Dalla Parrocchia alla Casa di riposo, ma don Renato continua a cantare il "suo" Salmo 135: Eterna è la tua misericordia



C’era una volta un grande violinista chiamato Paganini.
Alcuni dicevano che fosse una persona strana. Altri sostenevano che ci fosse in lui qualcosa di soprannaturale; di certo qualcosa di magico usciva dalle note del suo strumento. Si racconta che, durante un concerto, improvvisamente una delle corde del suo violino si ruppe. Orchestra e pubblico ammutolirono, ma Paganini continuò a suonare la sua melodia. L’orchestra riprese finché anche una seconda corda del violino si spezzò e poi la terza. Il violinista non si scompose e, con grande incredulità del pubblico, pur con una sola corda continuò a suonare, continuando a coinvolgere orchestra e pubblico. Paganini, conclude l’aneddoto, divenne così il simbolo del professionista che continua a lottare anche di fronte all’impossibile


Scriveva don Renato Del Bello qualche tempo fa: “Questo aneddoto mi ha fatto pensare alla mia situazione di salute e mi ha spinto a dire: Libera il Paganini che c’è in te. Non lasciarti vincere dallo scoraggiamento. Hai ancora una corda e puoi continuare a suonare"

In quella corda che ancora resiste è presente tutta la fede, la forza interiore, la delicata capacità di amare sempre che contraddistinguono don Renato.

Con quell’unica corda rimasta don Renato ha salutato i fedeli della parrocchia di San Lorenzo di Rovetta e tutta la comunità dei Focolari dell’alta Valle Seriana.

“Ha avuto coraggio”, ha detto Mons. Pelucchi, vicario generale per la diocesi di Bergamo al quale don Renato è sempre stato particolarmente legato, durante la celebrazione eucaristica con la quale veniva espressa la riconoscenza per il silenzioso ma luminoso servizio prestato da don Renato per sette anni alla comunità.

Coraggio di credere nell’amore personale di Dio che mai abbandona i propri figli, coraggio di credere nella dignità inviolabile di ogni uomo, coraggio di credere e di essere testimone della maternità della Chiesa, coraggio di mettere la propria vita a servizio del Vangelo.


Prima Dio, poi il sacerdozio e non viceversa! 



Don Renato è nato a Casazza (Bg) l’1 agosto 1943, in una famiglia “di fede semplice ma retta”; da ragazzo avrebbe dovuto “fare l’operaio, forse all’estero” come tanti suoi compaesani, ma per un insieme di circostanze (di quelle di cui dopo capisci che non erano casuali) entra in seminario; anni di studio, difficili, nei quali è chiamato a modellare il proprio carattere.

Incontra l’Ideale del Movimento dei Focolari nel 1966, durante una Mariapoli a Varese; ricorda: “Rimango toccato nel profondo: prima Dio, poi il sacerdozio e non viceversa! E’ l’incontro con Maria, modello del mio sacerdozio”.

Da allora il servizio sacerdotale acquista un valore aggiunto e, ad ogni tappa di nuovi incarichi, durante i quali quelle note di “coraggio” divengono sinfonie di rapporti veri e costruttivi, di legami che vanno oltre la dimensione umana, è chiamato a rivivere in sé il “saper perdere” e “il distacco da ogni bene fatto” per rituffarsi anima a corpo ogni volta in nuove e delicate realtà.

“ Sono chiamato a dire ogni giorno un sì generoso a Gesù crocifisso, deciso e senza tentennamenti…e a vivere più che parlare; bisogna tacere, soffrire e offrire. E’ tutto un cammino di fede”.

“Questo è il posto che Dio mi affida: quindi è il migliore per me” mi dico continuamente. Fatica, lotte interiori, voglia di andarmene ogni giorno: la croce è viva. La fede a volte vacilla: ma credo che fare la volontà di Dio in quel posto mi santifica.

“Non ti accorgi che ti sto amando?” mi sento dire dal Signore.”



Un anno a Grottaferrata

E’ in questo periodo, forse tra i più difficili della lunga esperienza presbiterale che, in modo inatteso, don Renato riceve la richiesta di trasferirsi a Grottaferrata, presso il centro sacerdotale del Movimento dei Focolari. E’ il settembre 2017.

“Ambiente diverso, lavoro pastorale diverso, volti e facce diverse: tutto è cambiato. Vivo con un sacerdote austriaco, uno statunitense e io, italiano. Crescere nell’armonia e nell’unità, coniugando tutte le diversità, è una bella sfida”, ma è il puro amore scambievole che è capace di generare armonia e unità.



Il ritorno in terra bergamasca

Dura un anno questa esperienza di unità fortissima al termine della quale don Renato ritorna in terra bergamasca e diviene coadiutore nella parrocchia di San Lorenzo di Rovetta dove la delicatezza dei suoi sentimenti, l’attenzione verso ogni fratello, la sacralità delle celebrazioni si affinano tanto quanto la sua salute viene meno.

Sono i suoi parrocchiani che ricordano con commozione i momenti nei quali di sera lo trovavo in chiesa, raccolto in preghiera per la comunità, che vedono in lui l’incarnazione della prossimità fattiva e capace di leggerezza, amante del canto per dare lode a Dio e gioioso nella preghiera comunitaria, sempre elargitore di sapienza e di misericordia verso tutti, soprattutto nei momenti della confessione.



"Eterna è la tua misericordia"


Ora don Renato è all’Istituto Piccinelli di Scanzorosciate: "Sono con me Don Sergio Siraga, Don Gianni Cortinovis, e Don Giancarlo Beltrami con i quali cerchiamo di “tenere Gesù in mezzo”, scrive al responsabile dei Focolari del territorio.

Eterna è la tua misericordia è il salmo 135 che don Renato che ha tradotto in vita, “il suo salmo”, attraverso il quale ci è stato possibile esprimere in queste righe qualche tratto della sua esperienza e per il quale gli siamo grati.

f.c.





Nella fotografia del titolo, il saluto e il grazie del Movimento dei Focolari a don Renato, attraverso l'abbraccio di Emanuela Testa, referente della Comunità Locale del Movimento a Clusone (Bg).




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