Guardare a ciò che ci capita con gli occhi di una diciottenne. Una sorpresa!

Tre minuti. Tanti ne servono per leggere le 659 parole dell’articolo che segue. Per la precisione, la stima di lettura è di 3 minuti e 17 secondi. Fino a prima della rivoluzione dei comportamenti impostaci dal Coronavirus, forse avremmo discusso sulla lunghezza del testo (comunque ridotto rispetto all'originale, doverosamente più dettagliato e ricco di particolari), ma oggi no. Cosa sono tre minuti rispetto alla giornata che ci vede costretti in casa? Per cui lo proponiamo volentieri questo “lungo” articolo. Nasce come un compito in classe (a distanza, s’intende) di una studentessa - Marina, 18 anni, di Villachiara (Bs) - al quarto anno di Liceo.

La prof aveva chiesto alla classe di considerare quanto ci sta capitando e di offrire qualche riflessione personale. Quelle di Marina hanno sorpreso, perché non si sono limitate fare un po' di surf sulla realtà, ma sono andate a cercare nel profondo il senso e la lezione di questo tempo.



Si torni a fare per vivere anziché a vivere per fare

In Cina è nato un virus. In Italia l'abbiamo spiegato così, all'inizio, il diffondersi del Covid-19. Nessuno conosceva in realtà la sua origine, ma risultava più importante “il dove” piuttosto che “il cosa” fosse . La lontananza era l’elemento rassicurante.

Ma le apparenze ingannano. La luna può sembrare infatti più vicina a noi rispetto a quanto lo sono alcuni paesi del mondo, ma mentre dalla prima siamo realmente distanti, dai secondi ci dividono poche ore d'aereo.

E il virus arrivò ben presto anche qui, probabilmente per difendere i suoi connazionali che dal momento della sua nascita erano divenuti oggetto di aggressioni verbali e, qualche volta, anche fisiche. Dopo leggeri avvertimenti, sferrò in Lombardia un vero e proprio attacco per poi diffondersi come una nube tossica nel resto del Paese.

Il filosofo olandese Baruch Spinoza in un momento come questo non avrebbe esitato a ricordare che tutto ciò che accade deve essere accettato perché necessario per il mantenimento dell'ordine logico instaurato da Dio. E perché non affidarsi a questo pensiero quando l'emergenza diviene mondiale e il controllo non è più nelle mani dell'uomo?
Sapere accettare la situazione significa semplicemente trovarne i lati positivi. Ed ed è a questo che mi sto aggrappando per non andare a fondo con i massi troppo pesanti che l’emergenza ci mette addosso.


Il tempo non è compreso

Tutto sta nel capire che tra ciò che il virus ci sta togliendo, il tempo non è compreso. Sì, ci priva di vivere secondo i ritmi monotoni che caratterizzano da sempre la nostra quotidianità, e sì, è quindi tempo sottratto alla nostra routine, ma non alla nostra vita.

Calata insieme al resto del mondo in questa realtà a primo impatto definibile soprannaturale, mi sto rendendo conto di come quello che immersi nella fretta di tutti i giorni trascuriamo, sia in realtà assolutamente prezioso: una stretta di mano a messa, la pacca sulla spalla di un amico, lo sfiorarsi delle mani nel pagare la spesa al negoziante o un qualunque gesto di vicinanza ora vietata.

Ho riscoperto però i baci della buonanotte, i barbecue in giardino, i giochi a carte e ogni attività di famiglia, ma soprattutto casalinga, a cui non attribuivo più importanza e tempo.




Abbiamo corso più del necessario: fermiamoci!

Solo fermando l'ingranaggio della società è quindi possibile percepire quanto corriamo più del necessario. È tempo che si torni a fare per vivere anziché a vivere per fare.

Distogliere lo sguardo alienato da questa società e porne uno critico sulla mia vita è uno degli obiettivi che mi prefiggo di attuare prima che l'ingranaggio riparta.

È chiaro poi come anche la natura stia cogliendo vantaggio da questo blocco mondiale per proclamare la sua rivincita contro il suo più grande nemico, l'uomo: l’erba ricrescere in Piazza di Spagna; gli animali selvatici si addentrano nelle città; le acque dei corsi di Venezia sono limpide.


L'emergenza mostra la vera natura degli uomini

Anche la vera natura dell'uomo non può fare altro che rivelarsi: chi è ipocrita e chi è leale, chi egoista e chi altruista, chi si rifugia nelle parole di Dio solo per paura e chi per fede, chi a te tiene veramente e chi no; ma soprattutto, chi è in grado o meno di distaccarsi dalla realtà prettamente utilitaristica per mirare a un innalzamento della percentuale di sopravvivenza prima che a un guadagno personale. Come l'ex primario che ha studiato una maschera per l'ossigeno partendo da un semplice prodotto in vendita nei negozi sportivi ed ha messo gratuitamente l'invenzione a disposizione della produzione in serie.

Non basta infatti appendere alle finestre striscioni con la scritta "andrà tutto bene" se poi non si fa nulla per far sì che accada, come non è necessario unirsi a i cori patriottici dai balconi se non si sostiene la società con un contributo morale prima che monetario.
A prescindere della politica, per salvare vite umane, in questo momento come in altri, servono collaborazione e solidarietà.
Solo così potremo guardare con fiducia al domani. E con le parole del poeta potremo dire anche noi: “Non vedrei ora così bello, se già non avessi veduto così nero”.


Marina Maffeis