Il Vescovo di Mantova nell'anniversario di Chiara Lubich: "Dobbiamo recuperare il primato della qualità sulla quantità"

Di Chiara mi hanno sempre colpito due cose: la prima è che quando parlava in pubblico […] era in tensione, perché era nel tipico atteggiamento materno di voler dare tutto, sacrificare tutte le energie. […]; l’altra era la capacità di farlo con tutta se stessa, con gli occhi, con le mani e questo era un modo di comunicare all’estrema conseguenza, all’estrema potenzialità perché la comunione deve diventare comunicazione. E infatti lei ha saputo intercettare il dialogo religioso, il dialogo ecumenico, il dialogo con la modernità, il dialogo con le culture non cristiane […]”.

E’ il passaggio conclusivo dell’omelia del Vescovo di Mantova, mons. Marco Busca, nella messa celebrata ieri pomeriggio nella cappella del Seminario (il testo integrale è nel box degli approfondimenti al piede della notizia).
Attorno al Vescovo, che ha presieduto l’Eucaristia concelebrata anche da don Nelson Furghieri, si è stretta la Comunità locale del Movimento dei Focolari ricordando l’anniversario della nascita al Cielo di Chiara Lubich (22.1.1920 – 14.3.2008)

Mons. Busca ha iniziato l’omelia facendo riferimento a ciò che a più riprese Chiara aveva detto a proposito delle ‘tre comunioni con Gesù come sposo’.



EUCARISTIA, ASCENSORE PER IL CIELO

La prima è con Gesù Eucaristia. Ogni volta che noi celebriamo l’Eucaristia, [diceva Chiara], “Gesù ci riporta nel seno del Padre”. L’Eucaristia è come un ascensore al Cielo […].


UNA RIGA DI VANGELO VISSUTO

La seconda comunione è con la Parola. Bisogna essere la Parola istante per istante; vivere la Parola..[…] È bello essere la Parola di Dio, gli uni per gli altri, a tal punto che gli altri possono leggere in te una Parola di Dio, un Vangelo vivo. E questo, se ci pensiamo bene, perché è tanto necessario? Perché nel mondo non leggono tanto il Vangelo, però nel mondo possono incontrare noi che siamo una pagina di Vangelo vissuto, una riga di Vangelo vissuto. […].


CI SANTIFICHIAMO INSIEME

La terza comunione è il fratello. E che cosa vuol dire? Che per Chiara noi non ci santifichiamo come tanti individui, ma ci santifichiamo insieme e perciò comunicarci la santità, quelli che Chiara chiamava i passaggi di anima. […] Comunicarci la santità quotidiana e anche interessarci della santità dell’altro, perché l’altro sono io […]: se un’anima si innalza tutti si innalzano, ma [se] un’anima che si stacca dallo sposo abbassa un po’ il livello di santità e di comunione del mondo intero.


DOVETE ESSERE IL LIEVITO INVISIBILE CHE DAL DI DENTRO DA' QUALITÀ

Io vorrei proprio esortarvi ad assumere la piena maturità dei laici grazie anche ai Carismi che lo Spirito a piene mani ha distribuito nella chiesa. […] Un laico è importante perché vive queste tre comunioni […]. Siete importanti se siete leggibili, che vuol dire che quando qualcuno vi vede, vi incontra, sa leggere che cosa? Che qui c’è un uomo, che qui c’è una donna che vive le tre comunioni. Questo è quello che fa la differenza. […] Voi dovete essere il lievito, invisibile, che dal di dentro dà qualità. Credo che come cattolici dobbiamo recuperare il primato della qualità sulla quantità. […]”.