L'emergenza che viviamo e la reazione delle imprese. Appello della Scuola di Economia Civile: è il tempo di una nuova responsabilità
C’è grande preoccupazione per le ripercussioni sull’economia dell’emergenza sanitaria globale determinata dal Coronavirus. Nel nostro Paese si moltiplicano le richieste di aiuto del sistema produttivo allo Stato e una rincorsa della politica a sponsorizzarle.
Mentre il conteggio dei possibili danni si fa di giorno in giorno più consistente, ieri è stato diffuso un appello davvero controcorrente.
A lanciarlo è la Scuola di Economia Civile.
“È questo il momento di dimostrare che lo Stato siamo noi. E che la responsabilità sociale di impresa non è solo uno strumento di marketing ma è una pratica reale che si attiva soprattutto nel momento della crisi […].
Per le persone e le imprese sane è il momento di tirar fuori generosità e creatività, di praticare buon senso e ragionevolezza.
Nessuno si salva da solo, nessuna impresa si salva da sola. Servono nuove reti, relazioni di reciprocità, percorsi di mutuo sostegno, tra imprese del Nord e del Sud, nei territori e nelle città. È una grande occasione per ricostruire un’operosa fiducia collettiva e per diventare più adulti, meno emotivi e scomposti di come ci vorrebbero certi media. E forse, davvero civili”.
- QUI il testo integrale dell'appello
Mentre il conteggio dei possibili danni si fa di giorno in giorno più consistente, ieri è stato diffuso un appello davvero controcorrente.
A lanciarlo è la Scuola di Economia Civile.
“È questo il momento di dimostrare che lo Stato siamo noi. E che la responsabilità sociale di impresa non è solo uno strumento di marketing ma è una pratica reale che si attiva soprattutto nel momento della crisi […].
Per le persone e le imprese sane è il momento di tirar fuori generosità e creatività, di praticare buon senso e ragionevolezza.
Nessuno si salva da solo, nessuna impresa si salva da sola. Servono nuove reti, relazioni di reciprocità, percorsi di mutuo sostegno, tra imprese del Nord e del Sud, nei territori e nelle città. È una grande occasione per ricostruire un’operosa fiducia collettiva e per diventare più adulti, meno emotivi e scomposti di come ci vorrebbero certi media. E forse, davvero civili”.
- QUI il testo integrale dell'appello