L'estate di Angelo ed Eugenio ha i colori dell'Africa. Da domani e per tre settimane saranno a Kikwit per incontrare la comunità locale dei Focolari
Vivranno per tre settimane con la comunità locale del Movimento dei Focolari di Kikwit, nella parte sudoccidentale del Paese, dove l'Associazione SFERA - acronimo di Sviluppo, Fraternità, Educazione, Responsabilità, Accoglienza - ha avviato la realizzazione di un progetto denominato Maison de Paix.
Se a prima vista può apparire un intervento missionario nel solco della tradizione (sono state realizzate delle strutture che a settembre ospiteranno l'avvio della scuola materna, un ambulatorio e una casa per la comunità religiosa delle suore che si sono rese disponibili per il progetto, e c'è un gruppo di persone che accompagna il tutto dall'Italia con l'idea di completare le costruzioni con ciò che servirà per una scuola primaria, dei laboratori per le scuole professionali e una scuola di agricoltura), in realtà è un'azione fortemente innovativa. SFERA non fa conto dell'esperienza, del carisma o della storia di un'unica realtà, ma somma tante diverse esperienze, carismi, competenze che si mettono in comunione tra di loro e con la popolazione che ha bisogno di un aiuto, di un accompagnamento, di un sostegno iniziale per avviare percorsi di riscatto.
Il Movimento dei Focolari è fin dall’inizio tra i sostenitori di SFERA e del progetto Maison de Paix. Ed è in questa cornice che si inserisce il viaggio di Angelo e di Eugenio.
“Il nostro desiderio - dice Angelo nell'intervista che pubblichiamo qui di seguito - è quello di costruire ponti fra le comunità del Movimento dei Focolari delle nostre province e la comunità del Movimento presente a Kikwit. L’aspettativa è quella di rinsaldare rapporti di fraternità e alimentare una comunione affettiva e fattiva".
INTERVISTA AD ANGELO BRICCA
Angelo, perché questo viaggio in Africa?
Per condividere con Eugenio - che è uno dei focolarini che vivono con me in Focolare - un’attenzione verso l’Africa e le sue sfide. Eugenio è un chirurgo e lavora nell'Ospedale di Piacenza. Per lui è il diciottesimo viaggio in Africa dove ha anche vissuto diversi anni in una realtà del Movimento dei Focolari.
A spronarmi è l’ideale dell’Ut Omnes: in quel “che tutti siano Uno” Gesù mi chiede di amare i prossimi più vicini, ma mi rende anche cosciente che tutto il mondo è la mia famiglia, e devo dare attenzione anche alle necessità dei fratelli lontani.
Quali sono le tue aspettative?
Rinsaldare dei rapporti di fraternità attraverso i quali passa una inculturazione più credibile; favorire una comunione affettiva e fattiva. E poi costruire ponti fra le nostre comunità e quella di Kikwit. Non saremo in alberghi, ma da famiglie che ci accoglieranno fra loro. Desidero fare esperienza di vita evangelica, dando qualcosa di me, sicuro del “centuplo”
Cosa possiamo dare noi all’Africa oggi?
Testimoniare che anche qui in Europa ci sono comunità che come loro vivono lo stesso Ideale, che hanno il desiderio di fare esperienza di comunione, mettendo a disposizione tempo, competenze, progettualità, risorse. A Brescia è nato il progettoSFERA, una proposta in cui è coinvolto il Movimento dei Focolari, per assicurare attraverso la Maison de Paix a Kikwit un supporto nel campo educativo, sanitario e della formazione umana.
E cosa pensi che possa insegnare a noi, oggi, l’Africa?
Spero di poter rispondere meglio quando sarò di ritorno. A pelle oggi direi la Fede, l’immediatezza del rapporto con Dio, la capacità di affidarsi a Dio, ma anche tenacia, speranza, il coraggio nell’affrontare immense sfide, l’importanza delle relazioni, il valore della famiglia anche quella più allargata.
Cosa puoi dirci del Movimento dei Focolari in Africa?
Il Movimento è presente in molte nazioni dell’Africa, dal Nord al Sudafrica (n.d.r. Dove da quasi otto anni vive e lavora Maria Zorra). I primi focolarini sono arrivati nel febbraio 1963 a Fontem, in Camerun, invitati dal vescovo ad aiutare il popolo Bangwa che rischiava l’estinzione per l’altissima mortalità infantile. In Algeria i focolarini sono arrivati nel 1966, prima a Tlemcen e poi ad Algeri, realtà in cui si è fortemente sviluppato il dialogo con i musulmani. In Kenya c’è la Mariapoli Piero, sorta nel 1992, che ha come caratteristica preminente l’Inculturazione.
