E’ l’idea del mese di agosto che viene proposta a coloro che, pur non ritenendosi legati ad una fede o a principi religiosi, hanno in cuore la ricerca del Bene comune in vista di una società fondata sui principi di fraternità, di solidarietà, di dialogo.
Approfondendo questa idea, potremo scoprire quale è il tesoro più prezioso che possediamo e come far sì che esso, anziché deteriorarsi, acquisti di valore nel tempo, presente e futuro.
Avere un tesoro nel cuore
Il “cuore” è ciò che abbiamo di più intimo, nascosto, vitale; il “tesoro” è ciò che ha più valore, che ci dà sicurezza per l’oggi e per il futuro. Il “cuore” è anche la sede dei nostri valori, la radice delle nostre scelte concrete; è il luogo segreto in cui ci giochiamo il senso della vita: a cosa diamo veramente il primo posto?
Quale è il nostro “tesoro”, per il quale siamo capaci di trascurare tutto il resto? Nella società consumistica di stampo occidentale, tutto ci spinge ad accumulare beni materiali, a concentrarci sui nostri bisogni, a disinteressarci delle necessità altrui, in nome del benessere e dell’efficienza individuale. Abbiamo bisogno di fare con forza una scelta radicale e definitiva dell’Amore come il vero bene, che deve occupare il nostro cuore e così diventare veramente ricchi. Sperimenteremo la vera libertà condividendo i beni materiali e quelli spirituali con quanti ne hanno bisogno. É questo lo stile di vita che mette le fondamenta solide di una nuova cultura.
Dare per amore
Per liberarci dalla schiavitù dell’avere può illuminarci il suggerimento di Chiara Lubich: “La prima ricchezza della nostra esistenza è l’amore il vero tesoro. Ci fa liberi, con l’anima sgombra da ogni attaccamento e da ogni preoccupazione. Rinunciamo al possesso dei beni per aprirci agli altri. E il modo più semplice di rinunciare è dare. Dare per amore. E per dimostrare questo amore amiamo i nostri fratelli e sorelle, pronti a rischiare tutto per loro. Anche se non ce ne rendiamo conto, abbiamo tante ricchezze da mettere in comune: affetti da dare, cordialità da manifestare, gioie da comunicare; abbiamo del tempo da mettere a disposizione, ricchezze del nostro interno da offrire; e possediamo alle volte dei beni materiali, vestiti, libri, mezzi, soldi. Doniamo senza troppi ragionamenti. Senza pensare che questo mi potrà servire in un’occasione futura. Tutto può essere utile, ma nel frattempo non assecondando quei suggerimenti si infiltrano nel cuore tanti attaccamenti e si creano nuove esigenze. Cerchiamo di possedere solo quello che occorre”.
Date e vi sarà dato
Marisa e Agostino, sposati da 34 anni, raccontano: “Dopo otto anni di matrimonio tutto andava a gonfie vele: la casa e il lavoro erano ciò che avevamo desiderato e ce l’avevamo; ricevemmo però la proposta di trasferirci in un Paese lontano per sostenere una giovane comunità. Mentre noi avevamo mille dubbi ed incertezze per il futuro, alcuni ci dicevano che era qualcosa di pazzesco. Ma decidemmo di partire. Ci trovammo in un ambiente completamente diverso da quello a cui eravamo abituati. Ci mancavano tante cose, ma ne trovavamo altre che prima non conoscevamo, come la ricchezza dei rapporti con tante persone. E poi sperimentammo in modo molto forte qualcosa di provvidenziale: tempo fa avevamo organizzato una piccola festa e ogni famiglia si era impegnata a portare qualcosa per la cena; quella stessa sera ricevemmo un bel pezzo di formaggio parmigiano. Non sapevamo se ne dovevamo portare una parte alla festa oppure tenerlo tutto per noi. Allora ricordammo una frase che conoscevamo: Date e vi sarà dato. Ci guardammo e dicemmo: abbiamo lasciato la nostra patria, il nostro lavoro e tanti parenti, non possiamo attaccarci ad un pezzo di parmigiano. Ne portammo una parte alla riunione con le famiglie. Due giorni dopo, un turista che non conoscevamo, amico di alcuni nostri amici, ci portò un pacco da parte loro. Quando l’aprimmo era un grosso pezzo di parmigiano”.