Giovanni Davì, il paradiso nell’anima, nel cuore, negli occhi

Ricorre oggi l’anniversario della morte di Gianni Davì, Giovanni all’anagrafe, avvenuta il 19 ottobre del 2014. Originario di Messina, aveva incontrato il Movimento dei Focolari nel 1953, “in un momento particolarmente difficile della sua vita – si legge nel profilo redatto dai suoi compagni di Focolare – denso di profonde angosce esistenziali. Fondamentale è stata per lui la scoperta di Dio Amore. La spiritualità dell’unità ha fatto subito un ciak nella sua anima così sensibile alla bellezza e ha nutrito la sua arte e il suo rapporto con Dio”.

Gianni era un artista: le sue opere dai colori forti, dai segni decisi, dai contrasti netti, erano riflesso della sua profondità interiore. “Ho intuito che la nuova arte – aveva scritto a Chiara Lubich in una lettera degli ani Sessanta – dovrà incominciare da dove i grandi maestri hanno concluso il loro dire, perché il nostro messaggio artistico dovrà possedere quel linguaggio soprannaturale che l’Ideale soltanto può farci esprimere”.

Nel 1961 fu proprio Chiara a chiedere a lui e a sua moglie Adele di trasferirsi in Lombardia per sostenere l’Opera nascente: entrambi aderirono con prontezza trovando la cattedra di insegnamento a Bergamo che divenne così la loro nuova città.