Annabelle è nata nelle Filippine, da 17 anni però vive in Italia, da quasi sei anni è sposata a Marco; abita a Mantova e lavora a Verona. La scorsa estate è tornata con il marito nelle sua terra di origine. Un viaggio alla riscoperta di tradizioni e cultura, ma anche un’occasione per ripercorrere i primi passi dopo la scoperta del Movimento dei Focolari e la scelta di viverne la spiritualità.
Annabelle, ci racconti la tua storia?
Sono nata nelle Filippine, quinta dei sette figli. Mia mamma era una donna molto religiosa ed è stata lei che mi ha trasmesso la Fede: è stata la mia prima insegnante del catechismo. Mio papà era tutto il contrario: veniva a Messa solo a Natale, Capodanno e Pasqua. Eravamo poveri ma non abbiamo mai sperimentato di non aver nulla da mangiare. I miei sono riusciti a sostenermi fino al college. Mio papà lavorava come dipendente in una ferramenta e mia mamma una casalinga. Faceva il volontariato in chiesa come catechista e lettrice durante la messa. E’ stato proprio mentre prestava questo servizio durante la messa che Dio l’ha chiamata a sé.
Quando hai incontrato il Movimento dei Focolari?
Nel 1990, quando ero al college, tramite un sacerdote che si occupava dei giovani della parrocchia di cui facevo parte. L’incontro col Movimento mi ha completamente ribaltato dentro, e da allora ho scelto di viverne pienamente la spiritualità.
Come sei arrivata in Italia?
Sono venuta per assistere la mamma anziana di due focolarine. Una di loro è Rita Poiani che è stata nelle Filippine per quasi trent’anni. Tramite lei e sua famiglia sono arrivata a Verona nel 2001. Nel 2009 mi sono iscritta al corso di Operatore Socio Sanitario e ho trovato subito lavoro, prima in una comunità per disabili adulti, attualmente con i bambini in una scuola paritaria.
E Marco quando compare nella tua vita?
Lui è un mantovano e ci siamo conosciuti a Verona. Siamo sposati da 5 anno e 8 mesi. Due anni e mezzo fa ci siamo trasferiti a Mantova ed io, lavorando ancora a Verona, faccio la pendolare in treno. È un sacrificio che faccio volentieri perché il mio lavoro mi piace: è una grande soddisfazione raggiungere con i bambini disabili piccoli ma importantisi obiettivi. E comunque ho un orario che mi permette almeno di vedermi alla sera col mio marito!
L’estate scorsa vi siete presi una bella vacanza!
Sì, abbiamo deciso di trascorrerle nella mia terra d’origine visto che sono passati più di cinque anni dall’ultima volta che ci siamo stati. Per me è stata una gioia immensa poter rivedere i familiari, gli amici e i conoscenti (nella foto qui accanto), ma anche far conoscere a Marco qualcosa di più delle Filippine e della nostra cultura.
Anch’io come la maggior parte dei filippini sono nata in una famiglia numerosa per cui durante il soggiorno siamo stati coccolati e avvolti in quel calore famigliare caratteristico.
Avete fatto un po’ di turismo?
Abbiamo trascorso una settimana a Kalibo (nella foto qui sotto un momento conviviale con alcuni della comunità del Movimento dei Focolari), poi abbiamo cominciato il nostro tour tra diverse isole delle Filippine compreso Cebu dove abbiamo approfittato dell’occasione per visitare il Focolare e incontrare le focolarine che lo vivono: è sempre una grande gioia poter vedere qualcuno della famiglia dell’Opera.
Come si poteva poi non andare a visitare Bukas Palad (Mani Aperte) il Centro Sociale nelle Filippine! Lì abbiamo incontrato Alessandra Emide una focolarina di Bergamo, responsabile delle adozioni a distanza, che con grande umiltà ci ha fatto immergere nella meravigliosa realtà del centro sociale.
Su questa tappa del viaggio facciamo parlare Marco: è vero che sei rimasto molto colpito da questa realtà del Movimento dei Focolari nelle Filippine?
