Sessantotto: ricordi e pensieri. Seconda parte del nostro viaggio di avvicinamento a LoppianoLab 2018

LoppianoLab 2018 è davvero alle porte. Scorrendo il programma si coglie il grande sforzo di offrire un ampio ventaglio di opportunità per scoprire dentro e attorno al tema di quest'anno - Dal sogno all’impegno. Educazione, partecipazione, lavoro a cinquant’anni dal ’68 - spunti di riflessione e di confronto.

Noi continuiamo a preparare l'appuntamento offrendo ai nostri lettori qualche ricordo e riflessione personale: a chi ha vissuto quel momento storico abbiamo chiesto di raccontarci come lo ricorda; a tutti gli altri cosa ha rappresentato il racconto del ’68 nella loro formazione.

Oggi pubblichiamo gli short message di Tiziana Gussago, Agostino Gandelli e Fausto dall'Olio.

Domani pubblicheremo un contributo di Adriano Mor di Brescia mentre alla vigilia dell'incontro completeremo il nostro "avvicinamento" con i pensieri/ricorsi di Luciano Sulis di Bergamo, Maria Teresa Testa di Clusone (BG) e Luigi Pisati di Soncino (CR).




Tiziana Gussago nel 1968 aveva 14 anni
abitava a Brescia

Nel 1968 iniziavo la scuola superiore ed assistevo alle tante manifestazioni di contestazione e spesso non capivo gli argomenti che si trattavano. Si contestavano  "le regole" ed io apprezzavo il valore della libertà di poterlo fare, di potersi esprimere in merito ad argomenti che non erano fino ad allora competenza degli studenti. A volte, però, mi sembrava che ci si lasciasse prendere la mano e si perdesse tempo, tralasciando la via del dialogo.
A distanza di anni ho compreso che l'equilibrio non è facile da trovare e che molto di quanto accaduto è servito per guadagnare in democrazia.


Agostino Gandelli aveva 11 anni nel 1968
abitava a San Paolo (BS)

Nel 1968 avevo 11 anni. Non potevo rendermi conto della portata dei cambiamenti sociali in atto. Vivendo in un paese di campagna, in un ambiente agricolo, eravamo ben lontani dalle proteste e dai cortei. Dai noi il mondo era piccolo e la città lontana.
Coglievo di riflesso l'aria di cambiamento dai comportamenti e dalle richieste che le mie sorelle più grandi avanzavano in famiglia e che ottenevano con molta fatica: i pantaloni anziché la solita gonna; le prime uscite con l’auto di qualche amico, con le prime sigarette fumate di nascosto e il terrore di essere scoperte; il mangiadischi con i 45 dei Beatles, Celentano e l’Equipe 84.
Ricordo i commenti aspri di disprezzo di mio padre, quando in TV apparivano i giovani cantanti beat coi capelli lunghi e subito raccomandava alla mamma di vigilare sul taglio dei nostri capelli e la sfumatura alta che il barbiere eseguiva con la macchinetta. Lui capelloni proprio non li sopportava. Grande fu la gioia quando, in occasione della gita scolastica, mi comprarono i primi jeans Rifle a zampa di elefante: guardavo orgoglioso le scarpe coperte da tutta quella stoffa. Finalmente mi sentivo moderno, al passo con i tempi. Un po' beat anch’io.


Fausto Dall’Olio nel 1968 aveva 22 anni
viveva a Bagnolo S.Vito (MN), studiava a Piacenza

Nel 1968 frequentavo la facoltà di Agraria presso l’Università Cattolica di Piacenza.
Da Milano arrivavano gli echi  dei disordini provocati dal Movimento studentesco  delle altre facoltà presenti nella sede centrale della stessa Università.
Noi della Facoltà di Agraria  eravamo informati  dai giornali e dalla televisione. Ricordo che alcuni dei nostri colleghi di corso andarono a Milano, parteciparono alle manifestazioni e  ci comunicarono le istanze dei colleghi di Milano.
Veramente non ci fu grande seguito. Per solidarietà, a Piacenza fu  proclamato un giorno di sciopero dalle lezioni. Poco tempo dopo Mario Capanna, leader del Movimento studentesco, con altri colleghi, vestiti con l’inconfondibile eschimo verde, venne a Piacenza  a presentare ciò che il Movimento studentesco stava promuovendo. Ricordo una frase di Capanna che mi colpì negativamente:“ l’agricoltura non è cattolica”. Non sono mai riuscito a capire il significato di questa affermazione.

Ero molto impegnato nello studio e nella partecipazione alle lezioni. Non mi  lasciai coinvolgere,  come tanti altri, dall’ ondata delle  contestazioni, ma non ho resistito all’acquisto dell’eschimo verde, così tanto di moda in quel periodo.