggio e chi, abitante nella via Cornaleto, era contento di partecipare.
Lo scorso 15 giugno i famosi otto operai si sono trasformati in esperti della carne alla griglia. Procurati in prestito i tavoli dall’Oratorio, le donne hanno preparato 70 posti e sui tavoli arrivarono affettati di ogni genere. Non è mancata una buonissima pasta fredda, seguita dalla carne grigliata, adatta a tutte le religioni presenti e alla fine delle magnifiche torte da ricette italiane, rumene, marocchine, nigeriane. C’era proprio una bella varietà!
Musiche e balli di gruppo, mescolando le melodie da tutto il mondo, hanno messo in evidenza che un mondo unito dall’amore è possibile e le persone erano felici di averlo sperimentato. Era successo qualcosa di nuovo e irreversibile che poteva solo continuare a crescere.
E abbattere i pregiudizi
La cena condivisa è stata una preziosa occasione per conoscere tante famiglie che abitano davanti a casa mia da tanti anni e che non avevo mai visto! Solo conoscendoci e condividendo le nostre vite con sincerità si possono abbattere tanti pregiudizi che spesso ci tengono chiuso il cuore. Una signora rumena mi ha detto: “Hai visto che i rumeni sono capaci di fare le feste e non vanno tutti a rubare? , ed un’altra: “siamo tutti uguali!”
Il giorno seguente vedevo visi felici e ancora increduli per la gioia sperimentata. E’ nato subito il gruppo WhatsApp “Amici del Cornaleto” dove ognuno ha postato le foto e i video della serata ed anche tante positive impressioni. Fra le tante mi ha colpito in particolare quelle di Salvo che ben riassume quelle di tutti e che ha scritto: “A differenza di chi pensa che la diversità di lingua, di religione, di culture, di colore sia un pericolo costante, qui, in una piccola (ma grande) comunità, l’altra sera si sono rafforzati i valori dell’essere persone”. Le foto della pulizia del giardino abbandonato a se stesso è la prova che collaborare insieme per un obbiettivo comune è possibile…. Grazie a tutti per la bella “Lezione di vita”.
Stamani incontrando per strada una signora del “villaggio”, ci siamo salutate con più calore, come ci conoscessimo da sempre….e chissà quali altri piccoli e grandi progressi ci saranno!
E’ proprio il caso di augurarsi: alla prossima!