Disperdersi nel mondo per portare il messaggio d’amore di Dio

“IN COMMUNION ON THE PATH OF CHIARA”  (in comunione sul sentiero di Chiara) è il titolo della scuola che si è svolta a Castelgandolfo dal 20 al 23 giugno per gli incaricati del dialogo interreligioso portato avanti e vissuto nel Movimento dei Focolari.
Dialogo: una strada per arrivare all’unità
È un cammino intrapreso da anni, ma la novità di quest’anno era la presenza di fratelli e sorelle di altre religioni, che si erano incontrati già con il Centro del Dialogo dal 17 al 19 giugno, proprio per preparare insieme il programma – ci scrive Giovanna Poggi che vi ha partecipato a nome dei tanti impegnati in questo dialogo in Lombardia.
Sono persone - continua -  che possono essere ormai considerate “cofondatori”, con Chiara Lubich, del dialogo. E, come è stato detto nell’introduzione dell’incontro, il dialogo interreligioso è una strada per arrivare all’unità, non è il fine.
Eravamo circa 130 partecipanti, provenienti da 31 nazioni. Erano presenti, oltre ai cristiani cattolici e di altre chiese, ebrei, musulmani sunniti e sciiti, buddisti, indù.
Ci ha dato il benvenuto il messaggio di S.E. Mons. Miguel Angel Ayuso Guixot, nuovo Presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.

Il programma: conoscenza e testimonianza
Nella prima parte del programma è stato presentato il dialogo interreligioso nel magistero della Chiesa, in particolare attraverso i documenti degli ultimi papi.
Ogni giorno era dedicato al dialogo con una religione diversa: il primo giorno con gli Ebrei e con le testimonianze di Bella Gal della Terra Santa e della rabbina Silvina Chemen dell’Argentina.
Il venerdì è stata la volta del dialogo con l’Islam, e tra le testimonianze Giovanna ha potuto presentare l’esperienza  di dialogo vissuta a Brescia in questi anni, che ha avuto come frutto il Patto bresciano per un Islam italiano e, in particolare, la novità del 2018 e 2019 in cui giovani cristiani e musulmani hanno collaborato con gli adulti nella preparazione degli incontri dal titolo “Cammini di fraternità”.
L’ultimo giorno del corso è stato dedicato al dialogo con gli indù e i buddisti. Era presente anche un monaco thailandese, il rev. Boonchuay Doojai che si è espresso così parlando di Chiara Lubich: “Chiara è nostra madre, questo incontro per noi è tornare a casa”.
Ogni giorno, prima delle testimonianze, attraverso video venivano ripercorsi i contatti e i discorsi di Chiara con i fedeli di altre religioni, che portavano alla sorgente del Carisma dell’Unità.

Sentirsi fratelli
Il clima tra tutti è stato altissimo fin dall’inizio: ci si sentiva davvero fratelli - conclude Giovanna che riporta alcune espressioni dei partecipanti.
“È difficile contenere la gioia quando s’incontra la propria famiglia intima, amata” (Sharzad, musulmana.)
“In un modo molto gentile possiamo scuotere il mondo” (citazione di Gandhi, fatta da un indù.)
“Qui sono stati gettati semi di pace” (Rita, cristiana.)
La rabbina ebrea dell’Argentina, Silvina Chemen, ha citato l’episodio della Torre di Babele, per affermare che Dio ha confuso le lingue degli uomini, affinché essi non rimanessero tutti insieme nello stesso luogo, con l’ambizione di diventare come Dio, ma si potessero disperdere nel mondo per portare il suo messaggio di amore.
Ciascuno è ripartito con la convinzione che non si può essere religiosi, senza essere interreligiosi e ricordando la frase pronunciata una volta da Chiara: “Un atto d’amore puro può fermare un terrorista”. Possiamo, se siamo uniti.