Emanuele Colombo: un’anima aperta sul mondo



Emanuele (terzo da sinistra nella foto) arriva puntuale mostrandomi subito due fotografie: “Questo è quello che ho fatto oggi”. Osservo la scena con aria stupita: un passaggio pedonale a scalini che unisce due punti del paese di Zorzino, frazione di Riva di Solto, in provincia di Bergamo, dove per il suo mese e mezzo di "vacanza" italiana - da agosto a settembre - è andato ad abitare: è tirato a lucido, senza sporco e senza erbacce. "Sai - mi dice quasi giustificandosi - Chiara ha lanciato l’idea del mondo che è la nostra casa e quando vedo dei pezzi di mondo brutti, li devo trasformare".

La citazione è per Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari; conquistato dal Carisma dell'unità Emanuele Colombo - classe 1941, originario di Castro, incantevole paesino bergamasco sul lago di Iseo -  negli anni ’60 ha lasciato tutto per seguire Dio. Dopo alcuni anni nei Focolari di Parma, Bologna e Torino, ha seguito e servito la sua vocazione trasferendosi in Sud America, dal Cile all'Uruguay, dal Paraguay nuovamente al Cile in un Focolare con altri tre compagni d'Ideale.


Agli inizi degli anni ’60 i segni ed i semi della vita di Chiara Lubich si stavano diffondendo velocemente arrivando in tanti punti d’Italia, anche quelli meno conosciuti come il piccolo paese di Emanuele. 

Avevo circa 20 anni ed avevo passato una crisi, ero credente e quindi sono andato da un prete perché volevo capire, volevo che mi parlasse di Dio. Il sacerdote mi ha fatto una domanda:
- Tu credi in Dio? 
- Se dico di sì dico una menzogna, ma è lo stesso se dico di no perché non so cosa vuol dire credere in Dio.
Parlandomi e spiegandomi molte cose mi convinse dell’esistenza di Dio. Alla fine mi diede un librone da leggere che si intitolava “Dio nella ricerca dell'uomo”. Da lì è iniziato il mio interesse per Dio e ho cominciato a leggere: Sant'Agostino, San Francesco… io non avevo nessun titolo di studio perciò mi comprai un dizionario per capire bene tutte le parole. Sentivo però, nonostante tutto, qualche inquietudine. Mentre andavo ad una riunione sindacale, sul pullman mi trovai accanto a  un signore col quale instaurai subito un dialogo e mi disse:
- Io conosco dei giovani che vivono il Vangelo. Se ti fa piacere, domenica a Lovere c'è una riunione e li potrai conoscere.


E allora cosa hai fatto?

Sono andato ad ascoltare! Raccontavano la storia di Chiara e ciò che diceva: vedere Gesù nel prossimo, vivere la Parola e, molto importante per me, vivere l'attimo presente. Da lì è cominciata la mia avventura: ho incominciato a leggere, mi hanno regalato una Bibbia che ho letto da cima a fondo, ho iniziato a vivere il Vangelo al lavoro con i compagni. Ho cercato di conoscere un po' di più il Movimento, le Mariapoli, il Focolare. 

In quel periodo avevo anche una ragazza: le dissi che la lasciavo perché il matrimonio non era non era la mia strada. Quando lo raccontai a Giovanni Chitò, il focolarino di Solto Collina che avevo incontrato sul pullman, mi disse che avevo sbagliato tutto e che dovevo sposare quella brava ragazza poiché la vocazione per me era il matrimonio. Quindi tornai da lei proseguendo la mia vita normalmente.


Poi cos'è successo?

Qualche tempo dopo fui invitato ad un incontro a Roma al quale intervenne Chiara. Era la prima volta che l'ascoltavo: in quel momento tutto divenne chiaro nella mia vita. Nel giro di poco tempo la chiamata di Dio si fece in me sempre più chiara ed evidente. Così lascia tutto è iniziai il cammino di formazione al Focolare a Loppiano, dove stava nascendo la cittadella internazionale del Movimento.


Quanto tempo ci sei stato? 

Un anno. Poi sono andato prima a Parma e poi Bologna e ho incominciato a lavorare per “Città Nuova”: è stata un'esperienza indimenticabile e unica che mi ha portato a costruire rapporti con le persone ed a superare la vergogna ed il timore di vendere i libri perché io non ne ero capace. Successivamente sono stato a Torino, dove ho avuto molte responsabilità: il regalo più grande che Dio mi ha fatto è stata la possibilità di tessere rapporti con le persone di tutte le comunità, dei collegi e delle scuole, perché io viaggiavo sempre. 


Quando inizia la tua esperienza fuori dall'Italia?

Quando da Torino l'Opera mi chiamò a Roma e nel giro di pochi mesi mi venne proposto di andare a lavorare e testimoniare l'Ideale in Cile. Anche in Cile ho lavorato per Città Nuova spostandomi da Nord a Sud per migliaia di chilometri. Non sono mancate le difficoltà, ma ricordo esperienze molto belle con la comunità e le persone. Dopo il Cile, sette anni più tardi, sono stato in Uruguay.


Sempre in America Latina!

Sì, ma dove ho incontrato un popolo molto diverso ed un po’ più difficile da quello cileno: gli uruguaiani sono molto razionali ed è molto più complicato costruire rapporti con le persone, ma anche li ho potuto costruire rapporti veri e profondi con tantissime persone. E lo stesso è successo quando mi sono trasferito in  in Paraguay: un’esperienza speciale nel periodo in cui Chiara ci chiedeva di far arrivare l'Ideale a tutti ed allora ogni cosa era un’opportunità per comunicare il Vangelo vissuto: andavo in giro a confessare, a celebrare le messe in parrocchia, nei collegi, nelle comunità. Ho avuto l’occasione di conoscere tanta gente nelle parrocchie e anche le altre realtà ecclesiali, sempre con l’idea di “uscire dal nostro gruppo per andare verso gli altri”.


Scusa Emanuele: celebrare le messe? Ci siamo persi qualcosa?

Ah sì. Ho dimenticato di dire che in Cile avevo iniziato a studiare Teologia. Dovendomi poi spostare avevo quasi pensato di lasciar perdere, ma arrivato in Uruguay mi hanno detto: “Continua,  che se Dio vuole…”.  Da sacerdote ho costruito tantissimi rapporti ed a volte sembrava di non essere "solo" focolarino, ma di appartenere anche alle realtà che via via andavo incontrando.


Sei ancora in Paraguay adesso?

No. Tre anni fa dal centro dell'Opera mi hanno chiesto di tornare in Cile ho detto subito sì.


Qual è la parola chiave della tua esperienza di focolarino?

La parola con cui ci ha chiamato Chiara: "popi", che in dialetto trentino vuol dire bambini. Le tantissime esperienze che ho vissuto nei miei 55 anni di Focolare sono state, sono, dono di Dio. Ma tutte con l'impronta di quella parola,  con il desiderio di non perdere l’incanto dell'Ideale, l’incanto di aver scelto Dio e di riscoprirlo ogni giorno attraverso lo Spirito Santo, in maniera sempre nuova. L'esempio e l'insegnamento di Chiara, tutti i suoi pensieri, mi accompagnano e danno luce e senso alla mia vita.


intervista a cura di Chiara Mura

Nella foto in alto: Emanule Colombo è con la famiglia di Luis Paredes (che dal Paraguay si è trasferita in Europa e ora vive a Brescia) rincontrata durante il suo soggiorno in Italia