Pareva di essere tornati indietro nel tempo e nello spazio:
immaginate una grande corte di cascina di campagna, con porticati e prati, in
una giornata di quelle tipiche settembrine, illuminata da un sole caldo e da un
cielo di un azzurro tersissimo.
Immaginate crocchi di ragazze e ragazzi vocianti, giovani famiglie sedute su coperte colorate, stese sull’erba, con zaini e cesti da picnic, carrozzine e bimbi che ridono e giocano (la bellissima fotografia qui accanto è stata scattata da Eugenio Ferri).
Pensiamo che fossero proprio così le feste che si “celebravano” in quella cascina della pianura bresciana (ora Centro Mariapoli): feste di famiglia!
Immaginate crocchi di ragazze e ragazzi vocianti, giovani famiglie sedute su coperte colorate, stese sull’erba, con zaini e cesti da picnic, carrozzine e bimbi che ridono e giocano (la bellissima fotografia qui accanto è stata scattata da Eugenio Ferri).
Pensiamo che fossero proprio così le feste che si “celebravano” in quella cascina della pianura bresciana (ora Centro Mariapoli): feste di famiglia!
Questa la prima e più vera sensazione di chi vi arrivava per
la prima volta o di chi non era nuovo a questi appuntamenti, oltre le età e le
fedi, oltre i sofferti o gioiosi vissuti personali; erano circa 300 gli adulti
e oltre un centinaio di bambini e ragazzi, dai quattro mesi ai quasi 90 anni
che domenica 23 settembre si sono
ritrovati.
Parola d'ordine: alzare lo sguardo
Si sono dati appuntamento, provenendo dalle quattro
provincie di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova, per trovarsi insieme, e
provare ad alzare lo sguardo sugli avvenimenti della propria vita famigliare,
professionale e comunitaria. Si sono fermati; hanno ascoltato profondamente
cosa avevano da imparare dagli inciampi della vita, dalle strade in salita, dai
sentieri interrotti.
Si sono ascoltati condividendo le proprie storie; si sono fatti
attraversare dalle ferite degli altri e hanno imparato a volersi bene, a sentirsi
una famiglia più grande.
Generativi, sempre
Il regalo di Mauro e Claudia, due giovani sposi attraversati
da un incidente stradale che ha messo in sospensione il loro sogno di famiglia, ha insegnato ad
alzare lo sguardo e riscommettere sulla Misericordia di un Dio che non lascia
soli i suoi figli, anche quando tutto sembra finire. La loro vita ha insegnato
che è possibile essere generativi, sempre.
Anche quando il mondo sembra dire che la famiglia è stata
superata come modello di vita affettiva e sociale, si sono scoperti sentieri da
condividere che hanno nomi diversi grazie a quella “Arte d’amare” (declinata
attraverso la testimonianza di AnnaMaria e Danilo Zanzucchi, già responsabili
mondiali del Movimento Famiglie Nuove) che ciascuno può imparare giorno per
giorno.
A loro la parola
Una quindicina di adolescenti, raccolti in cerchio, gambe incrociate, volti sereni: hanno appena lasciato i loro laboratori: social, fiducia. Argomenti trattati anche a scuola, ma qui hanno un altro spessore e soprattutto un’altra dimensione perché “qui scopri l’altro”.
"Ho scoperto
l’importanza dell’avere fiducia nei genitori e del loro avere fiducia in me”,
dice Cecilia. Claudia era in un gruppo con diversi adulti, per approfondire il
significato e l’uso dei social: “A scuola
, anche se parliamo molto dei social, lo facciamo sempre tra di noi, dal nostro
punto di vista… qui è stato molto importante per me avere anche un riscontro dal
mondo degli adulti".
Davide ha 27 anni: "Ero
qui per dare una mano dove serviva; sono stato in cucina. Diresti faticoso, ma
quando si ha voglia di aiutare non si sente la fatica e poi, fatto con gli
amici è divertente a prescindere".
All’ombra di un grande cespuglio è seduto Aureliano, con
accanto figlio e nipoti; ha 87 anni e per la prima volta è arrivato al
Frontignano: ha partecipato al
laboratorio sulla terza età e commenta: "Ognuno ha i suoi grattacapi, anche peggio dei miei; è stato utile ascoltarsi e
confrontarsi, perché così ti tiri su di morale!”.
Alexander ha 10 anni: “Mi
sono proprio divertito, abbiamo cantato, giocato a pallone… Il rap con mio
zio.. è stato forte e mi ha aiutato a superare le mie timidezze “.
E poi Cristina, Lorenzo, quelli che finalmente hanno
imparato a camminare sui trampoli o quei frugoletti che gentilmente e
timidamente ti offrono tiepidi pancakes al miele o alla nutella preparati con le
loro mani...
Mina è musulmana, viene dall’alta valle Brembana ed è già stata qui in
primavera, accompagnata dalla nuora, per partecipare ad un incontro
interreligioso: “Tutto è
stato bello; siamo una famiglia allargata. E’ importante trovare tempo per
stare insieme”.
Una famiglia di
famiglie
Chiara e Ivano, Emi e Marco, Silvana e Piero, Eleonora e
Antonio con il piccolo Samuele… incontri, abbracci, colloqui profondi in un a
tu per tu che mai ti saresti aspettato, risate e ancora canti, giochi…
Centinaia i sentimenti che ciascuno ha sperimentato: lacrime
di condivisione, sorrisi di appartenenza, ascolto di profonda unione, parole di
comprensione, sogni di futuro, risate di gioia, sguardi di famiglia.
Una famiglia che
spera
“Se abbracciamo
insieme le ferite di questa umanità e impariamo ad amarla profondamente - conclude Silvio Marchetti, conduttore della giornata - sapremo insieme alzare i nostri sguardi e aprire strade mai aperte che sanno
donare l’abbraccio di una famiglia che entra nel lavoro, nella casa del vicino
straniero, nel cuore delle giovani generazioni, nella tenerezza dei nonni, nel
dolore di chi vive la separazione, nella fede incerta dei nostri figli. Abbiamo imparato a
riconoscere che abbiamo un Papà nel cielo che fa progetti impensabili su di
noi. A noi il compito di intrecciare i nostri sogni con i Suoi Sogni che ha per
noi, per trarne il gusto della vita. Cosa è la Felicità, se
non la possibilità di condividere il nostro essere dono gli uni per gli altri,
come la presenza di Gesù che chiede ancora oggi di abitare tra noi per fare
dell’Umanità una Famiglia che sa amarsi”.