La voglia di nuovo del Sessantotto. E' iniziato LoppianoLab 2018

E' iniziato oggi LoppianoLab 2018 (nella foto il dibattito con Mario Capanna, Rosy Bindi  e Brunetto Salvarani). Scorrendo il programma si coglie il grande sforzo di offrire un ampio ventaglio di opportunità per scoprire dentro e attorno al tema di quest'anno - Dal sogno all’impegno. Educazione, partecipazione, lavoro a cinquant’anni dal ’68 - spunti di riflessione e di confronto.



Prima di lasciare spazio alla cronaca delle giornate pubblichiamo l'ultima parte di una piccola raccolta di ricordi e riflessioni raccolte in Zonetta: a chi ha vissuto quel momento storico abbiamo chiesto di raccontarci come lo ricorda; a tutti gli altri cosa ha rappresentato il racconto del ’68 nella loro formazione.

Gli short message di oggi sono di Luciano Sulis di Bergamo, Maria Teresa Testa di Clusone (BG) e Luigi Pisati di Soncino (CR).



Luciano Sulis aveva 10 anni nel 1968
e abitava a Pordenone

Pur essendo ancora bambino ne ho vissuto l’atmosfera prima e l’onda lunga poi. C’era un gande fermento tra i giovani, con istanze di libertà e pace. Era in corso la guerra del Vietnam e non se ne vedeva la fine. Si voleva che i giovani di qualsiasi ceto potessero studiare e accedere alle professioni.

La musica ha avuto un’epoca d’oro, non solo per i cantautori impegnati ma per i nuovi stili, primi fra tutti il rock e il progressive rock. Ancora oggi riascolto volentieri brani dei Genesis, dei Pink Floyd e tanti altri. Anche i giovani cattolici si interrogavano su come coniugare il cristianesimo con l’impegno sociale e su come rinverdire la Chiesa sulla scia del Concilio.

Queste istanze però furono presto monopolizzate, almeno in gran parte, da una corrente di pensiero filo-marxista, molto ideologica e intollerante. Anch’io ne fui preso e ci vollero decenni liberarmi dall’approccio ideologico alla realtà. Scoprii così molti anni dopo che per comprendere ciò che mi stava attorno occorreva considerarne tutti i fattori senza riduzioni ideologiche e dovetti riconoscere che mio papà, con cui spesso discutevo animatamente, aveva ragione. Glielo dirò in Paradiso.



Maria Teresa Testa nel 1968 aveva 6 anni
viveva a Clusone (Bg)

Io il ’68 l'ho respirato nell'aria negli anni che l'hanno seguito, che l'hanno invidiato, che l'hanno pagato. Ne ho vissuto tragicamente l'eco con il rapimento e l'uccisione di Moro. La portata di quegli avvenimenti la si sentiva al telegiornale, vento di ribellione e di rivoluzione; l’ho ascoltata nelle critiche degli adulti che l'avvertivano come un movimento pericoloso.

Ma l’ho vista anche nella grande idealità dei giovani attorno a me: per tanto tempo li ho guardati ammirata, con un po’ d’invidia, gustando l'eccezionalità di quel che avevano vissuto e stavano vivendo, provando nostalgia per l'energia che questo tempo portava con sé e che il mio, a lui pure vicino, non riusciva più a vivere. Era già tutta un'altra storia.



Luigi Pisati aveva 25 anni nel 1968
abitava a Soncino (CR)

Nel 68 nacque la nostra prima figlia, la famiglia cominciava a formarsi in un clima di grandi attese, speranze, passi avanti, tensioni sociali e politiche.

Lavoravo a Milano in una grande azienda di telecomunicazioni, con migliaia di dipendenti. Le rivendicazioni sindacali non erano solo per migliorare le condizioni dei lavoratori, spesso celavano una lotta politica al sistema. Non erano infrequenti gli scioperi che spesso saldavano il movimento operaio con quello studentesco con cortei in centro dove la Polizia non mancava di usare metodi molto pesanti per contrastare anche giuste rivendicazioni a volte mal poste. In piazza spesso, per semplificare, si contrapponeva il blocco comunista rappresentato dal Pci e il blocco orientato alle libertà e fedeltà all’occidente rappresentato dalla DC.

Si respirava una grande voglia di rompere con tutto ciò che le precedenti stagioni ci avevano consegnato, una voglia di nuovo diversamente declinato secondo le proprie provenienze culturali, sociali, politiche e di fede.

In quella stagione si sviluppò ancora più in me la spinta all’impegno sociale e politico che mi portò a militare nella DC e, dopo la nascita del secondo figlio, a presentarmi in quella lista alle elezioni comunali del 1970; venni eletto e ricoprii la carica di assessore.
Oggi altri problemi affliggono i popoli che cercano disperatamente e tra mille contraddizioni la strada da percorrere per costruire un mondo più unito e per una nuova umanità.