Persone, e basta. L’appello silenzioso dei senza fissa dimora ai giovani che li hanno incontrati nei dormitori Caritas



“Una cosa che non mi aspettavo! Accoglienza, collaborazione e disponibilità da parte degli ospiti verso di noi, anche nell’aiutarci, sia in cucina che in sala. Insomma, una dimensione molto più di famiglia piuttosto che di un’attività di servizio fine a sé stessa”.

Così uno dei giovani che nei giorni scorsi hanno vissuto un’esperienza di aiuto fraterno in uno dei dormitori Caritas delle nostre città per i senza fissa dimora, strutture che il periodo invernale porta all’attenzione generale attraverso il risveglio di attenzione dei giornali e delle televisioni che con l’emergenza freddo si ricordano anche di chi vive per la strada.

Se a Bergamo Caritas accoglie al “Dormitorio Galgario”, Caritas Cremona mette a disposizioni il “Rifugio notturno”, a Mantova il “Dormitorio invernale” (nella foto il Vescovo mons. Marco Busca benedice i locali ristrutturati la scorsa estate), a Brescia c’è il “Centro Porta Aperta”.

Nomi diversi, identico impegno: assicurare alle persone senza dimora un pasto caldo, un posto letto dove trascorrere la notte e al mattino un po’ di colazione. A gestire i punti Caritas delle nostre città sono degli operatori, sostenuti talvolta da piccoli gruppi di volontari che non solo danno una mano, ma dedicano tempo all’ascolto e al dialogo con gli ospiti che arrivano nelle strutture.


È quel che hanno fatto i giovani del Movimento dei Focolari.



“In questa esperienza - aggiunge una di loro - ho scoperto una povertà che cerca riscatto, sostenuta dalla fiducia e dall’aiuto di tante altre persone”.

Un giovane del gruppo è rimasto colpito dalle storie degli ospiti: “Emanuele ci ha fatto vedere tutti i suoi disegni, sentendosi orgoglioso di quello che fa. Mario invece ci ha mostrato le foto di tutte le torte che ha cucinato”. Un altro modo per aprirsi agli altri, per uscire dalla propria solitudine.

“Le persone con cui abbiamo vissuto l’esperienza chiedono una sola cosa - conclude una ragazza - di non guardarli come persone senza casa o senza fissa dimora, ma come persone e basta”.

Come ha sottolineato il Vescovo di Mantova parlando a volontari e operatori, "la capacità di cura è la forza della Chiesa e questo è un servizio non solo di accoglienza, ma di fraternità e di amicizia, dove le persone non trovano solo un posto dove dormire, ma un ambiente".


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