Niente è perduto se crediamo all' Amore. Intervista a Rosanna De Lisi sul recente congresso delle Volontarie a Loppiano



A distanza ormai di qualche settimana non si spegne l’eco del congresso che dal 24 al 28 aprile scorsi ha riunito a Loppiano, nella cittadella internazionale del Movimento dei Focolari, un centinaio di “Volontarie” provenienti dalle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova.

“Un appuntamento atteso, lungamente preparato e vissuto con grande intensità che ha suscitato in ognuna di noi una rinnovata consapevolezza dell'impegnativa eredità del carisma di Chiara Lubich”. Sono parole di Rosanna De Lisi, riferimento territoriale per la parte femminile di questa diramazione del Movimento dei Focolari in cui si riconoscono uomini e donne di tutte le professioni e categorie sociali che scelgono di seguire Dio radicalmente e liberamente – da qui la parola “volontari” – vivendo nella quotidianità della loro vita la spiritualità evangelica dell'unità.



Rosanna, partiamo dal titolo del congresso: “Come essere custodi dei sogni nel mondo di oggi”. Di quali sogni?

Quello di un mondo unito, governato dalla legge della fraternità, rigenerato dal Vangelo vissuto in ogni sua espressione.


Affermazioni impegnative se guardiamo allo scenario di crisi che ci circonda.

Dalla nascita dei Focolari fino alla conclusione della sua vita terrena Chiara Lubich ci ha insegnato a guardare al di là di ciò che sembrava irrimediabilmente perduto. Il Movimento nasce sotto le bombe della seconda guerra mondiale, con una radicalità evangelica e una capacità di tradurla in speranza che lo ha poi portato a diffondersi in tutto il mondo. Dunque, oggi più che mai, vivere nella consapevolezza che il mondo cambia se noi per primi cambiamo, che i conflitti vanno spenti nei cuori prima che sul campo di battaglia, che le fratture sociali si rimarginano se ci riconosciamo fratelli gli uni degli altri, è ciò che vogliamo e dobbiamo fare. Le giornate del congresso ci hanno rimesso su questa linea di impegno, personale e collettivo.


Quali sono stati i momenti più significativi delle giornate vissute a Loppiano.

Tutti. Non solo quelli dell’incontro e del confronto con i relatori che ci hanno accompagnato, ma anche gli spazi di dialogo tra di noi e quelli dedicati alla conoscenza del contesto che abbiamo scelto per il nostro congresso. Loppiano non è semplicemente una convivenza di persone più o meno buone o una comunità cristiana ideale ed esemplare, ma una città che contiene e rispecchia tutte le realtà della vita umana - lavoro, economia, sport, divertimento, studio, arte - come sarebbero se fossero ispirate dall’amore reciproco al quale invita Gesù nel Vangelo. Prendere coscienza della vitalità di questo laboratorio di umanità ha dato valore aggiunto all’approfondimento dei temi che abbiamo affrontato.


Qual è stato il filo conduttore del congresso?

Lo dico prendendo a prestito le parole di una delle partecipanti: smuovere la cenere che talvolta rischia di soffocare il fuoco che dovrebbe alimentare la nostra vita.


In che modo?

Lasciandoci provocare e coinvolgere. Luigino Bruni, ad esempio, lo ha fatto parlandoci di Ester, figura biblica che si trova a vivere la fede in mezzo a una cultura diversa, una donna che avverte tutta la fatica di custodirla mentre è circondata da quotidiani tentativi di assimilazione alla cultura dominante. Ester però non si arrende e la sua storia diventa una potente meditazione per ogni credente, un invito a diventare cristiani adulti, capaci di testimoniare nel presente l’attualità del Vangelo.






Anche “focolarini” adulti, "volontarie" adulte?

Certamente. Sia Bruni che Ilaria Pedrini ci hanno messo di fronte all'oggi dell'Opera. Siamo chiamati, tutti quelli che si sentono parte del Movimento dei Focolari, ad attualizzare l’eredità spirituale di Chiara, impegno di popolo che esige rispetto delle nostre radici insieme a coraggio e aperture innovative. Come ha rimarcato Bruni, occorre uscire dal “si è sempre fatto così” e offrire il carisma con scelte e linguaggi adatti al presente del mondo, lasciandoci guidare con fiducia dallo Spirito Santo. Non è difficile – ci ha detto mons. Lucio Lemmo, vescovo ausiliare di Napoli – occorre solo amare. È questo il modo migliore per “custodire l’ideale”.




