La fraternità in politica, testimonianze e buone pratiche


Città Nuova on line pubblica oggi un ampio resoconto del convegno "100 sindaci per la Fraternità" che si è tenuto sabato scorso a Bergamo nell'ambito delle iniziative organizzate dal Movimento dei Focolari per Bergamo Brescia Capitale della cultura 2023. Ne proponiamo qui di seguito una sintesi, rimandando a cittanuova.it per il testo integrale dell'articolo


È possibile vivere la fraternità in politica, in un mondo che appare sempre più polarizzato e nel quale è purtroppo evidente la crisi della rappresentanza?  La risposta è nell’azione quotidiana e nella testimonianza di tanti politici ed amministratori per i quali la fraternità può restituire alla politica il suo vero volto – solidale, attento, accogliente e responsabile -, dando vita a pratiche e politiche solidali.

Chiamare i sindaci a raccolta per discutere di fraternità, ha affermato il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, ha l’obiettivo di far emergere le motivazioni del loro servizio alla comunità, i valori che sottostanno al loro ruolo amministrativo, politico e pubblico. «C’è – ha commentato intervenendo al convegno – una gratuità di fondo sottesa al concetto di fraternità che supera quello di giustizia. Giustizia è equità, ma la fraternità va oltre e ci aiuta a cogliere tutti i limiti dell’individualismo».

La fraternità, per Roberto Rossini, presidente del Consiglio comunale di Brescia, è uno dei valori, uno dei principi, su cui gli amministratori possono costruire il proprio impegno in politica. Vivere in questo ambito stringendo relazioni amicali aiuta chi amministra a costruire città unite, fraterne.

All’incontro è intervenuto anche Antonio Maria Baggio, politologo, direttore del Centro di ricerca di politica e diritti umani dell’Istituto universitario Sophia di Loppiano. Fraternità, come categoria politica, nasce dopo la rivoluzione francese del 1789 - ha affermato lo studioso - conquistando una propria dignità dopo essere stata associata, nel motto dei rivoluzionari, ai concetti di libertà e uguaglianza, divenuti poi veri principi dell’azione pubblica. In questo modo si è superata la barriera che relegava la fraternità alla sua matrice religiosa, al legame con una fede, per cui veniva considerata non adatta alla politica. E invece, ha spiegato Baggio, i cittadini hanno il diritto di avere la fede che vogliono, purché sia compatibile coi principi costituzionali che abbiamo costruito e accettato. E la fede, come i valori personali laici, entrano nell’agire politico tramite chi li vive e possono generare relazioni rinnovate e politiche di fraternità.

Hanno portato la propria testimonianza in tal senso anche altri politici: i sindaci di Treviglio (Juri Imeri), di Caravaggio (Claudio Bolandrini), di Vedano Olona (Cristiano Citterio) e di Corzano (Giovanni Benzoni); l’assessore all’Istruzione e alla Cultura di Nembro (Sara Bergamelli) e il vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia (Emilio Del Bono), già sindaco di Brescia.


Un momento particolarmente toccante del convegno è stato quello in cui si è fatta memoria di Luigi Pisati, scomparso poche settimane fa. Già sindaco di Soncino, Pisati ha vissuto il suo impegno in politica come occasione di dialogo, solidarietà e fratellanza. Angela Grassi, presidente del Movimento politico per l’unità della Lombardia ha ricordato una frase che Pisati ripeteva spesso: L’unica carica da cui non ci si può dimettere è quella di cittadino: ognuno deve dare un contributo alla vita della propria città.

Il convegno è terminato con l'impegno,  nella seconda metà di gennaio 2024, a promuovere un percorso di approfondimento sulla fraternità e sulle sue implicazioni nella vita politica e amministrativa: un laboratorio per aiutarsi a concretizzarla nella vita di tutti i giorni nei diversi territori.