Anche un centinaio di persone provenienti dalle città di Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona non hanno voluto mancare all’appuntamento.
Sono arrivati giovani, ragazzi, adulti, famiglie intere, alcuni per la prima volta, tanti per rivivere l’arricchente esperienza di condivisione, di ascolto e di dialogo degli anni precedenti. Per tutti sempre un’occasione di approfondimenti e riflessioni sulle tematiche che attraversano e inquietano la società italiana.
LoppianoLab: un "noi" più consapevole per dare futuro al lavoro
Sono arrivati giovani, ragazzi, adulti, famiglie intere, alcuni per la prima volta, tanti per rivivere l’arricchente esperienza di condivisione, di ascolto e di dialogo degli anni precedenti. Per tutti sempre un’occasione di approfondimenti e riflessioni sulle tematiche che attraversano e inquietano la società italiana.
LoppianoLab: un "noi" più consapevole per dare futuro al lavoro
Quale situazione vive oggi il mondo del lavoro? Come superare la crisi economica aiutando le nuove generazioni ad inserirsi nella realtà lavorativa? Parte da questi interrogativi il dialogo tra Carlo Petrini, fondatore e anima di Slow food, l’economista suor Alessandra Smerilli e don Antonio Loffredo (Cooperativa sociale La Paranza) con la moderazione dell’avvocato Flavia Cerino. Con loro si apre la nona edizione di LoppianoLab, con oltre 1.000 partecipanti, tra cui numerosi giovani, ragazzi e bambini, che dedica la mattinata di sabato 29 settembre al tema del lavoro con il focus “Perché il lavoro non finirà”.
“È impossibile non riconoscere la stretta connessione tra quello che facciamo e l’ambiente, tra l’economia agroalimentare, oggi posta sotto stress, e il futuro del nostro Pianeta”: nel suo intervento Carlo Petrini richiama il pubblico ad una maggiore responsabilità ambientale e alla necessità di valorizzare i borghi e la straordinaria ricchezza artistica e paesaggistica che rende unico il nostro Paese, ricostruendo tessuti viventi di relazionalità. E a questo aggiunge una riflessione sugli alti costi del lavoro che favoriscono l’illegalità: “L’Italia è un Paese in cui il lavoro nero vince e stravince. Non basta il reddito di cittadinanza. Va ben che ci sia, perché quando si dà ai poveri va sempre bene ma, attenzione, il lavoro ha la sua dignità e mettere in condizione di non avere il lavoro perché i costi sono insostenibili rende il Paese senza futuro”.
Gli fa eco Alessandra Smerilli che invita ad una feconda alleanza tra adulti e giovani. In un momento storico, anche a causa della rivoluzione tecnologica e della crisi educativa, segnato da una dolorosa frattura tra generazioni, è indispensabile dare fiducia ai giovani valorizzando quanto di positivo hanno da offrire. Il lavoro sta cambiando: occorre non demonizzare le nuove tecnologie ma partire da queste per creare lavoro. È quanto già fa la Cooperativa sociale La Paranza del Rione Sanità, come racconta don Antonio Loffredo. In uno dei quartieri a rischio di Napoli, la Cooperativa è impegnata a creare con i giovani e per i giovani posti di lavoro rilanciando le Catacombe e dando vita agli spazi abbandonati facendone luoghi di aggregazione sociale e di generatività.
A seguire numerosi laboratori economici di approfondimento.
LABORATORIO SUI TALENTI, a cura della Costituente EdC Giovani, ampiamente partecipato, alla scoperta del talento come strumento di felicità e realizzazione personale e che è tale solo se condiviso.
SPEZZARE LE CATENE DEL LAVORO SERVILE. Alle radici dell’impegno per la dignità umana. La filiera da bonificare in agricoltura per sconfiggere il fenomeno del caporalato. Dall’azione sui campi al sistema della grande distribuzione organizzata. Il laboratorio, moderato da Carlo Cefaloni, giornalista di Città Nuova, è stato luogo di riflessioni appassionate e documentate dalle quali emerge la grande contraddizione di oggi: valori e buoni propositi fanno a pugni con la realtà dei nostri comportamenti come sottolinea Antonio Maria Mira, capo redattore e inviato speciale del quotidiano Avvenire: “Oggi finiamo per farci corresponsabili di un sistema di sfruttamento delle persone e del lavoro assolutamente inaccettabile”. “Il dramma più profondo che vivono i lavoratori sfruttati nelle campagne del sud – gli ha fatto eco il sindacalista Jean Renè Bilongo, Osservatorio Placido Rizzotto Flai Cgil – è quello della solitudine e della paura. Sentirsi abbandonati è un dramma angosciante: la risposta deve venire da un nuovo legame sociale, legame di territorio”. Per Giuseppe Gatti, magistrato, sostituto procuratore della DDA di Bari, siamo di fronte alla “quarta mafia”, organizzazione malavitosa che alla violenza, alla costrizione e al controllo del territorio ha aggiunto “competenze” organizzative che le consente di infiltrarsi nella filiera della distribuzione dei prodotti, non più e non solo in quella della produzione.Come se ne esce? Con la ricoperta della forza del “noi”, con una vera e propria cultura del noi. Lo ha testimoniato Angelo Moretti, direttore generale consorzio Sale della terra Benevento, raccontando di come si possono unire in un progetto comune di nuovo sviluppo del territorio oltre 200 lavoratori e 15 cooperative; lo ha ribadito Claudio Vanni di Unicoop Firenze: “In un esperimento che abbiamo fatto con la consulenza dell’economista Leonardo Becchetti abbiamo visto che i consumatori preferiscono i prodotti “solidali” a quelli industriali, ma in linea teorica, però. La caduta del potere d’acquisto e la coda della crisi costringono i consumatori a spostarsi sull’offerta dei discount. Ma i discount sono terminali di filiere che lavorano su appalti al massimo ribasso, creando le condizioni per continuare a dare fiato allo sfruttamento dei lavoratori. Occorre dunque una profonda revisione dei comportamenti, una rinnovata consapevolezza di ciò che singolarmente e insieme possiamo condizionare.
