Da sette anni a Brescia si rinnova un "patto di fraternità" tra confessioni religiose, associazioni, gruppi, movimenti e rappresentanze istituzionali
La pace autentica nasce da un 'cuore disarmato', un cuore libero dall'egoismo e pronto a incontrare gli altri con gesti di fraternità e servizio. È quanto scrive Papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2025.
“Fraternità” è parola, concetto e sollecitazione ricorrente nel magistero del Papa, la strada da percorrere per il superamento delle tante crisi che segnano il mondo contemporaneo.
Ed è sulla “fraternità” che a Brescia di anno in anno viene rinnovato un “patto” tra confessioni religiose, associazioni, gruppi, movimenti e rappresentanze istituzionali. Un’esperienza che fin dal primo momento ha avuto nel Movimento dei Focolari un punto di riferimento e di promozione costante. Ce ne parla in questo articolo Silvana Platto.
IL RINNOVO DEL PATTO DI FRATERNITÀ’ INTERRELIGIOSA
Era il 17 dicembre del 2017 quando nel Focolare di Brescia ventidue realtà associative, civili e religiose, firmarono il documento “Patto bresciano di fraternità islamico-cristiana”, che venne simbolicamente consegnato a Gabriele Zanni, allora presidente dell’Associazione dei Comuni Bresciani.
“Il Patto” impegnava le associazioni firmatarie a favorire non solo percorsi di contrasto al terrorismo, ma anche nell’incrementare quei momenti di fraternità, già vissuta e sperimenta positivamente da alcuni anni a Brescia, e a promuovere ulteriori occasioni di amicizia e approfondimento su ciò che unisce anziché su quello che divide.
Un percorso che ha dato frutti
Ogni anno si sono registrate nuove adesioni di realtà associative e nel 2020 anche di realtà religiose quali i Sikh e gli Indù, tanto che il “Patto bresciano di fraternità islamico-cristiana” si è trasformato nel “Patto bresciano di fraternità interreligiosa”.
Concretamente le associazioni firmatarie, oltre ad impegnarsi nel tessere relazioni fraterne con persone di altre fedi per valorizzare gli elementi che accomunano ogni religione, danno vita ad iniziative di approfondimento culturale, religioso e civile.
Il 15 dicembre 2024 il “Patto” è stato rinnovato per la settima volta
“Prendersi cura nelle Religioni” è stato il tema dell’approfondimento organizzato nella giornata di domenica 15 dicembre 2024 in occasione del settimo rinnovo del “Patto”. L’appuntamento si è svolto nella cornice suggestiva di “Casa Delbrel", a Rodengo Saiano, un ex convento di suore carmelitane ora adibito a luogo di accoglienza per persone straniere e di prima accoglienza per persone in difficoltà. La struttura prende il nome da Madeleine Delbrel (1904-1964), una donna straordinaria, assistente sociale attivissima, che nel primo Novecento diede vita ad esperienze di fraternità nelle periferie parigine, “missioni urbane” con al centro il valore e il calore della famiglia
Le impressioni di due tra i partecipanti
Edvige Colombo - Ho partecipato con molto interesse a questo incontro perché la tematica è molto attuale e lo sguardo di persone di religioni diverse dà la possibilità di accogliere con maggior completezza il valore della vita, dono di Dio, e l'amore con cui va sostenuta, dono dei fratelli.
Mi ha colpito in particolare l'esposizione del rappresentante sikh: con grande semplicità ma altrettanta profondità, ha dato una prospettiva di armonia dell'universo, dove la salute personale è legata al fisico e allo spirito; dove la salute della comunità è legata alla salute degli individui e della natura. Mi sembrava di sentire riecheggiare la visione "dall'alto" che Chiara ci ha donato attraverso la spiritualità dell'unità, in particolare nell'aspetto "salute e natura".
La mattinata trascorsa con cordialità e la testimonianza dei volontari della casa Delbrel, che ci ospitava, mi hanno fatto riflettere che le persone che reclamano il diritto alla "dolce morte" sono forse spinte a questo dalla paura della solitudine e dell'abbandono, o dal timore di essere solo dei pesi per gli altri.
Come credenti, delle varie fedi, possiamo mostrare l'amore concreto, profondo e tenero, con cui essere prossimi gli uni agli altri, anche nella sofferenza di chi si avvicina alla conclusione della vita. Questo è il dono che insieme, nelle nostre specificità, possiamo fare a tutta l'umanità.
