Quando l’anima canta. La trentennale esperienza del Gruppo Diapason: anche con la musica si costruisce unità

Dieci voci e due chitarre. Fanno musica insieme da oltre trent’anni. Hanno base a Manerbio, nella Bassa Bresciana (ma con presenze anche da paesi vicini come Verolavecchia, Bassano Bresciano, Corzano). Hanno scelto di chiamarsi “Diapason” perché il “la”, la spinta a mettersi insieme e a costituire un gruppo, era venuta nel 1985 dal curato dell’Oratorio in cui trascorrevano tanta parte del loro tempo libero. Un “la” fortemente caratterizzato dall’incontro con il carisma di Chiara Lubich che metteva in luce l’amore che Dio ha per ogni persona, e poi con il Gen Rosso che quel carisma traduceva in canzoni.

Nella foto (per la quale ringraziamo Fotostudio Monterenzi), da sinistra: Giuliano Baiguera, Patrizia Mantovani, Cristina Rossetti, Francesca Podestà, Sara Bettinardi, Chiara Tambalotti, Valter Benzoni, Egidio Zoni, Renato Gatti e Gianpaolo Andreocchi; in questo scatto manca un altro componente del gruppo, Cristian Savio, presente però nella foto della gallery dal link degli approfondimenti.

Ripercorriamo la storia dei "Diapason" attraverso un’intervista realizzata in occasione del trentesimo anniversario del gruppo. A rispondere, a nome di tutti, sono Chiara e Giuliano.


Facciamo un po’ di anagrafica del Gruppo Diapason?

CHIARA - La nostra storia inizia nel 1985, all’interno dell’Oratorio di Manerbio. Il curato era don Tino Bergamaschi e noi eravamo ragazzi con tanta voglia di stare insieme, di ritrovarci. Qualcuno di noi aveva una chitarra e cantavano le canzoni del momento. Pochi anni prima c’era stato però a Manerbio un concerto del Gen Rosso e ci aveva colpito il verso di una canzone che dice: “A te che ascolti vorrei dire che Dio è Amore”. Avevamo condiviso quell’emozione con don Tino che per tutta risposta ci disse: “Ma perché non provate anche voi!”. E così abbiamo cominciato, con l’idea di essere strumenti di un messaggio ben più grande di noi. Don Tino ci aveva dato il “la”, e così decidemmo di chiamarci “Diapason”, che è quel piccolo strumento acustico di metallo che genera la nota sulla quale si accordano gli strumenti musicali di un insieme. E da lì è cominciata la nostra avventura.

Avventura solo musicale?

GIULIANO – La musica è il filo che ci lega, con cui ci esprimiamo, ma l’intenzione è quella che conta! Volevamo cambiare quelle che erano le solite esperienze giovanili e il Gen Rosso, che cantava di una storia che cambia, una storia che ti cambia, ci ha portati alla scoperta del Movimento dei Focolari, a fare esperienza di unità tra noi e con gli altri, a metterci in gioco in prima persona per una comunità più viva e più unita. Direi che siamo nati sulla spinta di ciò che Chiara Lubich andava dicendo sulla forza del Vangelo vissuto, e siamo poi andati avanti grazie a ciò che sperimentavamo, mettendoci a confronto con la Parola di Vita e cercando di viverla meglio che potevamo.

Quanti siete e cosa cantate?

CHIARA - All’inizio eravamo addirittura una trentina, con un bel turnover, poi ci siamo stabilizzati su numeri più gestibili dal punto di vista musicale. E avendo sempre come faro la spiritualità di Chiara siamo andati avanti, inizialmente facendo concerti basati sul repertorio del Gen Rosso, poi strutturando spettacoli tematici. L’ultimo che abbiamo proposto è su Chiara Luce Badano, una ragazza, per dirla con un giornale che ne ha scritto, “che ha travolto il tumore che la colpì giovanissima con la gioia della fede”, e che è stata proclamata Beata nel 2010.

Un traguardo così importante suggerisce ovviamente dei bilanci!

GIULIANO - Ripercorre le tappe di questa nostra piccola storia ci emoziona. Ci guardiamo l’un l’altro, grati e stupiti: ma siamo ancora qui?! Sì, siamo ancora qui, con lo stesso entusiasmo e la voglia di essere tramite di emozioni con lo sguardo verso l’alto. C’è davvero un musicista invisibile, un regista che porta avanti questa storia. C’è qualcosa più grande di noi, ed è l’unità vissuta secondo il Vangelo, che ci lega nell’amicizia, nei rapporti tra di noi e con chi incontriamo.