Chiara è ancora tutta da scoprire. A 11 anni dalla morte della "sposa di Gesù abbandonato" uno sguardo al cuore dell'esistenza della fondatrice del Movimento dei Focolari
"Dobbiamo ammetterlo: a undici anni dalla sua morte e alla vigilia del centenario con il quale nel 2020 ricorderemo la sua nascita, Chiara Lubich è ancora tutta da scoprire". Comincia così l'articolo che nel sito internet del Movimento dei Focolari Italia fa memoria oggi della sua fondatrice.
"Il modo migliore per avvicinarci al più intimo della sua anima e capire la sovrabbondanza di luce, di gioia e di frutti che contraddistingue la sua vita - scrive Michel Vandeleene - è guardarla così come voleva essere ricordata e cioè come “la sposa di Gesù abbandonato”, cioè di Gesù che sulla croce si sente abbandonato anche da Dio.
L’ha detto lei stessa in una di quelle conferenze telefoniche dove ogni mese raccoglieva in un’unica famiglia mondiale le numerose comunità dei Focolari: “Vorrei essere ricordata unicamente come la sposa di Gesù abbandonato”[1]. E commentava: “Questa possibile (Dio mi aiuti!) definizione della mia vita, mi è sembrata meravigliosa, anche se altissima, anche se ancora mio «dover essere». Eppure l’ho avvertita come la mia vocazione”.
La storia e la Chiesa diranno se aveva visto giusto e se questo traguardo l’ha raggiunto, ma molti indizi ci dicono che questo suo “sposalizio con Gesù abbandonato” è il filo d’oro che passa nella trama della sua vita e ne spiega il perché".
"Il modo migliore per avvicinarci al più intimo della sua anima e capire la sovrabbondanza di luce, di gioia e di frutti che contraddistingue la sua vita - scrive Michel Vandeleene - è guardarla così come voleva essere ricordata e cioè come “la sposa di Gesù abbandonato”, cioè di Gesù che sulla croce si sente abbandonato anche da Dio.
L’ha detto lei stessa in una di quelle conferenze telefoniche dove ogni mese raccoglieva in un’unica famiglia mondiale le numerose comunità dei Focolari: “Vorrei essere ricordata unicamente come la sposa di Gesù abbandonato”[1]. E commentava: “Questa possibile (Dio mi aiuti!) definizione della mia vita, mi è sembrata meravigliosa, anche se altissima, anche se ancora mio «dover essere». Eppure l’ho avvertita come la mia vocazione”.
La storia e la Chiesa diranno se aveva visto giusto e se questo traguardo l’ha raggiunto, ma molti indizi ci dicono che questo suo “sposalizio con Gesù abbandonato” è il filo d’oro che passa nella trama della sua vita e ne spiega il perché".