Giulia Milesi - Ho molto apprezzato il luogo in cui si è svolto l’incontro, un luogo di inclusione sociale per le madri in difficoltà e di passaggio con la scuola di italiano, la sartoria e altre iniziative.
Mi ha molto colpito la testimonianza del giovane Sikh che diceva che Dio ci ha donato un meraviglioso corpo ed è nostra responsabilità prendercene cura. Il prendersi cura anche della mente e dello spirito ci dà la forza per resistere nelle difficoltà e non fuggire dal mondo perché il mondo è in fiamme, ma affrontarlo consapevolmente.
L’intervento del relatore musulmano sottolineava tra l’altro che anche i versetti del Corano rispecchiano l’importanza della cura e dell’accompagnamento come avviene nella religione cristiana, ma negli ospedali si vedono solo le suore e i sacerdoti che visitano gli ammalati ma non Imam, invece sarebbe importante che anche loro visitassero le persone ricoverate.
Questo incontro è stato sicuramente un incontro di fraternità e una riflessione sul prendersi cura, ma è emersa anche la necessità di approfondire queste tematiche perché tutti noi dobbiamo prenderci cura dei nostri fratelli della nostra religione, ma anche di quelli che praticano una religione diversa.
Zubani: “Il dialogo, la nostra impronta”
“Una mattinata intensa - ha sottolineato Giorgio Zubani parlando con il gruppo del Movimento dei Focolari che aveva partecipato all’iniziativa - in cui abbiamo vissuto i dialoghi che ci impegnano come figli di Chiara: dialogo tra movimenti ecclesiali; dialogo ecumenico, dialogo interreligioso, dialogo con persone di convinzioni diverse, dialogo con la cultura contemporanea”.
“Fraternità” è parola, concetto e sollecitazione ricorrente nel magistero del Papa, la strada da percorrere per il superamento delle tante crisi che segnano il mondo contemporaneo.
Ed è sulla “fraternità” che a Brescia di anno in anno viene rinnovato un “patto” tra confessioni religiose, associazioni, gruppi, movimenti e rappresentanze istituzionali. Un’esperienza che fin dal primo momento ha avuto nel Movimento dei Focolari un punto di riferimento e di promozione costante. Ce ne parla in questo articolo Silvana Platto.
IL RINNOVO DEL PATTO DI FRATERNITÀ’ INTERRELIGIOSA
Era il 17 dicembre del 2017 quando nel Focolare di Brescia ventidue realtà associative, civili e religiose, firmarono il documento “Patto bresciano di fraternità islamico-cristiana”, che venne simbolicamente consegnato a Gabriele Zanni, allora presidente dell’Associazione dei Comuni Bresciani.
“Il Patto” impegnava le associazioni firmatarie a favorire non solo percorsi di contrasto al terrorismo, ma anche nell’incrementare quei momenti di fraternità, già vissuta e sperimenta positivamente da alcuni anni a Brescia, e a promuovere ulteriori occasioni di amicizia e approfondimento su ciò che unisce anziché su quello che divide.
Un percorso che ha dato frutti
Ogni anno si sono registrate nuove adesioni di realtà associative e nel 2020 anche di realtà religiose quali i Sikh e gli Indù, tanto che il “Patto bresciano di fraternità islamico-cristiana” si è trasformato nel “Patto bresciano di fraternità interreligiosa”.
Concretamente le associazioni firmatarie, oltre ad impegnarsi nel tessere relazioni fraterne con persone di altre fedi per valorizzare gli elementi che accomunano ogni religione, danno vita ad iniziative di approfondimento culturale, religioso e civile.
Il 15 dicembre 2024 il “Patto” è stato rinnovato per la settima volta
“Prendersi cura nelle Religioni” è stato il tema dell’approfondimento organizzato nella giornata di domenica 15 dicembre 2024 in occasione del settimo rinnovo del “Patto”. L’appuntamento si è svolto nella cornice suggestiva di “Casa Delbrel", a Rodengo Saiano, un ex convento di suore carmelitane ora adibito a luogo di accoglienza per persone straniere e di prima accoglienza per persone in difficoltà. La struttura prende il nome da Madeleine Delbrel (1904-1964), una donna straordinaria, assistente sociale attivissima, che nel primo Novecento diede vita ad esperienze di fraternità nelle periferie parigine, “missioni urbane” con al centro il valore e il calore della famiglia
Alla visita alla casa, gestita da volontari del Movimento Ecclesiale Carmelitano, è seguita una tavola rotonda sul tema della salute e della cura nelle diverse culture religiose che ha ricompreso anche l’attualissima questione del fine vita, con interventi di Morgan Ghidoni (studioso di scienze islamiche e insegnante al Centro Culturale Islamico di Brescia), Singh Sandeep (studente universitario della Comunità Sik) e Federico Nicoli (responsabile del Servizio Etica clinica della Fondazione Camplani).
