Una scuola per essere e fare comunità

 


Dice Emmanuel Mounier, filosofo francese fondatore del personalismo, vissuto nella prima metà del secolo scorso: “La prima esperienza della persona è l’esperienza della seconda persona: il Tu, e quindi il noi viene prima dell’io, o perlomeno l’accompagna”. Questo significa: essere comunità.

E perché “siamo” comunità dobbiamo “fare” comunità. Lo sforzo, non facile nella nostra epoca, è di andare aldilà dell’ individualismo, guardarci intorno e rafforzare i legami con chi condividiamo lo spazio geografico di una città o un quartiere, un ambiente di lavoro, una scuola…

 

Per riflettere sul potenziale delle comunità proprio nell’amore preferenziale per chi più soffre, e così testimoniare e annunciare il Vangelo nelle svariate realtà della Chiesa e del mondo oggi, referenti e persone più impegnate nelle comunità locali del Movimento dei Focolari si sono incontrate per una Scuola di formazione il 9 e il 10 aprile.

E’ iniziata la sera dell’8 aprile - con una diretta web – ed proseguita nei due giorni successivi. Il Centro Mariapoli Luce di Frontignano (che ha accolto circa 90 partecipanti delle comunità delle provincie di Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona collegati online e in presenza) è stato uno dei cinquanta punti della Zona Italia/Albania in cui si sono incontrati ben 1300 membri delle nostre comunità … qualche migliaio i collegamenti in tutto il mondo!

 

Una scuola a dimensione glo-cale


Da questi numeri si comprende subito la dimensione “glocale” (globale e locale) della Scuola, che ha visto alternarsi armoniosamente momenti comuni per tutti i partecipanti dai continenti, a momenti di approfondimento specifici per le Zone e i diversi territori.

E’ stato come usare uno “zoom” che - dalla distanza più vicina a quella più lontana - ci ha stimolato a “guardare la realtà intorno a noi ed amarla così come è”, secondo l’auspicio espresso lo scorso anno nell’Assemblea Generale del Movimento.

Come Margaret Karram ha ricordato nel saluto iniziale ai partecipanti, questa Scuola arriva al momento giusto … le conseguenze della pandemia, i conflitti accesi in diverse parti del mondo, le ingiustizie e le nuove povertà ci raggiungono anche oggi come grido di dolore di una umanità ferita, che chiede il nostro ascolto ed il nostro abbraccio.

 

Imparare a fermarsi e ad ascoltare


Nei due giorni della Scuola, ci si è “fermati” per capire come poter ascoltare ed abbracciare insieme, partendo anzitutto dalle realtà più vicine: la famiglia, il quartiere, gli ambienti della convivenza sociale, religiosa ed educativa che costituiscono il tessuto delle nostre città.

La gioia di ritrovarsi, per alcuni dopo tanto tempo, è stata il primo segno visibile di essere membra di un corpo che, nella diversità di ciascuna esperienza, desidera vivere l’amore reciproco.

Il Centro che ha accolto, preparato nei giorni precedenti; il cibo cucinato e servito con cura; il piccolo bar sempre aperto e disponibile; l’ascolto attento nei dialoghi durante gli intervalli; gli imprevisti tecnici risolti da una regia instancabile; l’essenzialità della liturgia dove Cristo è il centro … tutto questo e molto altro ancora ha fatto crescere nell’unità con Dio e fra tutti.

Le esperienze condivise ed ascoltate, hanno rivelato potentemente che l’unità è proprio il dono atteso da ogni uomo, ad ogni latitudine ed in ogni cultura.

Essa prende infinite sfumature … da una azione sociale che risolleva la dignità umana ferita, alla cura per l’ambiente nostra casa comune, al lavoro vissuto come servizio ai fratelli, alla misericordia che si vive nelle nostre famiglie, alla malattia offerta ed alla preghiera che accompagna e consola.

Sono tutte sfumature dell’anelito che bruciava ed ancora brucia nel cuore di Gesù: «Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato […] perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

 

Guardare ed abbracciare le sfide


Per questo, durante la Scuola, si è anche condiviso con semplicità e concretezza quali sono i freni che - personalmente e come comunità - ne rallentano il compimento: la mancanza di apertura, l’autoreferenzialità, il timore del nuovo, la fatica a cogliere i segni dei tempi, la fossilizzazione dei conflitti, il giudizio, la sfiducia etc.

Nel suo saluto, Margaret ha invitato tutti a “non spaventarci, rinnovando il desiderio di morire a quegli atteggiamenti che non rispecchiano il Vangelo”.

Ecco il dono di questi due giorni trascorsi insieme! Un dono che diventa sfida quotidiana, lì dove si vive, insieme ai fratelli che Dio mette accanto. In questo mese, in cui si celebra il mistero pasquale, la Parola di Vita ci invita: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura». Testimoniamo uniti con semplicità, radicalità e gioia che le parole del Vangelo sono uniche e rivoluzionarie, le sole capaci di “far rifiorire il deserto”.  

Il desiderio che ci si porta nel cuore è quello di vivere un'esperienza di formazione permanente sia attraverso la vita quotidiana “sul campo” sia attraverso questi momenti comunitari.

La prossima opportunità sarà l’1 e il 2 ottobre per tutti i referenti delle comunità locali italiane: il tema di approfondimento verterà sulla leadership. 


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