Si diceva poco fa dei tanti tentativi di assimilazione alla cultura dominante a cui si è quotidianamente sottoposti. Un’aggressione che riguarda anche la sfera delle relazioni e della famiglia. Che fare?


Noi la domanda l’abbiamo girata a Rita e Rino Ventriglia, psicoterapeuti della vita di coppia, che nella seconda giornata del congresso ci hanno aiutato a individuare i segnali di crisi che mettono in allarme le relazioni. Ci hanno parlato anche del valore del perdono, che non è chiudere un occhio sulla realtà che ci fa soffrire, ma è la liberazione dall’odio, un sentimento così forte che rende presente chi ha fatto del male costantemente nella mente. Il perdono è sempre la concessione di un “dono”, che fa crescere in fiducia, sensibilità e comprensione, ed è in questo modo che la coppia diventa capace anche di contagiare altre persone, coppie e famiglie che incontra durante il viaggio della vita.

 




Nel programma c’era anche un approfondimento sulla centralità della coscienza e sull’importanza di aiutare a formarla, nei giovani e non solo nei giovani.

Ne abbiamo discusso con il contributo di padre Amedeo Ferrari che ha indagato a fondo l’atteggiamento nuovo che deriva dalla comprensione del primato della coscienza, spazio della responsabilità personale di fronte a Dio, forza per andare controcorrente, fonte del coraggio civile. Una consapevolezza che ci apre al dialogo con l’altro, in un incontro fondato sulla libertà e regolato dall’amore che orienta le nostre azioni. “Il bene più grande che posso fare all'altro, non è dargli la mia ricchezza, ma rivelargli la sua”, ci ha ricordato padre Ferrari. Una chiave di lettura che ci hanno offerto anche alcuni giovani dell'Università Sophia, con una testimonianza che ha dato speranza in un futuro buono e attento al sociale.




Quale potrebbe essere il messaggio di questa esperienza di congresso?


Che non dobbiamo solo fare cose, ma trasformarle, a partire da noi stessi. Viviamo un tempo che ha bisogno di salvezza, occorre entrare nelle piaghe ed amarle - ricordandoci che la prima scoperta di Chiara, fondamento di tutto ciò che è venuto poi, è stata quella di "Dio Amore" - testimoniando con la vita che siamo figli amati.


Il congresso ha accolto anche una piccola rappresentanza maschile.

Sì sì, che ha vissuto con noi ogni momento del programma. Io credo, e con me il gruppo di “Volontarie” con le quali lavoro più da vicino, che dobbiamo aprirci, costruire e vivere insieme questi momenti di formazione e di approfondimento. Il marito di una di noi, che non vive l’esperienza del Movimento, era venuto semplicemente per accompagnare la moglie. Alla fine del congresso mi ha scritto: “Pensavo di trascorrere delle giornate passeggiando fra le colline, ma dopo aver ascoltato l'intervento di Luigino Bruni, che mi ha molto colpito, ho deciso di seguire anche il resto: tutto molto stimolante. Mi sono sentito proprio in famiglia. Grazie”.


Grazie Rosanna. Abbiamo dimenticato qualcosa?

Beh, una cosa abbastanza importante non l'ho detta! La risposta di Margaret Karram, la presidente del Movimento dei Focolari, al messaggio che le abbiamo inviato al termine del congresso aggiornandola sul nostro programma e dicendole della gioia per l'esperienza vissuta . "Vi auguro di essere testimoni ardenti del carisma in tutti gli ambienti in cui operate - ci ha scritto Margaret - affinché si avvicini sempre più la realizzazione della preghiera di Gesù - che "tutti siano una cosa sola" - e l'avvento della pace. Insieme a voi continuo a vivere e a pregare per ottenere il grande dono dell'armonia tra tutti i popoli della terra"
Parole che ci spronano a restare ancorate alla certezza dell’amore di Dio, mettendoci in gioco momento per momento per il sogno di cui dicevo all'inizio.