Assolutamente sì, dall’ambiente e dalle persone che gestiscono la struttura. Ricordo la commozione provata appena entrati nell’aula della scuola materna: i bimbi assorti sui loro disegni hanno lasciato matite e pennarelli dalle mani per regalarci in saluto collettivo il loro sorriso innocente e spontaneo...una tenerezza infinita, una sensazione indimenticabile.
Alessandra ci ha successivamente spiegato nel dettaglio le modalità con cui opera il centro: sono rimasto colpito dal fatto che elemento fondamentale delle adozioni è la condivisione attiva dei genitori e degli adottati che impedisce di far passare il centro come fornitore di assistenzialismo gratuito: ci deve essere convinzione è partecipazione da parte degli assistiti. Questo distingue Bukas Palad da tutte le altre ONG: attraverso il percorso fatto insieme a queste persone straordinarie che dedicano la vita a questo impegno, i disagiati riescono a sentire il rapporto fraterno ed a liberarsi della schiavitù della povertà riscoprendo la loro dignità e sentendosi responsabili non solo per se stessi ma anche per gli altri in atmosfera di comunione. Provo una grande stima per tutti quanti collaborano e investono energie per mantenere viva questa straordinaria organizzazione. Un caro saluto a tutti i bimbi, ad Alessandra, Binky, Ave, Marinova, Lea, Carmen e tante altre.
Ricordo poi l’incontro alla diocesi di Kalibo con Annie (volontaria del movimento e fa la segretaria del vescovo) e il vescovo. L’incontro era finalizzato a consegnare dei fondi raccolti dei e delle Gen 3 della comunità di Mantova in donazione per il Progetto Noche Buena che useranno per il Natale. Annabelle si è prodigata nell’intervista, io mi sono occupato di lasciarne traccia filmandolo per ricavarne il video. Ci siamo ritrovati coinvolti in una condizione ricca di un’inaspettata responsabilità!
Pochi minuti più tardi è sopraggiunto il Vescovo che ha salutato e calorosamente ringraziato. Appena informato del nostro imminente rientro in Italia per fine vacanza ha solennemente commentato: “Ah allora tornate nel mondo reale!” Non ho esitato a ribattergli: “No caro Monsignor, qui la vita è reale, da noi è ormai una totale finzione!”
Annabelle, ci racconti la tua storia?
Sono nata nelle Filippine, quinta dei sette figli. Mia mamma era una donna molto religiosa ed è stata lei che mi ha trasmesso la Fede: è stata la mia prima insegnante del catechismo. Mio papà era tutto il contrario: veniva a Messa solo a Natale, Capodanno e Pasqua. Eravamo poveri ma non abbiamo mai sperimentato di non aver nulla da mangiare. I miei sono riusciti a sostenermi fino al college. Mio papà lavorava come dipendente in una ferramenta e mia mamma una casalinga. Faceva il volontariato in chiesa come catechista e lettrice durante la messa. E’ stato proprio mentre prestava questo servizio durante la messa che Dio l’ha chiamata a sé.
Quando hai incontrato il Movimento dei Focolari?
Nel 1990, quando ero al college, tramite un sacerdote che si occupava dei giovani della parrocchia di cui facevo parte. L’incontro col Movimento mi ha completamente ribaltato dentro, e da allora ho scelto di viverne pienamente la spiritualità.
Come sei arrivata in Italia?
Sono venuta per assistere la mamma anziana di due focolarine. Una di loro è Rita Poiani che è stata nelle Filippine per quasi trent’anni. Tramite lei e sua famiglia sono arrivata a Verona nel 2001. Nel 2009 mi sono iscritta al corso di Operatore Socio Sanitario e ho trovato subito lavoro, prima in una comunità per disabili adulti, attualmente con i bambini in una scuola paritaria.
E Marco quando compare nella tua vita?
Lui è un mantovano e ci siamo conosciuti a Verona. Siamo sposati da 5 anno e 8 mesi. Due anni e mezzo fa ci siamo trasferiti a Mantova ed io, lavorando ancora a Verona, faccio la pendolare in treno. È un sacrificio che faccio volentieri perché il mio lavoro mi piace: è una grande soddisfazione raggiungere con i bambini disabili piccoli ma importantisi obiettivi. E comunque ho un orario che mi permette almeno di vedermi alla sera col mio marito!
