C’è bisogno di relazioni umane nuove. Solo così la Siria rinascerà. Bergamo lancia un ponte ideale con quella terra martoriata
In 150 hanno risposto domenica scorsa all’invito delle Comunità locali di Bergamo del Movimento dei Focolari per un incontro dedicato ad approfondire la drammatica realtà del popolo siriano. L’obiettivo era “riaccendere i riflettori sulla Siria”, conoscere, dialogare, condividere.
Dopo un “reportage” sul viaggio di un gruppo di ragazze alla sede della FAO a Roma, dove sono andate a rappresentare tutti i ragazzi del Movimento dei Focolari impegnati nel progetto “Fame Zero", si è entrati nel vivo del tema della serata, e lo si è fatto attraverso un gioco. Lo hanno proposto ragazze e ragazzi, attraverso un bellissimo power point e alcune domande a cui tutta la sala è stata chiamata a rispondere alzando un cartoncino rosso o verde: serviva, il gioco, a verificare quanto si conosce della Siria, la sua posizione geografica, la storia, l’arte, la cultura.
Dopo un “reportage” sul viaggio di un gruppo di ragazze alla sede della FAO a Roma, dove sono andate a rappresentare tutti i ragazzi del Movimento dei Focolari impegnati nel progetto “Fame Zero", si è entrati nel vivo del tema della serata, e lo si è fatto attraverso un gioco. Lo hanno proposto ragazze e ragazzi, attraverso un bellissimo power point e alcune domande a cui tutta la sala è stata chiamata a rispondere alzando un cartoncino rosso o verde: serviva, il gioco, a verificare quanto si conosce della Siria, la sua posizione geografica, la storia, l’arte, la cultura.
Ricostruirsi una vita
Un gruppetto seduto nelle prime file non ne sbaglia una: bella forza, loro in Siria ci sono nati, vissuti, ma, purtroppo, hanno dovuto fuggire dalla guerra e dalla distruzione. Si tratta di due famiglie siriane, genitori e figli, arrivate a Bergamo grazie ai “corridoi umanitari” della comunità di Sant’Egidio e che ora stanno cercando di ricostruire la loro vita.
Da cosa si scappa in Siria?
Raccontano di trovarsi bene in Italia, ma la loro voce si spezza quando parlano di da cui sono dovuti fuggire: le paure, la distruzione delle case, la perdita del lavoro, l’impossibilità per i loro figli di studiare.
Un gruppetto seduto nelle prime file non ne sbaglia una: bella forza, loro in Siria ci sono nati, vissuti, ma, purtroppo, hanno dovuto fuggire dalla guerra e dalla distruzione. Si tratta di due famiglie siriane, genitori e figli, arrivate a Bergamo grazie ai “corridoi umanitari” della comunità di Sant’Egidio e che ora stanno cercando di ricostruire la loro vita.
Da cosa si scappa in Siria?
Raccontano di trovarsi bene in Italia, ma la loro voce si spezza quando parlano di da cui sono dovuti fuggire: le paure, la distruzione delle case, la perdita del lavoro, l’impossibilità per i loro figli di studiare.
Tante le domande da parte dei presenti, per conoscere dal vivo una realtà di cui sentiamo solo parlare in tv, ultimamente abbastanza di rado.
C’è bisogno di relazioni umane nuove
Un ragazzo, Paolo, sottolinea con la musica del suo violoncello i momenti di pausa e riflessione. Come quello che propone Omar, siriano di Aleppo, portavoce del Centro Islamico di Brescia: oltre agli aiuti concreti e in denaro che sicuramente servono – dice – è di relazioni umane che c'è bisogno per ricostruire la Siria. E questo è sicuramente ciò che ognuno può fare anche qui.
La testimonianza di Robert e Giuliana
Intanto sono arrivati altri ospiti d’eccezione, Robert Chelhodt che vive nel focolare di Aleppo in Siria e Giuliana Sampugnaro, referenti per l’AMU (Associazione Mondo Unito) dei progetti per la Siria. Sono felici di conoscere di persona la comunità bergamasca e di poterla ringraziare.
