Amicizia e ascolto per cominciare a costruire il mondo nuovo governato dal principio della fraternità

Mentre è ancora grande l’eco degli attacchi terroristici jiaidisti in Sri Lanka, mentre i supporter del nuovo corso politico italiano si affrettano ad utilizzare la disumanità di quanto avvenuto per giustificare il politico che mette in rete una sua foto mentre imbraccia un mitra, mentre c'è chi torna a parlare di inconciliabilità e di guerra di religione, a noi di FLest è tornata in mente la bella testimonianza di Sofia (al centro nella foto), ventenne di Brescia, a proposito del cammino di fraternità tra cristiani e musulmani che si va costruendo nella sua città.


L'ha proposta nel corso del congresso annuale dei laici adulti impegnati nel Movimento dei Focolari che si è tenuto al Centro Mariapoli di Frontignano nella penultima settimana di marzo.

La proponiamo qui di seguito, convinti che la costruzione di un mondo unito, un mondo nuovo, passa da piccole e costanti esperienze come queste.






Un’esperienza di amicizia e di ascolto

L’estate scorsa Silvana, un’amica di famiglia, attivissima nel nostro territorio per il dialogo interreligioso, mi ha chiesto di partecipare con alcuni giovani impegnati nel Movimento dei Focolari e altri del Centro Culturale Islamico di Brescia all’organizzazione di un convegno sulla fede. Ero molto felice di poter contribuire alla realizzazione di un progetto, ma ancora inconsapevole della ricchezza che avrei poi tratto da questo cammino che ormai da diversi mesi stiamo percorrendo insieme.

Nella mia città istituzioni e associazionismo hanno sottoscritto il “Patto bresciano per un Islam italiano”, una tappa fondamentale nella realizzazione di una comunità sempre più unita, anche nella sostanziale differenza dell’appartenere a fedi religiose differenti.

Sono stati organizzati diversi incontri su svariate tematiche, allo scopo di promuovere quanto più possibile l’integrazione tra le diverse religioni.

Per gli ultimi due convegni, quello di ottobre 2018, e quello che si è tenuto il 24 marzo, è stato chiesto a noi giovani di esserne i protagonisti nella realizzazione.

A settembre ci siamo incontrati per la prima volta, e da subito si è creato un clima di armonia, di ascolto, di rispetto e cura dell’altro. Ognuno esprime con molta libertà idee, spunti, possibili modalità di gestione dei tempi… sapendo di non essere giudicato o osteggiato, perché ci sentiamo costruttori di un ponte importante tra noi.

L’amicizia con questi ragazzi musulmani mi ha davvero dato tanto: il coraggio e la convinzione che hanno nel professare la loro fede, cosa che non sempre ho avuto io, il loro desiderio di conoscerci, il loro amore nei nostri confronti, che si concretizzava magari con un augurio di Natale, frutto della consapevolezza che per noi è una festa importante.

Noi giovani del Movimento dei Focolari abbiamo cercato di portare la nostra semplicità, il nostro entusiasmo e la battuta sempre pronta che ci contraddistingue; così anche l’impegno a tenere viva nel nostro cuore la regola d’oro: “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”.

Ad esempio c’è stata l’occasione per offrire un passaggio ad alcuni di loro, oppure di organizzare una cena per avere un ulteriore momento per approfondire i rapporti; altre volte si è trattato di farci uno ascoltandoli nella spiegazione di una loro particolare usanza.

Non è sempre facile cogliere l’aspetto positivo in chi è molto diverso da noi, ma l’Amore consiste nel vedere l’altro come un fratello, qualsiasi sia la sua fede religiosa, la sua modalità di esprimersi e di relazionarsi, o la sua personalità.

Penso che l’incontro sia ancora più fruttuoso quando si è diversi, ma con la stessa voglia di gettare insieme semi di speranza e di fraternità, consapevoli che poi i germogli diventeranno alberi forti e difficili da abbattere.

Concludo con una frase che ho letto in un libro di Lucia Fronza Crepaz che racchiude questo senso di profondo scambio sperimentato in questi mesi: “La reciprocità produce effetti superiori a semplice somma delle parti e ha come eccedenza la felicità, perché rafforza le soggettività mettendole in dialogo”.


Sofia Castelnuovo