Un amore che raggiunge i nemici. Un atteggiamento rivoluzionario che risana e scrive la legge di una nuova umanità

"Il perdono non è dimenticanza [...], non è debolezza, [...] non è considerare senza importanza ciò che è grave, oppure ciò che non va bene; [...] non è indifferenza. Il perdono è un atto di volontà e di lucidità, dunque di libertà che vuol dire accogliere il fratello così com'è, malgrado il male che ha fatto. Il perdono consiste nel non rispondere all'offesa con un altra offesa, ma nel fare ciò che Paolo dice: «Non lasciarti vincere dal male. Vinci invece il male facendo il bene» " .


E' uno dei passaggi centrali della “Idea del mese” di marzo – il commento ad una frase del Vangelo proposta in maniera tale da valorizzare la ricerca di dialogo e di comprensione tra persone di diverse convinzioni - pensata per proporre anche a chi si dice non credente un cammino di impegno per la fraternità universale. Qui di seguito il testo integrale della riflessione.




Idea del mese - marzo 2019
Un amore che raggiunge i nemici

Una proposta chiave e rivoluzionaria è l’invito ad amare ogni uomo come un fratello, persino se si presenta come un nemico. Purtroppo nella vita personale e sociale respiriamo un’atmosfera di crescente ostilità e concorrenza, di sospetto reciproco, di giudizi senza appello, di paura dell’altro; i rancori si accumulano e conducono ai conflitti e alle guerre. Possiamo offrire una decisiva testimonianza controcorrente: in un atto di libertà da noi stessi e dai condizionamenti, possiamo cominciare a costruire quei legami feriti o spaccati in famiglia, sul lavoro, nella comunità, nel gruppo politico.


Se abbiamo fatto del male a qualcuno, chiediamo con coraggio perdono e e riprendiamo la strada. È questo un atteggiamento di grande dignità. E se qualcuno ci avesse offeso cerchiamo di perdonarlo, di dargli un posto nel nostro cuore in modo da consentirgli di sanare la ferita. Ma cosa significa perdonare?


Dice Chiara Lubich: "Il perdono non è dimenticanza [...], non è debolezza, [...] non è considerare senza importanza ciò che è grave, oppure ciò che non va bene; [...] non è indifferenza. Il perdono è un atto di volontà e di lucidità, dunque di libertà che vuol dire accogliere il fratello così com'è, malgrado il male che ha fatto. Il perdono consiste nel non rispondere all'offesa con un altra offesa, ma nel fare ciò che Paolo dice: «Non lasciarti vincere dal male. Vinci invece il male facendo il bene» " .
Quest’apertura del cuore non si improvvisa. È una conquista quotidiana, una costante crescita nella nostra identità di fratelli.


Ci racconta M., una giovane filippina: "Avevo solo 11 anni quando uccisero mio padre, e non ci fu giustizia poiché eravamo poveri. Crescendo studiai giurisprudenza nella speranza di ottenere giustizia per quella morte. Altri orizzonti però mi aspettavano. Un collega mi invitò ad un incontro di persone impegnate seriamente nel vivere l’amore e così iniziai pure io. Un giorno volli vivere con forza la Parola “Amate i vostri nemici”, perché sentivo che l’odio verso le persone che avevano ucciso mio padre mi possedeva ancora. Il giorno dopo, sul lavoro incontrai la persona che era stato il capo del gruppo. Lo salutai e gli chiesi della sua famiglia. Lui ne rimase sbalordito, ma ancora di più io fui colpita dal mio atteggiamento. L’odio dentro di me cominciava a scomparire. E ciò fu solo il primo passo, perché l’amore è creativo! Pensai che ogni membro del gruppo doveva ricevere il nostro perdono. Con mio fratello andammo a trovarli, per testimoniare un amore concreto. Uno di loro ci ha chiesto perdono e vicinanza alla loro famiglia”.