Un anno senza Piero, custode del fuoco



Il conto del tempo per Piero Platto - un amico speciale del Movimento dei Focolari - si è fermato il 26 marzo del 2020. Era di Brescia. Aveva 73 anni, vissuti con curiosità e partecipazione per le cose degli uomini e del mondo. Riflessivo ma anche irruente, intransigente ma sempre accogliente, prepotente all’apparenza servizievole nei fatti, tagliente con le parole tenerissimo nei gesti: Piero coinvolgeva, stimolava, provocava. I suoi pensieri costringevano a stare attenti, svegli, in esercizio.


Lo sguardo incantato

Quando è arrivata la notizia che il Covid si era preso il suo ultimo respiro, ho immaginato Piero presentarsi in Cielo con lo sguardo sorpreso e incantato che aveva allenato negli ultimi anni con l’arrivo del primo nipotino, scorrendo con chi di dovere il film di una vita piena: l’infanzia di paese nella sua Orzinuovi, gli studi in città, l’incontro con Silvana che avrebbe poi sposato, la Sociologia studiata a Trento negli anni inquieti della contestazione più radicale, il primo lavoro come impiegato nella maggiore delle case di riposo del capoluogo, l’assunzione nel Comune di Brescia e l’incardinamento all’Assessorato Servizi Social, l’incarico di direttore nell’istituto residenziale per anziani e l’inizio di una battaglia per cambiare il modo in cui si faceva assistenza alla terza età. Poi il lavoro in altri Settori dell’Amministrazione (Gioventù, Statistica, Decentramento), fino alla maturazione del diritto alla pensione.

Un traguardo? Non per Piero. Moltiplicò impegno e disponibilità per il suo Quartiere, la sua comunità e in essa per i più deboli, il sociale che andava organizzandosi attorno ai temi dell’ambiente.


Quel filo che legava tutto

Sicuramente, chi di dovere, avrà notato in quella vita che Piero gli andava squadernando un sottile filo che ad un certo punto aveva preso a legare ogni cosa. E’ l’incontro con l’Ideale di Chiara Lubich, la sua sconvolgente novità spirituale, il suo concretissimo risvolto sociale, la portata politica e culturale del paradigma della fraternità.

Piero non è mai stato un “interno” del Movimento dei Focolari pur vivendo e sentendosi parte di tutte le sue espressioni.


Il ricordo del suo Quartiere

Lunedì 8 febbraio Piero avrebbe compiuto 74 anni. Gli amici del Quartiere - quelli di un comitato e di un’associazione che si battono per la difesa dell’ambiente e che avevano avuto tante occasioni di confronto e di lavoro insieme a Piero - se ne sono ricordati e si sono dati appuntamento nel pomeriggio nel nascente parco pubblico adiacente ad una grande acciaieria, orgoglio della Brescia industriale, spina nel fianco per quella porzione di città che gli sta tutt’intorno.

Davanti ad una delle innumerevoli piante del parco, embrione di quello che diventerà uno splendido bosco urbano, hanno posto una piccola targa per l’amico, “testimone di partecipazione e civismo” hanno scritto i promotori.


L'amicizia, l'amore per il creato, la premura per l'uomo


C’era un bel gruppo di persone. Un signore ha preso la parola parlando del valore dell’amicizia vissuta con Piero: “Non eravamo sempre d’accordo ma lui non si è mai tirato indietro, valorizzando ciò che ci univa”. Un altro ne ha parlato ricordando l’amore condiviso per il creato che diventava premura per l’uomo, di oggi e di domani. 

La giovane presidente del Consiglio di Quartiere, esponente di uno schieramento politico opposto a quello di Piero, ha preso la parola per dirgli pubblicamente grazie: innanzitutto perché era stato lui a convincerla ad impegnarsi politicamente e poi perché non aveva mai mancato di fargli avere il suo supporto, il suo aiuto, la sua vicinanza.


Un altro modo di fare politica è possibile

Per me che ho sempre creduto di conoscere Piero, è stata una mezz’ora sorprendente: mi sono reso conto in maniera del tutto nuova di “come” faceva politica Piero, dell’intensità e della trasversalità delle relazioni che costruiva. Lui, che riconosceva di avere fatto per tanto tempo politica guerreggiata, aveva trovato un altro modo per stare in quella dimensione sociale così importante.
Più delle parole a testimoniare la qualità del cammino fatto insieme erano gli sguardi delle persone. Non c’erano riflettori sotto i quali pavoneggiarsi, non c’era la stampa, non c’era la televisione: erano lì solo per gratitudine, commossi, affettuosi.

Il parroco, un giovane prete da poco arrivato nel Quartiere, ha benedetto la targa e si è scusato: “Io non l’ho conosciuto bene il vostro amico, ma so che si è sempre messo a disposizione ogni volta che ce n’era bisogno”.


Con il grembiule, sino alle stelle

Mi è tornata in mente quella bella espressione del vescovo Tonino Bello: “Chiesa con il grembiule”. Piero aveva scelto di vivere così nella sua comunità, con il grembiule.
L'ultima riga della targa dedicata a Piero riporta un motto latino che lui ripeteva sempre per incoraggiare chi nell’impegno politico o associativo vedeva più in difficoltà: "Per aspera ad astra", letteralmente, "attraverso le asperità sino alle stelle”.


Custodire il fuoco, non adorare le ceneri

Si racconta che Gustav Mahler, formidabile innovatore della composizione e della direzione musicale del secondo Ottocento, a chi lo accusava di andare contro la tradizione rispondesse: “Tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”.

Piero non era una persona facile, aveva carattere da vendere e una intelligenza sfavillante. Le potature della vita - come i vetrini che amava raccogliere sulla battigia, addolciti dalla infinita costanza del mare - avevano però rimodellato il suo modo di essere. Immutata era rimasta invece la sua passione per l’Ideale e la sua attualizzazione nel tempo che siamo chiamati a vivere. Era un custode del fuoco.

g.c.