“Una vita a colori”, una proposta alternativa ...


“Una vita a colori”, una proposta alternativa per non cedere al rischio di una vita grigia e monotona

Non è facile continuare un cammino di formazione accanto ai preadolescenti, soprattutto dopo averli accompagnati fino al sacramento della Cresima; in genere dopo il periodo estivo, alla ripresa del nuovo anno catechistico molti raramente continuano a frequentare gli spazi parrocchiali, quando non li abbandonano del tutto.

Del resto, già da un documento sinodale sui giovani del 2018, veniva in evidenza che “ un numero consistente di giovani, per ragioni diverse, non chiedono più nulla alla Chiesa perché non la ritengono significativa per la loro esistenza. Alcuni, anzi, chiedono espressamente di essere lasciati in pace…” (art. 53)

 

Laici a servizio della Chiesa locale

Don Natalino e don Stefano, parroci di Vailate e Misano Gera d’Adda (diocesi di Cremona ma della provincia di Bergamo), hanno pensato bene di rivolgersi ai laici perché potessero studiare con loro qualche “strategia”, qualche percorso alternativo affinché ragazze e ragazze di seconda e terza media potessero sentirsi ancora coinvolti e partecipi attivi nei loro delicati processi di crescita umana e spirituale.

Alcuni appartenenti alla Comunità locale del Movimento dei Focolari, ricchi di esperienze vissute negli anni precedenti, si rendono disponibili; nella progettazione sia a livello contenutistico che metodologico sono affiancati da alcuni giovani capaci di innovazioni anche di tipo strumentale. Indispensabili poi il “lavoro di squadra” con i catechisti che ben conoscevano le diverse realtà e con i genitori dei ragazzi incontrati sia per la presentazione del percorso che nel momento conclusivo dello stesso.

Questa fase preparatoria, che si è rivissuta poi per ogni incontro, è stata per tutti noi un’esperienza di vera sinodalità: ciascuno, con libertà, ha potuto donare ed accogliere le diverse riflessioni e proposte, fino al raggiungimento di un pensiero pienamente condiviso”.


 
Un percorso di luci: i colori dell’arcobaleno

 L’amore vissuto - diceva Chiara Lubich – ha varie espressioni, che a noi piace paragonare alla luce, che si rifrange nei sette colori.  Ogni colore (o aspetto) riguarda la nostra vita, si incarna nella nostra vita, vista da diverse prospettive.

Questi “colori” sono stati la fonte ispiratrice del progetto formativo: aspetti che hanno coinvolto i ragazzi nella vita di comunione dei beni materiali e spirituali, di amore-servizio al prossimo, di ricerca del rapporto con Dio, di attenzione al creato e alla vita, di contemplazione della bellezza e dell’armonia, di capacità di comunicare e di usare adeguatamente i diversi media.

Un incontro preliminare di presentazione con i ragazzi e con i loro genitori, sette incontri per andare in profondità nella vita dei diversi colori e uno conclusivo, momento di verifica e di “restituzione” anche alla presenza dei genitori del percorso durante il quale sono stati utilizzati vari strumenti, dal Power Point, al gioco, ai video, ai cellulari, ai quiz, alla musica, coinvolgendo direttamente i ragazzi perché si sentissero artefici e protagonisti.

 

La parola ai protagonisti

 E’ stato un crescendo, non senza difficoltà ed ostacoli, ma con nel cuore il desiderio di far vivere ai ragazzi un incontro con la VITA, Gesù. - confidano gli educatori – Fondamentali i momenti di preparazione che hanno permesso, grazie al contributo fattivo di tutti, di vivere, prima noi, l’esperienza di questa “vita a colori”, per poi poterla trasmettere e viverla con i ragazzi.

Ci portiamo in cuore questa esperienza come un dono di Dio, un’esperienza viva di Comunità e di servizio alla Chiesa.

 


I ragazzi così si esprimono:

 

 Mi avete ricordato quale grande amico è Gesù e vivere per gli altri e non solo per sé stessi, rende parecchio più felici.”

 “Il percorso è stato semplicemente beautiful perché non è stato il solito catechismo che immaginavamo”.

“In un momento particolarmente teso ho sentito forte il valore del colore giallo, cioè il rapporto con Dio: pregare mi ha dato pace e forza.”

“Quello che mi ha colpito di più è stato che puoi sempre ricominciare anche se sbagli”.

Abbiamo lasciato in tasca il cellulare per poter parlare e guardarci in faccia”

 

I genitori, commossi per le impressioni riportate dai ragazzi, raccontano: “I nostri figli tornavano a casa sereni”.