Dopo la lettura di un pensiero di Giorgio La Pira (Ciascuno è debitore di tutti e tutti sono debitori di ciascuno) e un altro di Chiara Lubich (Ci sono adesso tante guerre catastrofi, minacce. Ciònonostante tutto... tende all'unità ), Giorgio Zubani, coordinatore del Patto, ha invitato i referenti delle associazioni ad apporre la loro firma a rinnovo del Patto, consegnando ad ognuno copia del documento con gli impegni assunti.
La messa a dimora di un ulivo, segno di fratellanza, di pace, di condivisione dei valori etici e morali che sono alla base del Patto di fraternità, è stata l'ultimo gesto dell'incontro, concluso poi con un momento conviviale vissuto come ulteriore occasione per fraternizzare, conoscersi e dialogare.
La messa a dimora di un ulivo, segno di fratellanza, di pace, di condivisione dei valori etici e morali che sono alla base del Patto di fraternità, è stata l'ultimo gesto dell'incontro, concluso poi con un momento conviviale vissuto come ulteriore occasione per fraternizzare, conoscersi e dialogare.
Le impressioni di due tra i partecipanti
Edvige Colombo - Ho partecipato con molto interesse a questo incontro perché la tematica è molto attuale e lo sguardo di persone di religioni diverse dà la possibilità di accogliere con maggior completezza il valore della vita, dono di Dio, e l'amore con cui va sostenuta, dono dei fratelli.
Mi ha colpito in particolare l'esposizione del rappresentante sikh: con grande semplicità ma altrettanta profondità, ha dato una prospettiva di armonia dell'universo, dove la salute personale è legata al fisico e allo spirito; dove la salute della comunità è legata alla salute degli individui e della natura. Mi sembrava di sentire riecheggiare la visione "dall'alto" che Chiara ci ha donato attraverso la spiritualità dell'unità, in particolare nell'aspetto "salute e natura".
La mattinata trascorsa con cordialità e la testimonianza dei volontari della casa Delbrel, che ci ospitava, mi hanno fatto riflettere che le persone che reclamano il diritto alla "dolce morte" sono forse spinte a questo dalla paura della solitudine e dell'abbandono, o dal timore di essere solo dei pesi per gli altri.
Come credenti, delle varie fedi, possiamo mostrare l'amore concreto, profondo e tenero, con cui essere prossimi gli uni agli altri, anche nella sofferenza di chi si avvicina alla conclusione della vita. Questo è il dono che insieme, nelle nostre specificità, possiamo fare a tutta l'umanità.
Giulia Milesi - Ho molto apprezzato il luogo in cui si è svolto l’incontro, un luogo di inclusione sociale per le madri in difficoltà e di passaggio con la scuola di italiano, la sartoria e altre iniziative.
Mi ha molto colpito la testimonianza del giovane Sikh che diceva che Dio ci ha donato un meraviglioso corpo ed è nostra responsabilità prendercene cura. Il prendersi cura anche della mente e dello spirito ci dà la forza per resistere nelle difficoltà e non fuggire dal mondo perché il mondo è in fiamme, ma affrontarlo consapevolmente.
L’intervento del relatore musulmano sottolineava tra l’altro che anche i versetti del Corano rispecchiano l’importanza della cura e dell’accompagnamento come avviene nella religione cristiana, ma negli ospedali si vedono solo le suore e i sacerdoti che visitano gli ammalati ma non Imam, invece sarebbe importante che anche loro visitassero le persone ricoverate.
Questo incontro è stato sicuramente un incontro di fraternità e una riflessione sul prendersi cura, ma è emersa anche la necessità di approfondire queste tematiche perché tutti noi dobbiamo prenderci cura dei nostri fratelli della nostra religione, ma anche di quelli che praticano una religione diversa.
Zubani: “Il dialogo, la nostra impronta”
“Una mattinata intensa - ha sottolineato Giorgio Zubani parlando con il gruppo del Movimento dei Focolari che aveva partecipato all’iniziativa - in cui abbiamo vissuto i dialoghi che ci impegnano come figli di Chiara: dialogo tra movimenti ecclesiali; dialogo ecumenico, dialogo interreligioso, dialogo con persone di convinzioni diverse, dialogo con la cultura contemporanea”.