"Sappiate che il Vescovo vi sostiene e vi ringrazia per quanto testimoniate". Bergamo ha ricordato Chiara Lubich nel giorno della sua nascita al Cielo

La Comunità dei Focolari di Bergamo si è riunita ieri sera nel ricordo dell’undicesimo anniversario della morte di Chiara Lubich in una concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Davide Pelucchi, vicario episcopale di Bergamo, concelebrata da dodici sacerdoti nella Chiesa della Parrocchia cittadina di Boccaleone.  “La Chiesa di Bergamo - ha detto il Vicario - vi stima profondamente e vi apprezza molto! Sappiate che il Vescovo vi sostiene e vi ringrazia per quanto testimoniate”. Proprio ieri mons. Francesco Beschi ricordava il suo 10° anno di presenza nella Diocesi bergamasca


La solitudine che dispera e quella che rigenera

Mons. Pelucchi ha proposto nella sua omelia un'intensa riflessione sull'oggi dell’umanità collegandolo alle scelte e alle prove dell’anima di Chiara.

Da un lato solitudini che isolano chi vive senza un cuore aperto agli altri (dal mondo dei giovani a quello dei sacerdoti, a quello femminile), dall'altro le solitudini che generano vita nuova, feconde. E’ la scelta di Chiara nel giorno della sua personale consacrazione a Dio, quando il padre che ha raccolto il suo Sì le predice che con quella consacrazione sarebbe rimasta sola, è la scelta di Gesù che sulla Croce grida la sua solitudine, il suo abbandono dal Padre… Scelte fatte per amore, amore verso Dio, amore verso l’uomo. 


Gesù abbandonato, scelta generatrice di luce e di unità

Vengono ricordate alcune sue esperienze forti: “Finché ci sarà un tabernacolo sulla terra io non sarò mai sola”, risponde quella mattina del 7 dicembre 1943; “Se quello di Gesù che grida il suo Abbandono sulla Croce è stato il suo momento più doloroso, noi lo ameremo così”, diviene il punto-forza della sua spiritualità e della vita sua dopo quella scoperta. E poi le tante prove fisiche e spirituali, fino alle “notte oscura” dell’anima del periodo precedente alla partenza per il Cielo.


Chiara nostro modello
“Chiara ha attraversato le solitudini della sua vita, insegnandoci a renderle feconde” perché tutte vissute per amore nella fedeltà a una pagina di Vangelo che, pure in un momento di buio, in un rifugio, sotto le bombe, aveva trovato con le sue compagne: il testamento di Gesù, “Padre che tutti siano una cosa sola", da lì, la Luce per quanti hanno scelto e continuano oggi a scegliere con lei di vivere per realizzare quel testamento, i suoi sogni.


Ho un sogno

“Sogno un dialogo d’amore. Sogno che lo Spirito Santo continui a inondare le Chiese. Sogno rapporti evangelici. Sogno un mondo unito nella varietà delle genti. Sogno un anticipo di cieli e terre nuove”. Sono alcuni capoversi di un brano scritto da Chiara alle soglie del 2000 e letti al termine della liturgia eucaristica.









Franca Capponi