E nella Repubblica Democratica del Congo?
L’Ideale dell’unità dei Focolari è arrivato in Congo negli anni ’60 e nonostante l’estensione del territorio , che per darvi un’idea è 5 volte la Francia, si è diffuso in quasi tutte le province Nel 1991 si è aperto il primo focolare femminile a Kinshasa e nel 2004 quello maschile. Nel 2011 si è inaugurato il focolare femminile a Lubumbashi (n.d.r. Qui c'è un'altra conoscenza dei nostri territori, Maria Pia Redaelli). A Kikwit la comunità locale del Movimento è nata grazie a due famiglie focolarine che si sono trasferite in quella città. Oggi i membri del Movimento in Congo/RDC promuovono tante iniziative, anche sociali, per venire incontro all’estremo bisogno di alimentazione ed educazione soprattutto dei bambini. Tutto un programma, che dice di un paese in cammino, aperto alla speranza!
A spronarmi è l’ideale dell’Ut Omnes: in quel “che tutti siano Uno” Gesù mi chiede di amare i prossimi più vicini, ma mi rende anche cosciente che tutto il mondo è la mia famiglia, e devo dare attenzione anche alle necessità dei fratelli lontani.
Quali sono le tue aspettative?
Rinsaldare dei rapporti di fraternità attraverso i quali passa una inculturazione più credibile; favorire una comunione affettiva e fattiva. E poi costruire ponti fra le nostre comunità e quella di Kikwit. Non saremo in alberghi, ma da famiglie che ci accoglieranno fra loro. Desidero fare esperienza di vita evangelica, dando qualcosa di me, sicuro del “centuplo”
Cosa possiamo dare noi all’Africa oggi?
Testimoniare che anche qui in Europa ci sono comunità che come loro vivono lo stesso Ideale, che hanno il desiderio di fare esperienza di comunione, mettendo a disposizione tempo, competenze, progettualità, risorse. A Brescia è nato il progettoSFERA, una proposta in cui è coinvolto il Movimento dei Focolari, per assicurare attraverso la Maison de Paix a Kikwit un supporto nel campo educativo, sanitario e della formazione umana.
E cosa pensi che possa insegnare a noi, oggi, l’Africa?
Spero di poter rispondere meglio quando sarò di ritorno. A pelle oggi direi la Fede, l’immediatezza del rapporto con Dio, la capacità di affidarsi a Dio, ma anche tenacia, speranza, il coraggio nell’affrontare immense sfide, l’importanza delle relazioni, il valore della famiglia anche quella più allargata.
Cosa puoi dirci del Movimento dei Focolari in Africa?
Il Movimento è presente in molte nazioni dell’Africa, dal Nord al Sudafrica (n.d.r. Dove da quasi otto anni vive e lavora Maria Zorra). I primi focolarini sono arrivati nel febbraio 1963 a Fontem, in Camerun, invitati dal vescovo ad aiutare il popolo Bangwa che rischiava l’estinzione per l’altissima mortalità infantile. In Algeria i focolarini sono arrivati nel 1966, prima a Tlemcen e poi ad Algeri, realtà in cui si è fortemente sviluppato il dialogo con i musulmani. In Kenya c’è la Mariapoli Piero, sorta nel 1992, che ha come caratteristica preminente l’Inculturazione.
E nella Repubblica Democratica del Congo?
L’Ideale dell’unità dei Focolari è arrivato in Congo negli anni ’60 e nonostante l’estensione del territorio , che per darvi un’idea è 5 volte la Francia, si è diffuso in quasi tutte le province Nel 1991 si è aperto il primo focolare femminile a Kinshasa e nel 2004 quello maschile. Nel 2011 si è inaugurato il focolare femminile a Lubumbashi (n.d.r. Qui c'è un'altra conoscenza dei nostri territori, Maria Pia Redaelli). A Kikwit la comunità locale del Movimento è nata grazie a due famiglie focolarine che si sono trasferite in quella città. Oggi i membri del Movimento in Congo/RDC promuovono tante iniziative, anche sociali, per venire incontro all’estremo bisogno di alimentazione ed educazione soprattutto dei bambini. Tutto un programma, che dice di un paese in cammino, aperto alla speranza!