Cercare (e trovare) qualcosa di diverso per le proprie vacanze. L'esperienza di Dino: volontariato e rimotivazione
"Può interessare qualche riga sulle esperienze che ho vissuto alla Summer School per insegnanti ed educatori e su qualche giorno di volontariato fatto a Loppiano?". La proposta, subito accolta con gratitudine da parte nostra, ci è arrivata da Dino Sottini, giovane insegnante di Brescia e nostro lettore, al rientro da un intenso mese estivo non certo usuale.
“VACANZE OPERATIVE” A LOPPIANO E IN VAL DI SOLE
Parlando di quest’idea, una persona che conosco mi ha suggerito di andare a Loppiano - la cittadella internazionale del Movimento dei Focolari nata tra le colline toscane non lontano da Firenze - per contribuire con qualche semplice lavoro di manutenzione o giardinaggio in una delle case della cittadella intitolata alla "Visitazione".
Lì, il mio desiderio di rendermi utile è stato accolto come provvidenziale: stavano proprio cercando qualcuno che andasse a dare una mano durante il mese di luglio.
Devo dire che fin da subito ho respirato aria di fraternità - sia nella casa dove alloggiavo che in ogni altra realtà della cittadella - in modo particolare alla messa quotidiana celebrata nel santuario della Theotokos, dove gli abitanti di Loppiano si danno appuntamento attorno all’Eucaristia, trattenendosi poi fuori per scambiarsi saluti e notizie.
Devo dire che fin da subito ho respirato aria di fraternità - sia nella casa dove alloggiavo che in ogni altra realtà della cittadella - in modo particolare alla messa quotidiana celebrata nel santuario della Theotokos, dove gli abitanti di Loppiano si danno appuntamento attorno all’Eucaristia, trattenendosi poi fuori per scambiarsi saluti e notizie.
Accoglienza, sorrisi sinceri, attenzione all’altro
L’atmosfera era quella di una grande famiglia internazionale: accoglienza, sorrisi sinceri (non artefatti, spontanei), attenzione all’altro, capacità di ascoltare e non bisogno nevrotico di parlare, di occupare il proprio spazio nella relazione. Conversazioni sempre “di tono”, di qualità, ad esempio a tavola, non necessariamente però su argomenti alti; questi – come accadeva fra Chiara Lubich e le prime compagne – si alternavano ad altri più pratici (dieta, racconti personali lieti o meno, suggerimenti sul come risolvere problemi quotidiani…), ma tutti affrontati con serenità, ascolto sincero, intelligenza, assenza di imposizione. Non è già questo paradiso? La “casa in cui tutti si trovano a proprio agio” (come Papa Francesco definì Loppiano durante la sua visita nel 2018), dove anche il paesaggio collinare e campestre, persino il clima, caldo ma non torrido, concorrono in modo decisivo alla bellezza dell’insieme?
Nulla di complicato, astruso, al di là di questo mondo: la sopra-natura che si incontra, quasi inavvertitamente, con la natura: sono queste le parole che le prime focolarine usavano, e che prendo anche io a prestito perché esprimono al meglio ciò che ho sperimentato lì.
In passato ero perplesso, ora...
Se in passato ero un po’ perplesso riguardo all’utilità delle cittadelle (situazioni irreali, belle ma avulse dalla realtà?), stavolta ne ho capito un po’ meglio la mission: sono “oasi” e bozzetto di vera umanità, limitate ma preziose per chi le incrocia, perché gli lasciano ben chiaro dentro il segno di un ideale che non è irraggiungibile e che, nella propria ferialità, cercherà – con fatica ma sicurezza – di replicare, o almeno di avvicinare, assieme alle persone con cui vive.
Insegnanti rimotivati
Una seconda esperienza di “vacanza operativa" l’ho vissuta partecipando alla Summer School per insegnanti ed educatori proposta dalla Rete Insegnanti Italia promossa dal Movimento dei Focolari a metà luglio a Pellizzano, nella bella Val Di Sole, in provincia di Trento. Proprio nel Comune dove Chiara Lubich insegnò, in una pluriclasse elementare, nell’anno 1938-’39.
Eravamo una trentina di insegnanti da tutta l’Italia ed abbiamo trascorso cinque giornate di aggiornamento e “rimotivazione”, alternati ad ampi spazi di relax e passeggiate lungo i numerosi percorsi che la valle offre. Guidati da autorevoli relatori, sotto la sapiente regia del professor Michele De Beni e dell’equipe della Rete, abbiamo provato ad attingere al tesoro di sapienza pedagogica che il “magistero” e la vita della fondatrice del Movimento dei Focolari implicitamente contengono - in altre parole, a quella che De Beni ama definire la “pedagogia dell’unità” - per trarne ispirazione ed indicazioni utili per il nostro lavoro, cercando di attualizzarle secondo il linguaggio e le categorie della pedagogia odierna; in uno spirito di “fedeltà creativa”.
Questa nostra Summer School si è svolta in parallelo con quella principale pensata per giovani universitari orientati alla professione docente, che ha avuto un prologo anche presso l’Istituto Universitario Sophia a Loppiano ed è nata da un sogno da tempo, caparbiamente, inseguito proprio da De Beni e finalmente realizzato, in collaborazione con diversi istituti universitari e con il Comune di Pellizzano, entusiasta e orgoglioso di ospitare e pubblicizzare l’iniziativa e gli eventi pubblici di contorno.
Questa nostra Summer School si è svolta in parallelo con quella principale pensata per giovani universitari orientati alla professione docente, che ha avuto un prologo anche presso l’Istituto Universitario Sophia a Loppiano ed è nata da un sogno da tempo, caparbiamente, inseguito proprio da De Beni e finalmente realizzato, in collaborazione con diversi istituti universitari e con il Comune di Pellizzano, entusiasta e orgoglioso di ospitare e pubblicizzare l’iniziativa e gli eventi pubblici di contorno.
Andare oltre le apparenze
A conclusione, riporto solo quanto una di noi (Gabriella) ha scritto, rispondendo alla domanda-stimolo di una delle facilitatrici (Cosa porteresti oggi nella tua borsa di insegnante) e che può essere la sintesi dei frutti di questa esperienza: “La mia borsa attuale è più leggera, meno timori e agitazioni ma certamente più consapevolezza e desiderio di instaurare relazioni vere con i ragazzi, in un dialogo sincero e vivace, fatto sia di cose serie ma anche di gioco, ironia e capacità di prendersi in giro. Cosa porterei con me? Penso ad un libro in particolare, Diario di scuola, di Daniel Pennac. Mi ha aiutato a guardare ai ragazzi senza pregiudizio, a saper andare oltre le apparenze e soprattutto mi spinge ad avere attenzione per ciascuno (come faceva Chiara) ricordando altresì il bisogno di attenzione che avvertivo da ragazza e che non sempre era soddisfatto.”
Dino Sottini
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