C’è bisogno di relazioni umane nuove
Un ragazzo, Paolo, sottolinea con la musica del suo violoncello i momenti di pausa e riflessione. Come quello che propone Omar, siriano di Aleppo, portavoce del Centro Islamico di Brescia: oltre agli aiuti concreti e in denaro che sicuramente servono – dice – è di relazioni umane che c'è bisogno per ricostruire la Siria. E questo è sicuramente ciò che ognuno può fare anche qui.
La testimonianza di Robert e Giuliana
Intanto sono arrivati altri ospiti d’eccezione, Robert Chelhodt che vive nel focolare di Aleppo in Siria e Giuliana Sampugnaro, referenti per l’AMU (Associazione Mondo Unito) dei progetti per la Siria. Sono felici di conoscere di persona la comunità bergamasca e di poterla ringraziare.
Per noi è bello sapere come viene utilizzato il contributo che si invia già da diversi anni e che si raccoglierà anche oggi (a fine serata, le offerte raccolte saranno di 1.350 euro).
Conoscere di più
Non manca la presentazione del libro scritto da Zanzucchi e Toschi dal titolo Siria, una guerra contro i civili (ed. Città Nuova), accolta da molti come opportunità di approfondimento e di ulteriore “entrata” con la conoscenza e con l’anima, nella tragedia siriana.
Amore e inventiva
Alcune delle azioni svolte per i progetti a favore della Siria (come vendita di torte all’uscita delle messe e vendita di oggetti d’oro di famiglia) sono raccontate con brio da Albertina e Pietro Alestra, che dimostrano con la loro simpatia e determinazione come l’amore e l’inventiva siano sempre più brillanti, a dispetto dell’età.
Una cena sobria ma gustosa
Con la stessa vivacità Lorena Vezzola ci riferisce quanto, in questi anni, si è fatto attraverso le attività di “catering” che hanno coinvolto persone di tutte le età, religioni e convinzioni diverse (proprio come avvenuto anche a chiusura di questo appuntamento, con una gustosa e “artistica” cena a buffet, in cui si avverte tutta la dedizione e l’amore concreto di Lorena e della sua equipe).
Sempre lieti
A conclusione della serata, la frase della Scrittura che cerchiamo di vivere in questo mese “Siate sempre lieti nel Signore” è proprio una realtà. Ci sentiamo sempre più famiglia, tra noi e con il popolo siriano: i riflettori si sono accesi e il percorso sul “ponte” sembra più breve e, forse, più facile da percorrere.
Conoscere di più
Non manca la presentazione del libro scritto da Zanzucchi e Toschi dal titolo Siria, una guerra contro i civili (ed. Città Nuova), accolta da molti come opportunità di approfondimento e di ulteriore “entrata” con la conoscenza e con l’anima, nella tragedia siriana.
Amore e inventiva
Alcune delle azioni svolte per i progetti a favore della Siria (come vendita di torte all’uscita delle messe e vendita di oggetti d’oro di famiglia) sono raccontate con brio da Albertina e Pietro Alestra, che dimostrano con la loro simpatia e determinazione come l’amore e l’inventiva siano sempre più brillanti, a dispetto dell’età.
Una cena sobria ma gustosa
Con la stessa vivacità Lorena Vezzola ci riferisce quanto, in questi anni, si è fatto attraverso le attività di “catering” che hanno coinvolto persone di tutte le età, religioni e convinzioni diverse (proprio come avvenuto anche a chiusura di questo appuntamento, con una gustosa e “artistica” cena a buffet, in cui si avverte tutta la dedizione e l’amore concreto di Lorena e della sua equipe).
Sempre lieti
A conclusione della serata, la frase della Scrittura che cerchiamo di vivere in questo mese “Siate sempre lieti nel Signore” è proprio una realtà. Ci sentiamo sempre più famiglia, tra noi e con il popolo siriano: i riflettori si sono accesi e il percorso sul “ponte” sembra più breve e, forse, più facile da percorrere.