Papà dove sei? Le salutari provocazioni di Ezio Aceti hanno chiuso il "Festival delle relazioni"

"E la prossima volta voglio parlare ai papà! Li vorrei avere tutti in prima fila!". Così aveva detto Ezio Aceti, esperto in psicologia dell’età evolutiva a di problematiche educative, chiudendo lo scorso anno un incontro a Fiorano al Serio, in Val Seriana. Ad accontentarlo è stato il "Festival delle relazioni" che a chiusura del programma di questa prima edizione, avvenuta martedì 26 febbraio, ha messo proprio un incontro con Aceti dal titolo: "Papà dove sei?".
Chi lo conosce non si stupisce della passione grintosa con cui Aceti si esprime quando, analizzando i percorsi educativi del passato e del presente, mette in rilievo “il nulla e il troppo” sia nell’ambito genitoriale, che scolastico, che della società.

Una società troppo femminilizzata

Sono affermazioni forti le sue, contro una società ormai troppo “femminilizzata”, lacunosa o esageratamente proliferante di stimoli e di norme, troppo permissiva e carente dal punto di vista pedagogico, dove i sentimenti e le emozioni appaiono più “di pancia” (quelli della madre) che di affetti autentici, maturi e razionali, quelli che dovrebbero nascere dalla conoscenza delle fasi di sviluppo dei bambini e dei ragazzi. Ed è qui, con le caratteristiche esclusivamente sue, di maschio, che deve entrare in gioco il padre, soprattutto dai 6/7 anni di vita del bambino.

A tuo figlio fa vedere il sole

Cambiano i toni della voce quando Aceti fa propria l’affermazione di Manicardi che riesce a leggere l’attuale crisi come le doglie di un parto; stiamo assistendo ad una nuova gestazione della vita e della società, quindi impariamo a guardare al “bambino” che sta nascendo facendo il possibile per fargli vedere il sole. Sono momenti di commozione profonda.
Siamo programmati per l’amore, siamo chiamati alla relazione con gli altri, non possiamo vivere senza gli altri e guai se innestiamo nei figli la paura dell’altro; i padri sono chiamati alla verità, a sostenere sempre, ad aiutare a ricominciare sempre, ad educare il figlio all’ascolto interiore… Il padre è capace di mettersi nei panni del figlio e sa comunicare con lui “da grande”.

Non servono padri perfetti, ma capaci di rialzarsi

E’ a San Giovanni Bosco, definito da Aceti il padre per eccellenza, che fa riferimento per alcuni suggerimenti da mettersi in tasca e portarsi a casa. Mostra a tuo figlio sempre il positivo, mostragli la luce. Aiutalo a vivere il presente, dimenticando il passato anche se ha sbagliato (nemmeno Dio si ricorda dei nostri errori, perché è cotto di noi!). Fallo sentire degno d’affetto e di fiducia (digli la sera, prima di andare a letto: sono sicuro che domani farai meglio!). Dagli vita, luce, speranza, fagli capire che ce la farà, senza mai sostituirti a lui.
Non servono padri perfetti, ma padri capaci di vivere la commedia della vita: si sbaglia ma, pur guardando ai nostri errori, ci si rialza, si ricomincia; servono padri capaci di credere nonostante le proprie fragilità.

Uno spettacolo di relazioni

Tanti i papà che una volta finita la serata hanno fatto capannello attorno ad Ezio Aceti per continuare a dialogare. All’uscita dalla sala, ancora grappoli di papà che continuavano, nonostante l’ora molto tarda, a confrontarsi sulle emozioni e sui contenuti che avevano fatto propri.
Di fronte alla domanda “Papà, dove sei?”, tanti e tanti giovani papà hanno risposto con la loro presenza, come a dire… io sono qui e ci provo ad essere padre e ad impegnarmi nel positivo per portare il sole nella vita dei miei, nostri figli.



Franca Capponi