Adriano Pugnetti, cercatore di felicità. Vent’anni fa la prematura scomparsa di un innamorato della vita

Uno che si entusiasmava e che sapeva entusiasmare. Instancabile cercatore di felicità, per se e per chi gli stava accanto. Uno che si metteva in gioco con tutti perché di tutti sapeva vedere il meglio. Adriano Pugnetti, di cui oggi ricorre il ventesimo anniversario della morte, era così, innamorato della vita. La sua è una storia di desideri – d’amore, di libertà, di fraternità – finita troppo presto per la contabilità anagrafica, ma ancora straordinariamente generativa.

Adriano era nato l'8 luglio del 1957, viveva a Manerbio, nella Bassa Bresciana, ed aveva conosciuto il Movimento dal curato di allora, don Firmo Gandossi: ne era rimasto affascinato! Da subito ne fece l'ideale della sua vita, impegnandosi in parrocchia e con i giovani del Movimento. Infermiere in Ospedale, sposato con Angiola - anche lei conquistata dall'Ideale di Chiara Lubich (nella foto sono ritratti insieme durante un congresso dell'Opera) - padre di due figli (un terzo nascerà successivamente), nel 1982 entrò in Focolare. Le prime avvisaglie del tumore si manifestarono nel 1988 quando con la moglie si rese disponibile a vivere un anno a Gerusalemme a servizio della comunità locale del Movimento dei Focolari. Dopo il rientro in Italia venne sottoposto a due interventi chirurgici che però non riuscirono a fermare il male. Morì l'11 novembre del 1997.

Lo ricordiamo attraverso l’omelia che proprio don Firmo Gandossi, il sacerdote che gli aveva fatto conoscere il Movimento dei Focolari, tenne il giorno del funerale di Adriano.



Amico di tutti perché amico di Dio

Quando sono arrivato a Manerbio come curato, Adriano aveva 13 anni. Finiva le scuole medie e nello studio si preparava per il lavoro. Adolescente vivace, buono, frequentava i sacramenti con regolarità, era tutto immerso nella vita oratoriana.

Nel 1971 ho fatto un’esperienza di spiritualità nel movimento dei Focolari che mi ha dato un forte slancio per vivere la mia vita di prete […]. Per me è stato naturale donare quello che avevo ricevuto a quanti mi incontravano e lo desideravano. E tra i primi ad accogliere quella proposta di vita – mettere Dio al primo posto – è stato proprio Adriano.

Da allora si è buttato in una divina avventura, impostando la sua vita in un amore continuo verso tutti. Non gli è stato subito facile, ma con decisa volontà Adriano si è messo al servizio di ogni fratello.

Ha vissuto con gioia e con intensità all'insegna di l’esortazione paolina: “Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?”. Adriano è stato fedele alla sua vocazione, ha seguito Gesù prima nell'entusiasmo degli anni giovanili, poi nell'età matura e ancora di più nella via della croce e della sofferenza.
Aveva una fede incrollabile nella presenza dell’Eterno nella sua vita. Per lui non era solo il Dio con noi ma il Dio per noi: era questo il segreto della fecondità spirituale.

Adriano ha voluto essere tutto per tutti, con una carica d’amore lo ha contraddistinto in maniera straordinaria: limpido nello sguardo; da irruente è diventato pacato e sereno nell'ascolto degli altri; sposo e padre amoroso; mai ha disperato della Provvidenza. Amico di tutti perché amico di Dio.


dall’omelia di don Firmo Gandossi per il funerale di Adriano Pugnetti il 14 novembre 1997