Tra tutte le "magie" di Gigi, quella della serenità è la più contagiosa


“Gioia” e “letizia” sono due sostantivi che calzano a pennello su Pierluigi Adami (Gigi, per gli amici)Non solo perché, di tanto in tanto, veste i panni di un mago fantasioso che ha nome “Gigiolino” riuscendo a conquistare piccoli e grandi, ma anche per il suo modo di essere.

E certo non è un caso se alcuni anni fa, scrivendo alla fondatrice dei Focolari – movimento ecclesiale in cui Gigi è impegnato da tempo – per avere una “Parola di Vita”, una frase evangelica come riferimento e sprone costante, si vide suggerire da Chiara Lubich un versetto tratto dal Libro del profeta Geremia: “La tua Parola fu la gioia e la letizia per il mio cuore”.

Un bel programma, non c’è che dire! “Cerco di vivere la Parola e l'Ideale in modo globale – confida Gigi – con lo stile che ci ha insegnato Chiara, cercando di vivere al meglio l'attimo presente”. Ed è in questa chiave che va letta una “una piccola esperienza – dice lui – un piccolo atto d'amore” che ha per teatro la sala d’aspetto di un poliambulatorio.




17 VERE PERLE FALSE

Giorni fa sono stato in una clinica per sottopormi ad una risonanza magnetica. Oltre a me c’erano altri  tre pazienti in sala d'aspetto, assieme a qualche accompagnatore. Ligio alle regole dettate da un avviso esposto, spengo il cellulare; gli altri, impassibili, continuano a parlare, chattare e scrollare. Dall'ambulatorio esce una giovane: al piede ha una calzatura ortopedica e cammina sostenendosi con una stampella ed inizia a parlare ad alta voce con chi l’ha accompagnata. I pazienti si mostrano veramente “pazienti”!


Parlando e gesticolando la giovane continua ad andare su e giù per la sala d’aspetto. Si fa sempre più irrequieta, aspetta l'uscita dell'infermiere per chiedere le modalità per farsi inviare l'esito dell'esame al proprio domicilio. Passano i minuti, l'impazienza e la rabbia aumentano, il linguaggio si fa molto “colorito” come usa oggigiorno tra i giovani. Tutti noi pazienti tacciamo. In verità avrei voglia di dirle qualcosa, ma temo una brutta risposta, proprio come usa al giorno d'oggi tra i giovani!

La guardo, cerco di capirla nella sua impazienza, nella sua rabbia. Mi rassereno. Dal borsello che ho a tracolla tiro fuori una catenella di perline, precisamente “17 vere perle false”. Mi avvicino alla ragazza e le dico: “Ora ti faccio un regalo, ma tu cerca di tranquillizzarti un po' che presto arriverà l'infermiere.” Lei mi fissa incredula (forse pensa che sia matto!), io la guardo e intanto le mie dita, “a memoria”, cominciano a girare le perline e, in pochi secondi, metto nella sua mano aperta un cagnolino. E' incantata, non stacca gli occhi dal cagnolino mentre ne faccio un altro per la sua accompagnatrice.

Abbiamo conquistato cinque minuti di assoluto silenzio. Esce l'infermiere che le dà le informazioni desiderate. La ragazza mi guarda, mi ringrazia e saluta con un gran sorriso. Ed anche agli altri pazienti, finalmente, scappa un sorriso.

Gigi Adami