Don Mario, don Bepino, don Lionello: testimoni di un amore rigenerante

“Nel lodarti e ringraziarti per il prezioso dono che don Mario è stato per tutta l'Opera di Maria, ti chiediamo che la sua passione per la Chiesa e l'umanità diventi anche per noi scelta di vita, impegno coraggioso per rendere ogni giornata, come lui stesso diceva, culla della speranza”.

E’ l’ultima delle preghiere dei fedeli lette nella chiesa di Monticelli Brusati dove sette giorni fa, domenica 19 maggio, il Vescovo di Brescia ha celebrato il funerale di don Mario Benedini (a sinistra nella foto; a destra don Emilio Rocchi).

“Festa grande in Cielo… ma commozione in terra” avevano scritto Rosalba Poli e Andrea Goller, responsabili per l’Italia del Movimento dei Focolari, dando l’annuncio della sua morte avvenuta il 16 maggio.

Con don Mario sono tre i sacerdoti focolarini che hanno chiuso in questi primi mesi dell’anno la loro vita terrena: il 16 gennaio è morto don Lionello Cadei; il 27 marzo don Giuseppe Castellani, “Bepino”.



DON MARIO: AMORE SAPIENTE

Nato a Brescia 71 anni fa, sacerdote dal 1972 - QUI le sue note biografiche - don Mario aveva incontrato il Carisma dell’unità, che è lo specifico del Movimento dei Focolari, nel 1969, quando ancora era in Seminario: ad esso “è stato legato per tutta la vita”, ha ricordato tracciandone il profilo al termine del funerale Osvaldo Orlando, un focolarino originario di Travagliato, in provincia di Brescia, una delle prime Parrocchie del sacerdote scomparso. Don Mario ha trasmesso l’Ideale con la sua vita, amando tutti, amando sempre, amando per primo; e lo ha fatto nei diversi servizi ecclesiali ai quali è stato chiamato, da quelli parrocchiali a quelli di Curia dove dal 2007 ha ricoperto per dieci anni l’incarico di responsabile della pastorale sociale.

Nel 2017, con l’approvazione del Vescovo, avrebbe dovuto lasciare Brescia e trasferirsi al Centro dell’Opera per lavorare a servizio dei tanti sacerdoti che in Italia vivono il Carisma dell’unità. Dovette rinunciare - al trasferimento, non al servizio - per il ripresentarsi del tumore contro il quale combatteva da alcuni anni. “Con don Mario - si leggeva ancora nel messaggio di Rosalba e Andrea - abbiamo potuto sperimentare una grande intesa e una speciale grazia di unità. Poco più di tre anni fa avevamo avviato con tanta gioia il ‘percorso ecclesiale’, certi che per l’unità fra noi ci sarebbero stati grandi e inaspettati sviluppi”.

Tantissimi i sacerdoti presenti al funerale, tantissime le persone che con la loro partecipazione hanno voluto dire grazie a don Mario per l’amore sapiente che ha donato con la sua vita.



DON BEPINO: SOLO GESU’, E LUI MI BASTA

Don Giuseppe Castellani si è spento il 27 maro all’età di 88 anni. Originario di Osio Sopra, in provincia di Bergamo, sacerdote dal 1954, aveva incontrato il Movimento dei Focolari a metà degli anni Sessanta, a Fiera di Primiero, dove stava trascorrendo un periodo di riposo.

Nell’omelia della Messa del funerale, mons. Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo, facendo un parallelo con la prima lettura della liturgia - Coloro che inducono molti alla giustizia brillano come stelle nel cielo” - ha affermato: “Una nuova stella si è accesa oggi in cielo. La sua testimonianza sacerdotale è stata connotata dalla giustizia secondo Dio. Educare, invitare, sostenere la pratica della giustizia in coloro che Dio ci affida. Guardiamo con riconoscenza alla vita di don Giuseppe. Praticare, insegnare, educare al comandamento di Dio, questo è il compito del prete. Questa è la testimonianza di don Giuseppe”.

Nel dettagliato ricordo delle tappe della sua vita letto al termine della messa dai sacerdoti che con lui condividevano l’esperienza del Focolare sacerdotale, è stata sottolineata la straordinaria e pioneristica esperienza che don Bepino aveva vissuto a Romano di Lombardia, chiamato con don Giuseppe Ferrari a far nascere dal niente non solo e non tanto una chiesa e un oratorio, ma prima di tutto una comunità. Un’impresa che don Bepino ha guidato con una convinzione profonda - “Il parroco non sono io, è Gesù” - in una profonda comunione con il confratello e la gente.



DON LIONELLO: LA BELLEZZA DELLA COMUNIONE

Don Lionello Cadei è morto il 16 gennaio all’età di 69 anni. Originario di Coccaglio (Bs), don Lionello aveva ricevuto l’ordine sacerdotale nel 1981. Dopo avere lavorato in diverse comunità parrocchiali - QUI le note del suo servizio in Diocesi - nel 2001 era stato inviato dal Vescovo a vivere con don Mario Benedini e don Daniele Botticini un’esperienza pilota di comunità sacerdotale a servizio della parrocchia di Vobarno, ideale capoluogo della Valle Sabbia, i provincia di Brescia.

“Il suo è stato un lungo cammino di fede e di comunione fraterna - è stato detto al suo funerale - cercando di attuare le parole di Gesù: Padre che tutti siano una cosa sola in noi perché il mondo creda. Tutta la sua vita è stata spesa per questa parola del Vangelo, sostenuto da tutto il Movimento dei Focolari”, sorretto dalla spiritualità dell’Unità che aveva conosciuto fin dagli anni di Seminario.

Gli ultimi mesi della sua vita terrena don Lionello li ha passati in una Casa di cura. “Parlando con una dottoressa - scrisse un giorno ai suoi confratelli - ho chiesto cosa mi devo attendere, una possibile tempistica sulla fine della mia vita: mi ha parlato di alcuni mesi, forse qualcosa di più”. E meditando la frase del salmista, “Insegnami i tuoi sentieri”, continuava: “Proprio questo aprirmi alle vie di Dio mi ha dato una grande libertà e serenità, senza avvertire un minimo di paura o di tristezza. Anzi, nel cuore è nata una grande riconoscenza per la mia vita, per l’età a cui sono arrivato, per i doni immensi che hanno arricchito la mia esistenza. Come non ringraziare per il dono dell’Ideale di Chiara Lubich che ha illuminato di luce nuova la mia vita personale e il mio ministero, e soprattutto per l’esperienza del Focolare sacerdotale, che mi ha fatto sperimentare la bellezza e la concretezza della comunione, di un rapporto profondo di unità tra noi. E tutto questo al di là delle mie povertà e debolezze umane! Anche questa realtà che mi attende mi apre ancora di più alle “vie di Dio e ai suoi sentieri” e alla gioia profonda del cuore”.