La Scuola che ci piace! Una lettura rigenerante della "vocazione dell'insegnare" in un incontro con Ivo Lizzola e Michele De Beni




Dopo la prima settimana di lezioni e l’indigestione quotidiana di notizie su quel che non va (ma anche la fatica dei mass media a raccontare una ripartenza forse meno catastrofica di quel che loro stessi avevano paventato), può essere utile riandare ad un seminario on line condotto dai pedagogisti Michele de Beni ed Ivo Lizzola al quale hanno partecipato un centinaio di docenti dell’Istituto scolastico comprensivo di Gussago, in provincia di Brescia.


Raccogliere i frutti di un incontro e non tenerli per sé

Lara Cirelli, docente presso la scuola secondaria di primo grado “A. Venturelli” di Gussago, aveva seguito verso la fine di giugno un seminario on line promosso dall’Istituto Universitario Sophia dal titolo “Tra creatività e speranza: vie per educare" in cui sono intervenuti vari relatori, tra i quali il pedagogista Michele De Beni.

Particolarmente coinvolta dai valori educativi emersi, ha voluto proporre un incontro analogo per tutti i docenti del suo Istituto Comprensivo: “Desideravo che all’inizio del nuovo anno scolastico ci rimettessimo in cuore le motivazioni ad essere artigiani di speranza per i nostri bambini e ragazzi, soprattutto in questo periodo. Perciò, pur con qualche esitazione ho mandato il link del webinar sia alla docente che con me si occupa del benessere nella nostra scuola, che alla nostra Dirigente dalle quali ho ricevuto un immediato feedback estremamente positivo”.


Fare emergere la vera vocazione dell’insegnante

L’incontro, intitolato Tra realtà e speranza. La scuola al tempo del Covid-19, è stato così organizzato qualche giorno prima della ripartenza della scuola, con un’adesione da parte dei docenti davvero significativa: “Michele De Beni ed Ivo Lizzola hanno proposto una lettura rigenerante della nostra vocazione di insegnanti, facendo volare in alto il cuore e le mente di ognuno”. 

Tante le reazioni e i commenti al seminario. Quello con maggiore incidenza organizzativa è venuto dalla Dirigente scolastica: “Nel ringraziarmi per aver offerto a tutti un'occasione di riflessione profonda e di estrema energia e speranza, mi ha anche comunicato la decisione di far diventare principi guida, a cui riferire tutto l'operato di questo nuovo anno scolastico, alcune indicazioni offerte dai due pedagogisti:

vivere la danza del distanziarsi e del legarsi;
costruire le regole con i nostri alunni e arrivare dalle regole ai riti;
ascoltare e mappare i bisogni e le questioni vitali di alunni, colleghi e famiglie;
rimettere al centro la relazione.



La scuola che piace 

C'era veramente bisogno di un intervento che volasse alto - ha commentato un docente - che parlasse alla nostra vera vocazione di educatori e quindi di persone che devono mettere al primo posto le relazioni sia con i ragazzi che con gli adulti! Mi piace questo tipo di scuola che emerge dalle parole di De Beni e di Lizzola: una scuola che vuole attuare un apprendimento partecipato/costruttivo, che vuole essere un luogo di ascolto, di ricerca e di riflessione per accogliere il vissuto di bambini, genitori, colleghi, ma anche per offrire occasioni di rielaborazione e di senso, una scuola che costruisce esperienze di responsabilità del sapere e quindi diventa risorsa per la comunità locale, una scuola che vive e dà speranza!”


“Ritengo - ha aggiunto un’insegnate - che al di là della dialettica politico-istituzionale che sento sempre più deprimente, distante e avulsa dalla realtà del mondo scolastico, spetta a noi docenti ritrovare consapevolezza professionale, educativa e didattica sentendoci davvero istituzione che fa cultura e società civile: questo implica il coraggio dei valori, del pensiero e delle scelte, la responsabilità dello studio e della coerenza, il peso del confronto e della fatica anche della dissonanza”


Farò tesoro di quanto sentito e condiviso. - ha scritto un altro tra i partecipanti - La mia speranza è quella di non perdere di vista ciò che davvero conta nella scuola senza essere poi assorbita e travolta dal vortice del programma, voti, verifiche e tutto il resto. Occhi negli occhi, senza perdere gli sguardi dei miei piccoli alunni. Perché: la luce che tu vedi nei tuoi studenti devi averla tu nei tuoi occhi!”.