“È impossibile non riconoscere la stretta connessione tra quello che facciamo e l’ambiente, tra l’economia agroalimentare, oggi posta sotto stress, e il futuro del nostro Pianeta”: nel suo intervento Carlo Petrini richiama il pubblico ad una maggiore responsabilità ambientale e alla necessità di valorizzare i borghi e la straordinaria ricchezza artistica e paesaggistica che rende unico il nostro Paese, ricostruendo tessuti viventi di relazionalità. E a questo aggiunge una riflessione sugli alti costi del lavoro che favoriscono l’illegalità: “L’Italia è un Paese in cui il lavoro nero vince e stravince. Non basta il reddito di cittadinanza. Va ben che ci sia, perché quando si dà ai poveri va sempre bene ma, attenzione, il lavoro ha la sua dignità e mettere in condizione di non avere il lavoro perché i costi sono insostenibili rende il Paese senza futuro”.
Gli fa eco Alessandra Smerilli che invita ad una feconda alleanza tra adulti e giovani. In un momento storico, anche a causa della rivoluzione tecnologica e della crisi educativa, segnato da una dolorosa frattura tra generazioni, è indispensabile dare fiducia ai giovani valorizzando quanto di positivo hanno da offrire. Il lavoro sta cambiando: occorre non demonizzare le nuove tecnologie ma partire da queste per creare lavoro. È quanto già fa la Cooperativa sociale La Paranza del Rione Sanità, come racconta don Antonio Loffredo. In uno dei quartieri a rischio di Napoli, la Cooperativa è impegnata a creare con i giovani e per i giovani posti di lavoro rilanciando le Catacombe e dando vita agli spazi abbandonati facendone luoghi di aggregazione sociale e di generatività.
A seguire numerosi laboratori economici di approfondimento.
LABORATORIO SUI TALENTI, a cura della Costituente EdC Giovani, ampiamente partecipato, alla scoperta del talento come strumento di felicità e realizzazione personale e che è tale solo se condiviso.
SPEZZARE LE CATENE DEL LAVORO SERVILE. Alle radici dell’impegno per la dignità umana. La filiera da bonificare in agricoltura per sconfiggere il fenomeno del caporalato. Dall’azione sui campi al sistema della grande distribuzione organizzata. Il laboratorio, moderato da Carlo Cefaloni, giornalista di Città Nuova, è stato luogo di riflessioni appassionate e documentate dalle quali emerge la grande contraddizione di oggi: valori e buoni propositi fanno a pugni con la realtà dei nostri comportamenti come sottolinea Antonio Maria Mira, capo redattore e inviato speciale del quotidiano Avvenire: “Oggi finiamo per farci corresponsabili di un sistema di sfruttamento delle persone e del lavoro assolutamente inaccettabile”. “Il dramma più profondo che vivono i lavoratori sfruttati nelle campagne del sud – gli ha fatto eco il sindacalista Jean Renè Bilongo, Osservatorio Placido Rizzotto Flai Cgil – è quello della solitudine e della paura. Sentirsi abbandonati è un dramma angosciante: la risposta deve venire da un nuovo legame sociale, legame di territorio”. Per Giuseppe Gatti, magistrato, sostituto procuratore della DDA di Bari, siamo di fronte alla “quarta mafia”, organizzazione malavitosa che alla violenza, alla costrizione e al controllo del territorio ha aggiunto “competenze” organizzative che le consente di infiltrarsi nella filiera della distribuzione dei prodotti, non più e non solo in quella della produzione.Come se ne esce? Con la ricoperta della forza del “noi”, con una vera e propria cultura del noi. Lo ha testimoniato Angelo Moretti, direttore generale consorzio Sale della terra Benevento, raccontando di come si possono unire in un progetto comune di nuovo sviluppo del territorio oltre 200 lavoratori e 15 cooperative; lo ha ribadito Claudio Vanni di Unicoop Firenze: “In un esperimento che abbiamo fatto con la consulenza dell’economista Leonardo Becchetti abbiamo visto che i consumatori preferiscono i prodotti “solidali” a quelli industriali, ma in linea teorica, però. La caduta del potere d’acquisto e la coda della crisi costringono i consumatori a spostarsi sull’offerta dei discount. Ma i discount sono terminali di filiere che lavorano su appalti al massimo ribasso, creando le condizioni per continuare a dare fiato allo sfruttamento dei lavoratori. Occorre dunque una profonda revisione dei comportamenti, una rinnovata consapevolezza di ciò che singolarmente e insieme possiamo condizionare.