Fraternità al tempo del Covid-19. Un'esperienza di accoglienza a Porto Mantovano



La famiglia Al Darwish è arrivata a Fiumicino il 31 gennaio scorso per raggiungere Mantova dove l’attendeva un gruppo di famiglie che fanno riferimento alla parrocchia di Sant’Antonio a Porto Mantovano. Di questo gruppo mia moglie Lucia ed io siamo i loro vicini fisicamente più stretti: abitano infatti nella mezza bifamiliare attaccata alla nostra casa. Già qualche settimana dopo il loro arrivo le relazioni con noi, ma anche con tutti i componenti del gruppo, stavano sviluppandosi positivamente, quando il Covid19 si è messo di mezzo.


Quel terribile virus che pareva volesse distanziare tutti

Non solo ha distanziato le persone del gruppo che frequentavano, non solo ha interrotto l’inserimento scolastico dei due figli (Rateb di 16 anni e Seba di 15) e le prime amicizie, ma il Covid19 ha allontanato da loro e da me mia moglie Lucia. Si è fatto sentire all’inizio di marzo con i classici sintomi di una polmonite che dopo una settimana ha costretto Lucia, una volta diagnosticata positiva, all’isolamento in Ospedale per quindici giorni più altri quindici di quarantena una volta tornata a casa. Logicamente anche io, pur asintomatico, sono stato obbligato alla quarantena con il divieto di uscire dal cancello di casa.


Dal dare al ricevere

Questa esperienza di separazione da mia moglie e dagli altri, ha invertito i ruoli che l’accoglienza stabilisce tra ospiti e ospitanti. È apparsa l’altra faccia ... io ero diventato la persona di cui la famiglia Al Darwish si prendeva cura, loro mi accudivano e si preoccupavano che stessi bene. Così ogni giorno mi preparavano una porzione abbondante di uno dei piatti della cucina siriana, dal maqlubeh al tabboleh, dall’humus alla strana zuppa di gombo. Disponevano i piatti su un vassoio che lasciavano sopra il muretto che separa le nostre due abitazioni. Ma anche il muro aveva cambiato faccia! Non era più un muro che separa, bensì un ponte per mettere in comunicazione! E poi erano le loro parole che mi rincuoravano, anche nelle loro preghiere c’era sempre un pensiero per mia moglie in Ospedale. Erano loro che si facevano fratelli e sorelle nei miei confronti. Anche il piccolo Moatez (4 anni) contribuiva ad incoraggiarmi colorando un lenzuolo con l’arcobaleno sul quale i fratelli avevano aggiunto la frase “tutto andrà bene”.


Siamo tutti fratelli

Quando poi Lucia è tornata, seppure in quarantena, mi hanno scritto: Ringraziamo Dio, siamo felici del suo arrivo tra noi, era un pezzo di famiglia che avevamo perso! Più volte il padre Tamam di fronte alle mie frasi di ringraziamento, si giustificava delle loro attenzioni dicendo: Siamo tutti fratelli su questa terra e non vogliamo alcun ringraziamento o ricompensa per la cura l’uno dell’altro. Non abbiamo potuto riunirci per pregare e mangiare insieme, ma abbiamo vissuto un tempo di solidarietà, vedendo che si può camminare insieme, cristiani e musulmani, credenti e non credenti, tra persone di buona volontà, sui terreni della giustizia e dell’amore. Qualche settimana fa Ramia, moglie di Tamam, insieme alle due sorelle che abitano nel mantovano a circa 25 chilometri, hanno preparato insieme il cibo per un pranzo che hanno recapitato all’Ospedale di Mantova offrendolo ai medici, agli infermieri e a tutto il personale che assiste i malati di Covid19.


Co-nvivere, condi-Vid-ere: l’altra faccia del Co-Vid

Successivamente la sera del 14 maggio ci siamo riuniti a casa nostra rispettando le distanze per un momento di preghiera comune. Alternando le loro parti in arabo e le nostre in italiano, abbiamo letto alcuni passi del Documento sulla fratellanza umana firmato da papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb. Un passaggio in particolare ci ha fatto riflettere, quando si ricorda che il dialogo, la comprensione, la diffusione della cultura della tolleranza, dell’accettazione dell’altro e della convivenza tra gli esseri umani contribuirebbero notevolmente a ridurre molti problemi economici, sociali, politici e ambientali. Forse che Co(corona)-Vi (virus)-D (malattia) abbia qualcosa in comune con Co-nvivenza, Co-ndividere, Co-operare? In fondo siamo o no tutti sulla stessa barca!?!