L’estate scorsa vi siete presi una bella vacanza!
Sì, abbiamo deciso di trascorrerle nella mia terra d’origine visto che sono passati più di cinque anni dall’ultima volta che ci siamo stati. Per me è stata una gioia immensa poter rivedere i familiari, gli amici e i conoscenti (nella foto qui accanto), ma anche far conoscere a Marco qualcosa di più delle Filippine e della nostra cultura.
Anch’io come la maggior parte dei filippini sono nata in una famiglia numerosa per cui durante il soggiorno siamo stati coccolati e avvolti in quel calore famigliare caratteristico.
Avete fatto un po’ di turismo?
Abbiamo trascorso una settimana a Kalibo (nella foto qui sotto un momento conviviale con alcuni della comunità del Movimento dei Focolari), poi abbiamo cominciato il nostro tour tra diverse isole delle Filippine compreso Cebu dove abbiamo approfittato dell’occasione per visitare il Focolare e incontrare le focolarine che lo vivono: è sempre una grande gioia poter vedere qualcuno della famiglia dell’Opera.
Come si poteva poi non andare a visitare Bukas Palad (Mani Aperte) il Centro Sociale nelle Filippine! Lì abbiamo incontrato Alessandra Emide una focolarina di Bergamo, responsabile delle adozioni a distanza, che con grande umiltà ci ha fatto immergere nella meravigliosa realtà del centro sociale.
Su questa tappa del viaggio facciamo parlare Marco: è vero che sei rimasto molto colpito da questa realtà del Movimento dei Focolari nelle Filippine?
Assolutamente sì, dall’ambiente e dalle persone che gestiscono la struttura. Ricordo la commozione provata appena entrati nell’aula della scuola materna: i bimbi assorti sui loro disegni hanno lasciato matite e pennarelli dalle mani per regalarci in saluto collettivo il loro sorriso innocente e spontaneo...una tenerezza infinita, una sensazione indimenticabile.
Alessandra ci ha successivamente spiegato nel dettaglio le modalità con cui opera il centro: sono rimasto colpito dal fatto che elemento fondamentale delle adozioni è la condivisione attiva dei genitori e degli adottati che impedisce di far passare il centro come fornitore di assistenzialismo gratuito: ci deve essere convinzione è partecipazione da parte degli assistiti. Questo distingue Bukas Palad da tutte le altre ONG: attraverso il percorso fatto insieme a queste persone straordinarie che dedicano la vita a questo impegno, i disagiati riescono a sentire il rapporto fraterno ed a liberarsi della schiavitù della povertà riscoprendo la loro dignità e sentendosi responsabili non solo per se stessi ma anche per gli altri in atmosfera di comunione. Provo una grande stima per tutti quanti collaborano e investono energie per mantenere viva questa straordinaria organizzazione. Un caro saluto a tutti i bimbi, ad Alessandra, Binky, Ave, Marinova, Lea, Carmen e tante altre.
Ricordo poi l’incontro alla diocesi di Kalibo con Annie (volontaria del movimento e fa la segretaria del vescovo) e il vescovo. L’incontro era finalizzato a consegnare dei fondi raccolti dei e delle Gen 3 della comunità di Mantova in donazione per il Progetto Noche Buena che useranno per il Natale. Annabelle si è prodigata nell’intervista, io mi sono occupato di lasciarne traccia filmandolo per ricavarne il video. Ci siamo ritrovati coinvolti in una condizione ricca di un’inaspettata responsabilità!
Pochi minuti più tardi è sopraggiunto il Vescovo che ha salutato e calorosamente ringraziato. Appena informato del nostro imminente rientro in Italia per fine vacanza ha solennemente commentato: “Ah allora tornate nel mondo reale!” Non ho esitato a ribattergli: “No caro Monsignor, qui la vita è reale, da noi è ormai una totale finzione!”