Se Dio me lo chiede, chi sono io per dire di no?



A Bergamo le Comunità locali del Movimento dei Focolari hanno promosso due sere fa un incontro in videoconferenza con Alessandra Emide. Originaria della Val Serina, Alessandra è una focolarina di 42 anni, laureata in Scienze dell’educazione, che dal 2013 vive e lavora nel Centro sociale Bukas Palad che il Movimento dei Focolari ha fatto nascere e gestisce a Cebu, nelle Filippine.

In Italia per un breve periodo di riposo, Alessandra ha raccontato la sua storia e la realtà in cui è inserita.

Lo aveva fatto giorni fa anche nella sua comunità parrocchiale, ed è a quell’incontro che si riferisce il testo della sua testimonianza che pubblichiamo qui di seguito.




Se Dio me lo chiede, chi sono io per dire di no?


Sono arrivata nelle Filippine a gennaio del 2013. Come laica consacrata nel Movimento dei Focolari mi era stata chiesta disponibilità di recarmi nella città di Cebu, nell’arcipelago centrale delle Filippine, a due ore d’aereo a sud di Manila, dove si trova una comunità del Focolare. Confesso che non avevo mai pensato di essere mandata in una comunità fuori dall’Italia, essendo stata Milano la mia prima destinazione dopo il periodo di formazione. La richiesta mi aveva colta di sorpresa, ma mi sono detta: “Se Dio me lo chiede, chi sono io per dire di no?”. Cosi’ sono partita.


Le Filippine

Le Filippine sono un arcipelago di più di settemila isole collocate nella fascia tropicale del sud-est asiatico in cui vivono 110 milioni di abitanti. Più del 50% della popolazione ha meno di 29 anni e il tasso di natalità è altissimo.

Un paese ricco di bellezze naturali, ma anche collocato a ridosso dell’Oceano Pacifico, e perciò molto spesso colpito da tifoni, terremoti ed eruzioni vulcaniche.

Era il mio primo anno di permanenza quando ho assistito a un forte terremoto che ha distrutto case, chiese e sfollato molti villaggi nella vicina isola di Bohol. E dopo solo tre settimane il supertifone Haiyan colpisce Tacloban, nell’isola piu’ a est dell’arcipelago, facendo una strage di più di 8000 morti.



Una povertà difficile da immaginare

Già in quella prima esperienza sono rimasta molto colpita dalla resilienza dei filippini, la loro fede incrollabile, la capacità di ricominciare da zero, la generosità e prontezza ad aiutarsi tra loro, soccorrere chi ha bisogno, aprire case, condividere il poco spazio e il poco cibo con chi sta peggio. Non di rado ho visto poveri condividere e aiutare altri più poveri.

E’ un Paese con tanti problemi, come tutti i Paesi in via di sviluppo. Nonostante sia a maggioranza cristiana e cattolica, la disparità sociale, la differenza tra ricchi e poveri è un contrasto visibile immediatamente, a cominciare dalle grandi città: da una parte grattacieli, alberghi e casinò, dall’altra le baraccopoli dove migliaia e migliaia di famiglie vivono in condizioni abitative e igienico sanitarie malsane.

Mancanza di rete idrica e fognaria, acqua potabile, alimentazione insufficiente, basso livello di istruzione e povertà materiale sono gli ingredienti di un problema sociale complesso che porta con sé degrado morale, violenza, corruzione, sfruttamento sessuale, traffico di droga, prostituzione minorile, abbandono scolastico, elevata mortalità.

Constatando con i miei occhi la condizione di vita di questa gente, rimango incredula, tocco con mano una povertà che noi europei non riusciamo nemmeno ad immaginare.

Possibile che con lo sviluppo tecnologico che abbiamo, i progressi della scienza, la cultura e la civiltà, ci siano famiglie di dieci persone che vivono in dieci metri quadrati, un’unica stanza in cui si fa tutto: si cucina e si mangia, si dorme, si lavora? Famiglie che non riescono ad avere almeno due pasti al giorno?



L’arrivo dei Focolari e l’avvio dei progetti di sostegno a distanza

Il Movimento dei Focolari è presente nelle Filippine dai primi anni Sessanta. A Cebu, come in altre città del Paese, i giovani del Movimento hanno risposto all’appello della fondatrice , Chiara Lubich, di fronte alla povertà del loro popolo: “Morire per la propria gente”. Hanno iniziato con attività di volontariato, distribuendo vestiti, cibo, medicine in alcuni dei quartieri piu’ disagiati. Poi col tempo e’ nato un centro chiamato che nella lingua filippina significa “A mani aperte”.

Di fronte al complesso problema della povertà, si punta soprattutto sull’educazione e la formazione umana, come chiave per uscire dalla spirale della miseria. Dal 1994 è nato il Progetto “Sostegno a Distanza”, promosso dalle Famiglie Nuove del Movimento, in cui una famiglia adotta a distanza un bambino, che rimane nel suo ambiente, ma viene accompagnato, in un percorso di lunga durata che prevede accanto all’aiuto economico per andare a scuola, anche un percorso di formazione umana e spirituale, sia per il bambino che per i suoi genitori. L’obiettivo ultimo di questo percorso e’ far scoprire o riscoprire la dignità di figli di Dio, aiutarli ad essere protagonisti della loro vita, capaci di fare scelte responsabili per il bene della persona e della famiglia, di avere sogni e ideali alti. La possibilità di raggiungere un diploma o una laurea apre orizzonti nuovi e l’accesso a professioni qualificate, e di conseguenza la capacità di aiutare di più la famiglia ad uscire dalla povertà. Un percorso in cui si cerca di coinvolgerli al servizio della comunità in cui vivono, mettendoli in condizione di dare e non solo di ricevere. Come dice il motto di Bukas Palad: “Nessuno e’ cosi’ povero da non poter dare, e nessuno e’ cosi’ ricco da non poter ricevere”.


