Una domenica tra le mura del carcere di Bollate, alla periferia di Milano, per fare da speaker ad alcune partite di calcio molto speciali. E’ l’esperienza vissuta da Massimiliano Fenaroli, attore e autore di un “teatro a movente ideale”, che intervistando i detenuti, parlando con loro, ha messo in campo il vocabolario rivoluzionario imparato nel Movimento dei Focolari.
Una seconda occasione
Nell'ultimo numero di Città Nuova c’è un articolo intitolato “Una partita da vincere”. Spiega il sommario: "Sportivi, giornalisti, artisti, educatori si sono recati presso la seconda casa di reclusione di Milano Bollate, per la terza edizione di Oltre la barriera”.
Ho avuto il piacere di parteciparvi come speaker, insieme al giornalista Gianni Bianco, per commentare in diretta le varie partite che si sono svolte nel campetto del carcere. La cronaca veniva fatta stando "fisicamente" in mezzo ai detenuti assiepati ai bordi del campo come tifosi. Da una parte i maschi, dall'altra le detenute e sopra di noi gli altri detenuti a cui non era permesso uscire dalle celle ma che si facevano sentire attraverso le sbarre delle loro finestre.
Avendo a che fare con detenuti di diverse provenienze culturali e con storie individuali pazzesche, nelle interviste al volo realizzate durante le partite c’era sempre un’attenzione speciale nel linguaggio, ma mi sono anche sentito libero di usare parole come fraternità, rispetto, gratuità, incontro perlopiù sconosciute nelle singole storie di vita dei presenti. Non era giusto tenerle per me, perché sono le parole che Gesù mi ha regalato attraverso l'incontro con il Movimento dei Focolari e l’Ideale che Chiara Lubich mi ha fatto conoscere; un vocabolario rivoluzionario che non si ferma al pre-giudizio nei confronti di chi ho davanti, ma che mi porta ad andare oltre, a ricercare sempre una sintonia con ognuno.
Insieme a tante emozioni che si sono alternate nei vari momenti di quella caldissima giornata di sole, mi sono portato a casa la gioia di essere stato partecipe, ed in piccola parte costruttore, di un'occasione speciale attraverso cui offrire l’opportunità di credere in quella "seconda occasione" che nella vita è bene ognuno possa avere. Anche tra le mura di un carcere.
Massimiliano Fenaroli
Una seconda occasione
Nell'ultimo numero di Città Nuova c’è un articolo intitolato “Una partita da vincere”. Spiega il sommario: "Sportivi, giornalisti, artisti, educatori si sono recati presso la seconda casa di reclusione di Milano Bollate, per la terza edizione di Oltre la barriera”.
Ho avuto il piacere di parteciparvi come speaker, insieme al giornalista Gianni Bianco, per commentare in diretta le varie partite che si sono svolte nel campetto del carcere. La cronaca veniva fatta stando "fisicamente" in mezzo ai detenuti assiepati ai bordi del campo come tifosi. Da una parte i maschi, dall'altra le detenute e sopra di noi gli altri detenuti a cui non era permesso uscire dalle celle ma che si facevano sentire attraverso le sbarre delle loro finestre.
Avendo a che fare con detenuti di diverse provenienze culturali e con storie individuali pazzesche, nelle interviste al volo realizzate durante le partite c’era sempre un’attenzione speciale nel linguaggio, ma mi sono anche sentito libero di usare parole come fraternità, rispetto, gratuità, incontro perlopiù sconosciute nelle singole storie di vita dei presenti. Non era giusto tenerle per me, perché sono le parole che Gesù mi ha regalato attraverso l'incontro con il Movimento dei Focolari e l’Ideale che Chiara Lubich mi ha fatto conoscere; un vocabolario rivoluzionario che non si ferma al pre-giudizio nei confronti di chi ho davanti, ma che mi porta ad andare oltre, a ricercare sempre una sintonia con ognuno.
Insieme a tante emozioni che si sono alternate nei vari momenti di quella caldissima giornata di sole, mi sono portato a casa la gioia di essere stato partecipe, ed in piccola parte costruttore, di un'occasione speciale attraverso cui offrire l’opportunità di credere in quella "seconda occasione" che nella vita è bene ognuno possa avere. Anche tra le mura di un carcere.
Massimiliano Fenaroli