La storia di Sergio Brena, focolarino bergamasco in Zambia



Una delle voci che venerdì pomeriggio racconteranno l’Africa e i suoi problemi (QUI  TUTTI I DETTAGLI  DELL’INCONTRO) sarà quella di Sergio Brena, focolarino di 60 anni originario di Mozzo, in provincia di Bergamo, da due anni in Zambia dopo averne passati altrettanti in Kenia, alla Mariapoli Piero.

Di lui mi ha parlato una Volontaria, zia di Sergio, e confesso che non avendolo mai sentito nominare prima mi sono chiesto quanti altri Sergio non conosco, non conosciamo: sarebbe bello - mi sono detto - avere sempre presente una mappa di chi, da Bergamo come da Brescia, da Cremona come da Mantova, si trova in qualche parte del mondo a servizio dell’Ideale e del Carisma dell’unità di Chiara Lubich. Una mappa interattiva che da ogni punto evidenziato rimandi a storie e immagini. Ce la faremo? Chissà! Intanto ecco la storia di Sergio Brena.



Mi risponde al telefono dal Focolare di Lusaka, la capitale dello Zambia. Una chiamata via whatsapp. Nello stato del social, accompagna la sua foto con un versetto Salmo 119: “Nella tua volontà è la mia gioia”. Lo scrivo perché già qui trovo la risposta ad una domanda che volevo fargli: ma chi te l'ha fatto fare, a sessant’anni, dopo averne passati 15 a Palermo, quasi 5 a Catania, 5 a Cuneo e 8 a Pescara ... chi te l'ha fatto fare di imbarcarti in questa avventura in Africa?
 

Negli ultimi anni che ho trascorso a Pescara
- mi dice - il Movimento ha chiesto a chi se la sentiva di vivere l’esperienza dei Focolari temporanei là dove ce n’era la necessità. Io mi sono reso disponibile e insieme ad alcuni giovani sono partito per l’Africa. Così, quando il Centro dell’Opera mi ha proposto l’Africa come mio nuovo campo di testimonianza e di impegno, tutto è stato molto naturale. I primi due anni sono stato alla Mariapoli Piero, in Kenia - dove tra l’altro, sempre nell’ottica del Focolare temporaneo, è venuto a trascorrere un periodo di servizio anche Claudio Bosetti, di Brescia - e poi sono venuto in Zambia per aprire il Focolare maschile.


Un’operazione pionieristica, immagino.

Siamo arrivati qui il 22 agosto del 2019, ospitati all'inizio da una comunità di missionari, poi, piano piano, abbiamo trovato casa e lavoro. Mi occupo della gestione del Centro culturale della Scuola italiana di Lusaka, avviata quarant’anni fa quando la comunità di italiani era molto numerosa.


Un bel lavoro!


Arrivato di provvidenza! Ero andato in ambasciata per dei documenti e parlando con una funzionaria le ho detto un poco di me ed ho scoperto che conosceva il Movimento dei Focolari. Prima di salutarmi mi invitò a partecipare ad una messa per la comunità italiana di Lusaka. Lì ho conosciuto i dirigenti della struttura che mi hanno offerto il lavoro.


In Zambia c’è solo il vostro Focolare?

No no, da molto più tempo c’è un Focolare femminile a Ndola, una città di quasi mezzo milione di abitanti con una numerosa comunità del Movimento. A Ndola vive anche padre Tiziano (al centro nella foto, con Mari-Nita responsabile del Focolare femminile), un francescano oggi 94enne che ha portato l’Ideale in Zambia negli anni Sessanta.


Quanti siete nel Focolare maschile?

Due italiani, un olandese, un keniano, un angolano.


Qual è la situazione sociale ed economica?

Lo Zambia è oggi uno tra i Paesi più poveri al mondo. Le statistiche dicono che il 70% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, il 90% sopravvive grazie a quella che viene chiamata ‘economia informale’. E il Covid ha ulteriormente allargato le disparità. Al di là della questione vaccini - ne sono arrivati 500mila a fronte di una popolazione di 13 milioni - qui il solo tampone è un lusso: costa la metà dello stipendio medio.


Com’è la tua giornata tipo?

Come quella di tutti, qui, comincia abbastanza a presto. La sveglia è alle 5,30. Usciamo per le 6 e mezza e torniamo a casa verso le quattro del pomeriggio e fino a sera si lavora per le diverse attività del Focolare. Nell’ultimo anno, a causa della pandemia, teniamo vivi i contatti attraverso il telefono e qualche incontro via Zoom. Prima del lockdown eravamo riusciti, appoggiandoci ad una Famiglia Focolare, ad organizzare due Mariapoli, una in Zambia e una in  Malawi, entrambe con un centinaio di partecipanti. Adesso stiamo cercando di ripartire. Sperando in bene.


Ci racconti come hai conosciuto l’Ideale?

In famiglia, dalla mamma, dalla zia Gemma. Per me un momento forte è stata una Mariapoli per i ragazzi - avrò avuto 12, 13 anni - fatta a Capizzone, in Valle Imagna.
Con l’adolescenza mi sono un po’ allontanato, ma poi, nel pieno della crisi di quella età, quando cercavo risposte sul senso della mia vita, ho ricordato ciò che avevo vissuto e mi sono riavvicinato, accompagnato da tanti, ma in modo particolare da Pierangelo Pezzotta.

La vocazione al Focolare si è fatta strada piano piano e nel 1984 sono partito per la Scuola di formazione a Loppiano, terminata la quale, nel 1986, ho cominciato il mio giro d’Italia: quasi vent’anni in Sicilia, poi in Piemonte e in Abruzzo. E oggi in Africa, con lo stesso entusiasmo e fiducia nella forza del Vangelo vissuto.


g.c.




Qui sopra, Sergio Brena con le Focolarine e la famiglia di Gift, il primo giovane zambiano che sta vivendo l'esperienza della Scuola per il Focolare (al centro). A destra, Michael ,un altro focolarino della comunità di Sergio.