La situazione oggi

In questi ultimi due anni di pandemia, la situazione si è ulteriormente aggravata. Molte famiglie hanno perso il lavoro e per molto mesi non hanno avuto alcun mezzo di sostentamento. Le scuole sono chiuse da due anni: le lezioni si fanno online, per chi ha la possibilità di accedere a internet e ha gli strumenti, mentre la grande maggioranza degli allievi deve arrangiarsi con materiale fotocopiato distribuito settimanalmente dalle scuole. Abbandono, senso di fallimento e calo di autostima sono le conseguenze di questa situazione.

I giovani che frequentano l’Università subiscono la pressione della famiglia a lasciare gli studi, per cercare un lavoro che contribuisca all’immediato sostentamento.

Insieme allo staff di Bukas Palad ci siamo attivati per distribuire mensilmente pacchi viveri alle famiglie che potevamo raggiungere , per aiutarli a far fronte al problema quotidiano di come trovare cibo per i propri figli. Poi grazie alla collaborazione con i sostenitori italiani e non solo, la rete di Famiglie Nuove con l’associazione AFN Azione per Famiglie Nuove e AMU Azione per un Mondo Unito, sono arrivati fondi per l’acquisto di computer per gli studenti all’Università e cellulari per quelli delle superiori e delle medie, oltre a un contributo per la connessione internet. Questo ha permesso a tanti ragazzi di non arrendersi e continuare a studiare, potendosi collegare alle lezioni online.

Inoltre abbiamo coinvolto gli studenti dell’Università e quelli più bravi della scuola superiore a prendersi cura di un altro studente più in difficolta’, dando ripetizioni volontarie settimanalmente, sperimentando così la gioia di fare qualcosa per gli altri.

I genitori poi sono stati coinvolti in un percorso formativo pratico per la produzione di fertilizzanti biologici e la coltivazione di ortaggi in spazi urbani ridotti, utilizzando come vasi bottiglie di plastica e altri contenitori riciclati, o coltivando minuscoli fazzoletti di terreno dove disponibile a ridosso delle loro case. Terriccio, attrezzi, semi e piantine sono stati distribuiti, per iniziare a praticare quanto appreso. Tante mamme e papa’ hanno aderito, e grande era la loro gioia quando hanno iniziato a raccogliere i frutti del loro lavoro, e potevano aggiungere qualche ortaggio sano alla magra dieta quotidiana.



Il Vangelo che cambia la vita

Riferimento costante di ciò che facciamo è il Vangelo. Ci aiuta tantissimo la “Parola di Vita”, una frase della Scrittura che viene scelta mensilmente per essere vissuta, che è anche l’occasione per crescere insieme ai nostri giovani e alle nostre famiglie.

Cosi’ Nina, prendendo sul serio e mettendo in pratica la parola “Amate i vostri nemici”, ha pian piano trovato la forza di perdonare il padre che aveva abbandonato la famiglia.

O Joshua, da poco laureato in architettura grazie al Sostegno a Distanza, che vivendo la frase “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te” si e’ offerto volontario con un gruppo del suo quartiere per distribuire cibo ai bambini di strada, “perché - dice - anche io so cosa significa avere fame”.

Il Vangelo messo in pratica e’ la base della formazione umana e spirituale che cerchiamo di dare a Bukas Palad. Il Vangelo che porta a costruire una comunità fondata su rapporti autentici, dove ciascuno può contribuire per il bene comune. Gran parte dello staff che lavora a Bukas Palad proviene dagli stessi beneficiari che un tempo sono stati aiutati.


Non siamo soli

Siamo ben consapevoli che e’ una goccia nel mare, che possiamo aiutare solo pochi in confronto alla quantità di persone e famiglie nel bisogno. Ma non siamo i soli. Grazie a Dio ci sono moltissime organizzazioni e agenzie che fanno del bene e si impegnano per sollevare le sorti di queste popolazioni. E insieme a loro vogliamo lavorare. Quello a cui puntiamo veramente non è la quantità, i numeri, gli aiuti distribuiti, ma il paziente, faticoso, lungo lavoro di formare uomini nuovi, con una mentalità nuova, nutrita di Vangelo vissuto. Solo cosi’ si potrà costruire un mondo migliore, che mette al centro il bene delle singole persone e della comunità.


Costruttori di un mondo migliore

In questo , tutti noi possiamo essere protagonisti. Non occorre andare nelle Filippine per essere costruttori di un mondo migliore. Tutto comincia da me, dalle mie azioni quotidiane. Come tratto i miei colleghi di lavoro, se sono onesto, se mi interesso del vicino di casa e di quello che ha bisogno, se perdono quel parente che mi ha fatto un torto. Incomincia da come gestisco i soldi, quello che decido di comprare o non comprare, di quanta spazzatura produco e butto. Incomincia dal chiedermi: cosa posso fare per la mia comunità, per il mio paese, per la mia nazione, per il mondo?

Se ci facciamo le domande giuste, e compiamo azioni quotidiane coerenti, ci potrà sembrare di fare molto poco, che non stiamo cambiando il mondo. Eppure il mondo cambia, e’ cambiato dentro di me, inizia a cambiare da noi. E possiamo dare il nostro esempio a tanti, perché siamo tutti missionari!


Alessandra Emide