L’estate in musica di Enrico, dall'Albania alla Repubblica di Cina

E’ tutta un fare e disfare valige l’estate di Enrico Pompili: nel Focolare di Brescia, dove vive da qualche anno ormai, ci sono abbastanza abituati. Enrico è un concertista di pianoforte con una rete di amicizie e rapporti professionali che non ha confini. Una trama che si sovrappone e interseca le infinite relazioni nate dalla vita nel Movimento dei Focolari. In queste ore Enrico è in volo verso Taiwan; nell'Università d Taipei, la capitale, sarà uno dei docenti del corso di specializzazione per giovani pianisti oltre che protagonista di un concerto nell'ambito dell’International Piano Festival.

Da poco era tornato a Brescia dopo una master class tenuta alla Arsfonè Academy Caerano di Treviso, e prima ancora da una settimana musicale in Albania. Avremmo voluto intervistare Enrico su quest’ultima esperienza, ma il ritmo del suo “periodo di riposo” ha stabilito diversamente! Non per questo rinunciamo. Spacchettiamo qui di seguito qualche appunto steso da Enrico nel viaggio di ritorno da Tirana, riproponendolo sotto forma di domande e risposte.



LA MUSICA, STRAORDINARIO STRUMENTO DI DIO
PER COSTRUIRE COMUNITÀ

Allora Enrico, come sintetizzare l’esperienza vissuta in Albania?

Vita della Parola. Abbiamo puntato solo a questo e sulla comunione più profonda tra di noi. Così abbiamo creato la base di una esperienza di fraternità, allargata all’esterno utilizzando l’alfabeto universale della musica.

Scusa, forse c’era una domanda preliminare da fare: ma cosa sei andato fare in Albania?

L'idea era nata quasi per gioco alcuni mesi fa, tra me, Attila Ádám e Alessandro Cappella. Ci accomuna la scelta di vita per l’ideale dell’unità, il carisma di Chiara Lubich e l’impegno per la sua attualizzazione; e poi la passione per la musica. Attila è riferimento del Movimento dei Focolari in Albania, dove lavora per l’Opera anche Regjina Paluca, la prima (per ora unica) focolarina albanese. Con la presenza mia e di Alessandro si è costituito un Focolare temporaneo a servizio dei giovani impegnati nel Cantiere Gen e della comunità.

Ed è con questo obiettivo che da Tirana vi siete spostati a Korca?

Si, perché lì era stato programmato un concerto e vari incontri. Avevamo però un solo desiderio: incontrare Dio lasciandoci guidare da Lui nei rapporti con le persone del posto!

E “l’incontro” c’è stato?

La meraviglia è stata veder comporsi attorno a noi una piccola comunità di persone che ha vissuto un’esperienza per il bene della città.

Sono nati rapporti interessanti?

Sorprendenti! L’elenco è lungo: con la direttrice del museo che ha ospitato il concerto; con un professore della scuola di musica che ci ha fatto da "angelo custode" per tutta la permanenza a Korca; con il responsabile degli eventi musicali del municipio. E poi con un professore di lingua italiana e poeta, la responsabile delle politiche culturali della città. Tutti rapporti resi possibili dalla preparazione del progetto a cui hanno lavorato Odetta, una Gen di Korca, e una sua collega.

Tutto grazie alla musica?

E a quel patto di unità che abbiamo messo all’origine dell’esperienza! Attraverso i primi contatti abbiamo poi conosciuto tante altre persone. Come il Sindaco ed il vice Primo Ministro, incontrati in una piazza della città, ai quali abbiamo potuto raccontare l’amore per Korça nato dalla musica. Ma anche il direttore e vari insegnanti della Scuola di Musica della città che contenti e toccati dal concerto ci hanno chiesto di tornare sia per concerti ma anche per master class da tenersi nella loro scuola. I mass media si sono interessati al progetto e sia TV Korca che la televisione nazionale ci hanno intervistato e realizzato un servizio sul concerto.

Siete andati avanti per contagio!

Beh, sì. Potrei raccontare della farmacista appassionata di musica classica, della custode del museo, del sacerdote, della suora e dei volontari Caritas, dei giocatori di domino incontrati per strada il giorno prima dell’esibizione e di alcuni giovani...tutti poi presenti la sera del concerto. Un piccolo spaccato di città che la musica ha attratto e che la Parola vissuta – prima di tutte la promessa di Gesù: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro” – ha unito. Il giorno successivo al concerto è stato necessario rivedersi con alcuni di questi nuovi amici che hanno voluto consolidare i rapporti e condividere qualche prospettiva di impegno: collaborazioni, concerti, master class, gemellaggi musicali e molto altro.

Ma come avete potuto fare tante cose in così poco tempo?

Ce lo siamo chiesti anche noi durante il viaggio di ritorno a Tirana, sapendo perfettamente che non era opera nostra, di singole persone, ma di una volontà comune di testimoniare Dio Amore. Nella capitale abbiamo incontrato l’insegnate di pianoforte di una bambina, figlia di una famiglia che vive l’esperienza del Movimento, che aveva suonato per i ragazzi del Cantiere Gen. E’ una professoressa che dà lezioni specialmente a bambini e ragazzi dei ceti poveri. Il posto dove insegna, accanto alla cattedrale, non ha un pianoforte vero ma solo una tastiera elettrica. Certo sarebbe bello se questi ragazzi potessero fare lezione su un vero pianoforte. Appena tornati in Italia abbiamo iniziato a spargere la voce per vedere se c’è qualcuno che ha uno strumento in buone condizioni da offrire. Vedremo!

Cosa resta dopo giornate tanto intense?
Prima di tutto un grande amore e gratitudine per la gente albanese! Poi la gioia di Gesù in mezzo, con i suoi frutti di comunione profondissima fra noi, in una originale e intensa vita di Focolare! E lo stupore di scoprire la musica come uno straordinario strumento di Dio per costruire comunità. Persone che fino a ieri ci erano sconosciute sono diventate fratelli e sorelle per la vita condivisa nella loro città!