Rimaniamo ancora con il cuore in terra africana: dalla Cittadella di Fontem, in Camerum ci è giunto un accorato appello

Come ieri abbiamo annunciato da questo sito, sarà presente a Brescia il 26 settembre anche Etienne Kenfat co-responsabile della cittadella di Fontem, che in questi giorni sta partecipando a Roma all’incontro annuale dei responsabili del Movimento dei Focolari, provenienti da tutto il mondo.
Porterà certamente con sé la vita che in questi ultimi tempi ha visto le prove e i martiri di molti e molti cristiani, e non solo, del popolo del Camerum, ma anche la forza e la fede con le quali nella cittadella del Movimento si sta affrontando questa immane e forse ancora poco nota tragedia.



Perché ancora Africa?
“L’unità ha azzerato i chilometri che ci separano dall’Africa”, aveva dichiarato Angelo Bricca, al rientro dal viaggio nella R.D. del Congo; è per questo motivo che non possiamo non condividere l’appello che in questi giorni è giunto a Maria Voce e a Jesùs Moran (presidente e co-presidente del Movimento dei Focolari) da Sua Maestà il Fon di Fontem.

Qualche tocco di storia recente e passata
Da quasi due anni, nelle regioni anglofone del Camerun, situate nel Nord-ovest e nel Sud-ovest, dove si trova anche la cittadella di  Fontem con l’ospedale “Mary Health of Africa”, fondato nel 1964 per volere di Chiara Lubich, è in atto un conflitto armato tra gruppi separatisti anglofoni ed il governo centrale del Paese, a maggioranza francofona. Lo scorso anno un gruppo radicale ha dichiarato l’indipendenza della zona anglofona. Sono seguite – come hanno denunciato i vescovi del Camerun – “violenze disumane, cieche, mostruose e una radicalizzazione delle posizioni”. È in questo contesto che s’inserisce la scelta dei Focolari di restare accanto al popolo Bangwa, che «ci riporta – scrive il presidente Mbeboh John – all’arrivo del Movimento, quando Chiara decise di combattere tre guerre: contro la malattia del sonno indotta dalla mosca tse-tse, contro la povertà educativa e contro quella materiale» del popolo Bangwa.

Il dolore del Fon di Fontem
«Come esseri umani, abbiamo tentato in diversi modi di ripristinare la pace che esisteva una volta e a portare la gente a vivere la vita che Mama Chiara – Mafua Ndem ci ha insegnato, ma la maggior parte, se non tutti i nostri sforzi si sono rivelati inutili – scrive tra l’altro Asabaton Fontem Njifua, la massima autorità tradizionale del luogo, che aggiunge - Mi viene da pensare che proprio le persone che hanno portato a Fontem la vita, la speranza, l’amore, l’unità e la luce di Dio sono sottoposte ora a un trattamento inumano. Il mio cuore piange quando penso che gli sforzi di sviluppo e le infrastrutture portate dal Movimento dei Focolari sono stati distrutti, e non possiamo fare molto per salvarli.

La “lezione imparata” e la gratitudine
Nell’attuale crisi – spiega il sovrano – migliaia di persone che sono fuggite dalle loro case hanno trovato rifugio al Centro Mariapoli di Fontem. La mia gratitudine è ancora più grande per il fatto che i focolarini hanno scelto di restare con la mia gente, nonostante il fatto che molti siano scappati dal Paese. Una ricompensa attende ciascuno di loro in Paradiso. In tutto ciò, ho imparato una grande lezione, quella di VIVERE INSIEME COME UNA FAMIGLIA. Loro sono davvero una famiglia leale. Non ci hanno abbandonato e prego che non ci abbandonino. Il Movimento dei Focolari è come la spina dorsale di Fontem, senza la quale non siamo nulla».

L’appello e la preghiera
Dopo aver chiesto con parole accorate di pregare il Padre per il suo popolo, e perché ritorni la pace nel Camerun, il Fon conclude: «Il nostro più grande desiderio è quello di vivere le parole di Mama Chiara “CHE TUTTI SIANO UNO”. Ricordatevi di noi nella preghiera perché è l’unica cosa di cui abbiamo bisogno ora. L’uomo ha fallito ma Dio non può fallire».