Riscoprire nella propria coscienza la fiducia che porta alla fratellanza


"Idea del mese" di febbraio – commento ad una frase del Vangelo proposta in maniera da valorizzare la ricerca di dialogo e di comprensione tra persone di diverse convinzioni – ha per titolo: "Aiutami, perché ho poca fede".

A seconda di ciò in cui crediamo - si legge nel testo - supplichiamo per ottenere aiuto, cerchiamo di comunicare la nostra sopraffazione, facciamo ricorso a quel poco di resistenza che ci è rimasta e riscopriamo nella nostra coscienza la fiducia nell’amore reciproco e nella fratellanza universale.

Qui di seguito il testo integrale della riflessione.




Idea del mese - febbraio 2020
Aiutami, perché ho poca fede



Molte volte nel corso della nostra esistenza, sperimentiamo una certa svogliatezza o una mancanza di forze per continuare a lottare; è un’assenza di fede nelle nostre convinzioni e certezze. Può essere qualcosa di molto arduo da comprendere, la perdita di un parente amato, una separazione inevitabile.

A seconda di ciò in cui crediamo, supplichiamo per ottenere aiuto, cerchiamo di comunicare la nostra sopraffazione, facciamo ricorso a quel poco di resistenza che ci è rimasta e riscopriamo nella nostra coscienza la fiducia nell’amore reciproco e nella fratellanza universale.


Aiutami, perché ho poca fede

Chiediamo aiuto perché spesso ci capita di non trovare in noi stessi le risposte piene, sperimentiamo la fragilità della fede, l’incapacità di porre pienamente la nostra fiducia nell’amore, nel progetto di felicità per ogni essere umano.

Il nostro contributo sarà, anche se sembrerà piccolo, quello di riconoscere la voce della coscienza, di fidarci di quella voce e di rimetterci ad amare.


Aiutami, perché ho poca fede

Una grande parte della cultura in cui siamo immersi esalta l’aggressività in tutte le sue forme come un’arma vittoriosa per raggiungere il successo.

Invece, la proposta di questo mese è paradossale: riconoscere la nostra debolezza, i limiti e le fragilità come punto di partenza per buttarci nel compito più grande: la fratellanza universale.

E’ la logica del servizio e di scegliere l’ultimo posto. E’ la posizione ottima per trasformare l’apparente fallimento in una vittoria non egoistica né effimera, ma condivisa e duratura.


Aiutami, perché ho poca fede

Questa fede rinnovata, queste convinzioni rinvigorite, è qualcosa che possiamo e dobbiamo chiedere con perseveranza, in modo da collaborare ad aprire nuove strade di speranza per tanti.

Chiara Lubich spiegava che credere e sentirsi amati vuol dire sapere che ogni nostra azione, ogni parola o gesto, ogni avvenimento triste, allegro o indifferente, ogni malattia… tutto va visto dall’ottica del nostro credere all’amore. Possiamo dunque avere quella familiarità che ci consente di confidare agli altri le nostre vicende, i nostri propositi, i nostri progetti. Ognuno di noi può abbandonarsi all’amore, con la certezza di essere capito, confortato e aiutato. E poi, a furia di amare, la nostra fiducia diventerà incrollabile, molto solida.



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