Dal Brasile travolto dalla pandemia, il racconto di Adriana Valle: Siamo qui, in questa lotta quotidiana, straordinariamente assistiti dalla Provvidenza


Nata tra le montagne delle Orobie, a Zambla, Adriana Valle è ormai da 41 anni in Brasile, nella periferia di San Paolo, con la Comunità dei Focolari, a servizio delle popolazioni più povere.

Una donna autentico moto perpetuo, inesauribile fonte d’idee e di energia, dalle straordinarie capacità e da una forte propensione imprenditoriale forgiata in famiglia che lascia un avvenire sicuro e dalle prospettive decisamente floride per abbracciare un’avventura che dal 1979 la vede come una delle anime della Mariapoli Ginetta.

Siamo riusciti a contattarla, in questo periodo tanto segnato anche in quella terra dalla pandemia del Covid 19 e abbiamo raccolto una testimonianza di vita che, pensiamo, solo per una scelta radicale del Vangelo, fa toccare con mano quanto siano vere le Parole di vita proposteci in questo mese: “Date e vi sarà dato”.

Adriana ha iniziato a raccontarsi e a raccontarci, così a braccio e noi abbiamo cercato di trascrivere la sua testimonianza il più fedelmente possibile.


Quando Dio chiama

Sono in Brasile da 41 anni e quando si parte si parte per la chiamata che Dio ti ha fatto, per portare il Suo amore ai fratelli, per collaborare a costruire il Suo disegno… e non importa cosa fai o cosa non fai.

Ho lasciato una famiglia bellissima, un futuro già sicuro per andare controcorrente perché, l’unica figlia con cinque fratelli maschi che lascia soli mamma e papà non è così benvoluta, anzi, la mia scelta non era stata accettata… Poi la vita va avanti e ci sono altre prove… Gesù ha preso con sé un fratello di 20 anni e da questo dolore i miei hanno capito che i figli sono di Dio, c’è stata per loro una grazia speciale; e quando sono partiti papà e mamma, l’unica persona che è stata accanto a loro ho potuto essere io, lì con loro fino all’ultimo respiro.


Inculturarsi nel popolo brasiliano

Poi è arrivato il Brasile, una realtà grande e ho cominciato innanzitutto ad inculturarmi nel popolo; i primi anni che mi hanno portato a scoprire un popolo meraviglioso e ho lavorato dove c’era bisogno: ho accompagnato nella cucina del centro Mariapoli, e poi mi sono dedicata alle Opere sociali che sono sempre state la mia passione. Ci sono stati tanti momenti forti, in cui abbiamo potuto vedere dei progressi in una povertà stremata che vuole mantenere la propria dignità ed è pronta a collaborare con te…


"Spiga dorata": un panificio all’insegna della condivisione

E poi è nata questa esperienza della "Spiga dorata"… per una necessità grande abbiamo cominciato a vendere il pane sulla strada e quando mi hanno chiesto di prendere in mano questa realtà, io non sapevo come si cucinasse un pane, mai avevo seguito corsi di confetture e di confezioni, anche se la mia famiglia gestiva un ristorante… però ho visto che quando hai dentro dei talenti, Dio vuole che li butti fuori e così ci ho creduto e siamo andati avanti e la provvidenza ci ha accompagnati…. Adesso i panifici sono due e sono nati per essere una testimonianza del Vangelo in una località pubblica…. Perché attraverso quel panino, quel cappuccino, quella brioches, tu puoi dare Dio alle persone che entrano semplicemente per trovare le cose buone e intanto tu puoi testimoniare l’amore nel lavoro, verso il cliente… 


Dalla classe D alla classe A e viceversa

In circa 30 anni ci siamo sviluppati grazie all’aiuto soprattutto della Provvidenza: un signore infatti ha voluto investire i suoi soldi nella costruzione del panificio perché credeva in questo tipo di formazione dei giovani; è stato bello vedere che così potevamo anche dare lavoro alle persone povere. Abbiamo clienti che provengono dalla classe D, poverissimi che vengono a comprare 20 panini del giorno prima a 5 centesimi e, potendo pagare, non sentono di ricevere l’elemosina, ma valorizzata la loro dignità. Abbiamo altri clienti, ricchi, della classe A, che spendono 100 euro perché sanno che questa realtà ha lo scopo di promuovere il sociale e che gli utili vengono utilizzati per la formazione dei giovani o per il sostegno dei poveri.


Ora siamo nel pieno della pandemia

E’ una cosa che ha dell’innaturale… dietro a tante croci, povertà… dover dire alle persone “State a casa” quando non hanno una casa, oppure “non uscite di casa” quando qui o si muore di Covid o si muore di fame…

Anche noi abbiamo dovuto cambiare la struttura del panificio, perché prima era tutto aperto… eppure quante e quante persone povere sono arrivate per chiedere aiuti e quante persone ricche venivano per donare, donare, per permetterci così di preparare ogni giorno più di mille panini da offrire ai poveri… siamo così riusciti a non fare stare a casa i dipendenti, mamme e papà che senza il lavoro avrebbero tante difficoltà!
Siamo qui, in questa lotta quotidiana…
Io personalmente mi alzo alle 4 e mezzo del mattino e vado a casa alle otto di sera, stanca morta, ma felice di aver potuto collaborare almeno un poco con queste persone.


Date e vi sarà dato

Non ti dico quante ceste e scatoloni con alimenti primari quali riso, fagioli, olio, zucchero, sale farina, pasta biscotti prepariamo ogni giorno! Ma quando i nostri clienti di classe A, i ricchi di San Paolo, hanno saputo che noi stavamo dando queste ceste ai poveri, ci hanno detto “ma io ne voglio comperare 10, io 20, altri 30…” per vivere con noi questa solidarietà. Così ogni giorno.

Noi siamo sempre a rischio perché lavoriamo con dipendenti che prendono il pullman sempre affollatissimo, lavoriamo in un locale pubblico, ma questo è il minimo che io possa fare: dare la mia disponibilità, il mio tempo, le mie forze fisiche e anche spirituali per tante persone che stanno soffrendo, che hanno perso parenti, figli, che sono negli ospedali, che non hanno più il lavoro.


La nostra è una piccola goccia nell’oceano, ma donata perché il mondo sia migliore 

Questa pandemia è senz’altro una lezione di vita che ci aiuta a vivere il momento presente, a guardarci intorno e non chiudere gli occhi di fronte ai bisogni, a credere sempre nella Provvidenza perché in questi cinque mesi, mai, mai, mai siamo andati in perdita…donavamo 1000 pani, ci arrivavano 5 sacchi di farina in bonifico, donavamo cinque cesti e ce ne arrivavano 10.


a cura di Franca Capponi